TERAPIA D'URGENZA, il forum della fiction

Once Upon a Time: The Phoenix Kingdom, AU - Fantasy - A quattro mani

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view post Posted on 7/9/2020, 22:06
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
"Ti prego, non lo fare." implorò Regina.

I due yaoguai senza vita vennero avvolti da una densa nube viola. L’incantesimo di Cora si estinse e rimasero solo i corpi martoriati di una donna e di un ragazzino.
Regina avrebbe voluto distogliere lo sguardo, soprattutto dalla mano della madre, che si mosse per cercare il viso del figlio, i cui occhi fissavano il cielo senza neppure vederlo. Le dita tremanti sfiorarono il mento e poi ricaddero sul petto del ragazzino.
- Mi dispiace. - disse Emma.

- A me dispiace molto di più. Perché era me che odiavano.

:cry: :cry: :rosa: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Emma vide le iridi di Regina tingersi di viola. Un viola carico, innaturale e tempestoso. La fissarono, vedendola, ma senza riconoscerla. Poi le sclere diventarono nere come l’ala di un corvo.

Glowing-Eyes-Last-Spell
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
La mente di Regina era avvolta in una nebbia rossa e viola. Udiva Emma parlarle, ma non era in grado di reagire a quelle parole. Una parte di lei voleva farlo, voleva smettere di combattere contro di lei, voleva smettere di tentare di sorprenderla con la magia, ma sembrava che il suo corpo non rispondesse ai comandi. Gli ordini di Tremotino erano molto più forti. Erano imperiosi. Voleva che uccidesse Emma.
Uccidi. Uccidi. Uccidi.
Non posso. È Emma. Non posso.
Uccidi. Uccidi. Uccidi.
Ricordati chi sei.

Mannaggia,ero tutto preso *_* ma l'ultima frase l'ho letta istintivamente con la voce D Mufasa! :P
E l'Uccidi-Uccidi mi usciva fuori,occasionalmente,con la voce D Jay D"Dogma"!X-P Mannaggia,il trash!

CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Il suo sangue.
Passi di corsa.
- Regina! - Emma Swan apparve di fronte a lei, con il fiato corto e gli occhi sgranati.
- Emma. - disse lei. Trapassò la nebbia nella sua mente e spinse per scacciare la presenza di Tremotino.
I frammenti magici dello specchio le scivolarono sulle guance come lacrime ed evaporarono.
Regina si guardò il braccio e vide che sanguinava. Come quella cicatrice che si era procurata per... benedire la sua spada.

*_______*
P.S."Regina delle Nevi"intensifrizz....

CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Sei sempre stato una bestia.

Oooohhh!! :woot: Riferimenti...!! :shifty:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
- Mi deludi, mia cara. Molto.
- Oh, ma non mi dire?

^_^ Mi ha fatto sorridere questa battuta.La trovo molto..naturale,molto..realistica.Un sacco D volte nei tf,soprattutto quelli fantasy,si sente la gente dire delle frasi ke suonano molto costruite,artificiali..questa invc è proprio una D quelle frasi"da comuni mortali",da tutti i giorni....Bella. :perfetto:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
- Posso farcela da sola. Tu sei mio.

*_______________* :sta-attento:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Le labbra di Tremotino sembrarono allargarsi troppo... per un momento parve che il sorriso stesse per arrivare alle orecchie. Poi la bocca tornò normale e lui scoprì i denti gialli.

:urgh: Ke immagine inquietante... :terrore:

CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Regina pronunciò una parola magica e sospinse Tremotino contro ad una parete. Lo inchiodò alle pietre. Lui smise di ridere e lanciò un grido.

- No, Tremotino. - rispose Regina. Gli sorrise, persino, nonostante la fatica.

- Oh? E che cosa intendi fare, allora? - domandò lui. Nonostante fosse inchiodato al muro, aveva ripreso a sorridere. Eppure sembrava anche preoccupato.
- In tutti questi anni non hai fatto altro che mentire su tutto e distruggere ogni tassello della mia esistenza. - disse Regina. Mentre parlava dal pavimento spuntarono dei rovi neri, che si arrampicarono sulla parete e si attorcigliarono prima intorno alle caviglie di Tremotino e poi intorno alle gambe.

- Per colpa tua è morto mio padre. Sono morti i miei sudditi... è morta la mia fiducia nel prossimo...
- Sono morta io! - gridò Regina.
Rovi più robusti circondarono la vita e il torace dell’uomo che era stato il suo insegnante, si arrampicarono sulla sua faccia.
- Tu mi hai fatto rinnegare me stessa, trasformandomi in una persona che non mi somiglia per niente e che detesto con tutto il cuore!
Tremotino, ora, gridò. Gridò davvero. Il viso ridotto a una maschera di dolore. Un terribile odio emanava da suoi occhi da rettile. La sua magia spezzò alcuni rami, ma subito altri si chiusero su di lui.
- Ma io non sono come te. - Regina godette delle sue sofferenze: - Non voglio più portare la morte! Da adesso in poi voglio portare solo la vita!

Quanto cazzo adoro la scena della morte D Tremotino!! 52yo36 Lo so ke sono D parte xké l'ho inventata io,ma quanto cazzo la adoro...!!! 52yo36 52yo36 52yo36
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
Un fiume di immagini avvolse all’improvviso Tremotino, scorrendogli nella coscienza. Lui da bambino, mentre assisteva alle lezioni di Merlino insieme ad un gruppo di giovani allievi. Lui che faceva domande al suo maestro. All’inizio Merlino era ben felice di rispondere, ma a mano a mano che cresceva, le richieste di Tremotino e le domande si erano fatte ben più complicate, più oscure.

L’incantesimo fallito, quando aveva cercato l’immortalità. Il suo nuovo aspetto.
E alla fine due occhi. Due occhi azzurri e grandi.
Non erano occhi che conosceva, eppure al tempo stesso gli parve che fossero familiari. Erano occhi umani. Erano belli e sinceri. Erano buoni. Sorpreso, provò un guizzo di nostalgia.

Belle...!! :sigh: :rosa:

Oddioke-Occhi
CITAZIONE (Stephanie86 @ 7/9/2020, 19:06) 
- La prossima volta cerca di scegliere l’amore e non il potere. Ti assicuro che si vive meglio!
Tremotino stava perdendo i sensi, ma prima che potesse scivolare via del tutto, Regina sollevò una mano.
Sbocciarono due rose. Una dall’occhio destro del consigliere e l’altra dal cuore.
Le rose si aprirono e i petali si tinsero di rosso, impregnati del suo sangue.
Tremotino non emise neanche un suono. L’altro occhio diventò opaco e poi vitreo. Le dita delle mani si aprirono, ormai prive di forza. I piedi smisero di scalciare.
Il consigliere era morto.

"Regina delle Nevi"intensifrizz!!!!! *_*
Forse nn dovrei farlo,ma...mi inchino a me stesso...questa scena la considero sinceramente EPICA,modestia a parte! :scusa: :scusa: :scusa: :scusa: :scusa: :scusa:
 
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view post Posted on 9/9/2020, 19:45
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"Regina delle Nevi"intensifrizz!!!!! *_*
Forse nn dovrei farlo,ma...mi inchino a me stesso...questa scena la considero sinceramente EPICA,modestia a parte! :scusa: :scusa: :scusa: :scusa: :scusa: :scusa:

:piacere: :piacere: :piacere: :perfetto: :perfetto: :daccordo: :daccordo:


Ed ora... il terzultimo capitolo. -_-

_____________



49

THE EVIL QUEEN






Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.

Emma rinfoderò la spada e accorse, stringendo Regina in un abbraccio.
Lei la ricambiò. Si sentiva la testa pesante dopo aver affrontato una coscienza che era vasta e potente. Era indolenzita e il cuore le batteva ancora fortissimo, ma Tremotino era morto e non avrebbe più nuociuto a nessuno. Era quello ciò che contava. La sua influenza si era estinta per sempre. O almeno in quella vita.
- L’hai fatto. Lui è... – disse Emma, guardando il corpo appeso alla parete e circondato dai rovi, con le due rose sbocciate dall’occhio e dal petto.
- Sì. – disse Regina.
Emma la baciò, prendendola per la nuca. Regina godette di quel contatto. Prese il suo viso tra le mani e unì le proprie labbra alle sue, ripetutamente.
Poi udì i sibili.
Emma si staccò di colpo da lei e sguainò di nuovo la spada. Regina si voltò in tempo per vedere i due cobra che strisciavano verso di loro. Sollevarono le grosse teste all’unisono e ciondolarono, come cavalieri che si muovono al ritmo della musica, in attesa delle dame che hanno invitato al ballo. Le loro squame gialloverdastre rilucevano. Ricordavano il colore della pelle di Tremotino.
- Non ti muovere. – disse Regina, impedendo ad Emma di farsi avanti. Sapeva quanto erano velenosi. Il veleno le avrebbe paralizzate e uccise nel giro di pochi minuti.
Udirono una risata. Non più Tremotino, ma una risata ancora più gelida, di una crudeltà più sottile.
Cora si stava divertendo un mondo.
Altri due cobra bloccarono l’uscita.
- Stai giocando con noi, madre? – chiese Regina. Intimò ad Emma di rimanere immobile. - Va bene.
Le sue dita si mossero nell’aria e disegnarono scie luminose. Poi si protesero verso i cobra, le cui teste scattarono all’indietro. Sorpresi dal gesto, spalancarono le bocche, emettendo un verso che era quasi un ringhio. Uno tentò una sortita. La testa scattò in avanti e la bocca si aprì, pronto a sferrare il morso, ma arretrò subito davanti alla magia di Regina.
Altri quattro serpenti nacquero dall’ombra.
I columbri puntarono immediatamente i cobra. Erano lunghi quanto le creature evocate da Cora, con corpi sinuosi e robusti e occhi straordinariamente penetranti, con pupille rotonde. Le bocche grandi si spalancarono. Uno si slanciò in avanti e si ritrasse non appena il cobra cercò di avventarsi. Un altro avanzò, più cauto, spostandosi di poco sulla destra.
- Sai fare molte cose. – commentò Emma, guardando stupefatta i serpenti.
- Te le insegnerò tutte, se usciremo da qui.
Un cobra si gettò su uno dei columbri e i corpi si attorcigliarono, iniziando una lotta furiosa, fatta di strette mortali, sibili e schiocchi. Le bocche si scontrarono come se si stessero baciando. Un secondo columbro impegnò uno dei cobra davanti all’ingresso della sala del trono. L’altro seguiva con gli occhi l’avversario, che sembrava studiare la situazione prima di farsi sotto.
- Andiamo. – disse Regina.
In corridoio ovviamente ne trovarono altri. Gli amici di Cora erano tre e a prima vita parevano più piccoli dei cobra, i corpi grigi, con chiazze più scure, attorcigliati su loro stessi. Levarono le teste. Avevano un’aria quasi seccata, come se li avessero appena costretti a destarsi da un sonnellino ristoratore.
- Crotali. – mormorò Regina. Ansava. Le energie la stavano abbandonando. Ormai non ci sarebbe voluto molto prima che di dar fondo alle ultime risorse.
Uno dei crotali si lanciò verso Emma, che indietreggiò e istintivamente usò la magia, cristallizzando il serpente. Quello rimase fermo a mezz’aria, avvolto in un’aura giallognola, gli occhi rossi come braci. Emma fendette l’aria con un colpo di spada e tranciò di netto la testa del serpente.
Regina pensò a tutti i serpenti e alle creature magiche che aveva studiato, sfogliando i libri che Tremotino teneva nella torre più alta del castello.
Mosse di nuovo le dita, disegnando scie luminescenti. Alcune vipere, i corpi azzurrini solcati da macchie nere, si materializzarono, dirigendosi rapide verso i crotali.
Regina afferrò Emma e la trasportò lontano dai serpenti. Era sicura che ce ne fossero altri in giro per il castello, magari in agguato negli angoli bui. Altri cobra, altri crotali o forse c’era qualche altro essere umano trasformato in yaoguai che Cora era pronta ad aizzare contro di loro.
Vieni fuori, madre.
I corridoi che attraversarono erano deserti, ma la presenza di sua madre era costante. Sembrava essere ovunque, come la risata di Tremotino.
Sulle scale che conducevano alle stanze private di Regina, c’erano i serpenti a sonagli. Snudarono i denti aguzzi e agitarono la punta della coda, mentre Regina creava altre vipere brune che si slanciarono contro di loro. Tremotino le aveva chiamate Daboia Russelii, nella Lingua Antica. Regina aveva guardato il proprio consigliere, affascinata, quando lui ne aveva prodotta una con una semplice parola magica e aveva lasciato che la vipera scivolasse lungo il suo braccio. Era rimasta ad osservare la testa triangolare del rettile e le macchie più scure e bordate di nero che tempestavano il corpo bruno.
Erano letali.
- Da qui non si passa. C’è un’altra via. Vieni. – disse Regina, intimando ad Emma di seguirla.
Altri serpenti a sonagli aspettavano in corridoi stretti e in angoli angusti. Emma usò di nuovo l’elfico.
Deloi moi.
Si aprirono squarci nel pavimento. Alcuni serpenti piombarono nel baratro, sibilando furibondi.
Fecero un giro più lungo. Scesero di nuovo verso la sala del trono e poi svoltarono a sinistra, trovando altre scale. Libere.
Sua madre le aspettava.
La stanza era illuminata dalle candele. I tendaggi erano tirati. Ma quando entrarono le tende scure si aprirono lasciando entrare la luce morente del sole e le fiammelle si spensero.
- Vedo che hai imparato molte cose ad Avalon, Regina. – disse Cora. Strinse il bastone con la sommità a forma di cobra. Gli occhi del serpente si illuminarono, diventando rossi. Sua madre indossava un abito color porpora bordato d’argento che non aveva mai visto. Forse apparteneva ad Amara, la donna che aveva ingannato e ucciso per prenderne il posto e nascondersi per anni. I capelli erano raccolti e alcune ciocche ondulate le ricadevano ai lati del viso. A lei parvero quasi dei serpenti. Le sorrideva, come una madre gentile che non vede la propria figlia da molto tempo e desidera solo abbracciarla.
Ma sua madre non l’aveva mai abbracciata. Ricordava alcuni abbracci sbrigativi e privi di calore.
Istintivamente la mano sinistra di Regina cercò la destra di Emma, che gliela strinse senza esitazioni.
- Cosa fai? – domandò Cora. Stava per mettersi a ridere. – Vuoi sconfiggermi tenendo per mano la donna che ti ha offuscato la mente? Pensi che sia così facile sbarazzarsi di me?
Regina intrecciò le dita con quelle di Emma. Non rispose. Non distolse nemmeno lo sguardo, perché Cora l’avrebbe interpretato come un segno di debolezza.
- Tu sarai sempre legata a me. Perché io sono tua madre. E sono più forte.
Cora scagliò un incantesimo contro di loro. Regina avvertì un’onda di energia che avrebbe potuto spingere lei ed Emma all’indietro, se non ci fosse stata la barriera a proteggerle. La loro magia creò la barriera e le protesse. Lo scudo magico scintillò, sembrò occhieggiare Cora, che lo fissava, infastidita.
Emma abbassò gli occhi sulle loro mani intrecciate. – La nostra magia.
- Insieme. – le disse Regina.
Cora cercò di aprire una breccia nella barriera. Spinse per infrangerla. Poi provò a raggirarla, ma lo scudo le proteggeva interamente. Tentò un incantesimo di cristallizzazione, come quello che Emma aveva usato per paralizzare il serpente. La barriera lo respinse.
Sua madre spalancò le braccia e i vetri della finestra alle sue spalle si infransero. Mille pezzi di vetro, acuminati come pugnali, si diressero verso di loro.
Emma serrò le palpebre, serrando di più la mano di Regina.
I vetri si disintegrarono non appena toccarono il bordo dello scudo. Una brezza soffiò sollevando i capelli biondi di Emma.
Cora le fissò, la bocca stretta che aveva assunto una piega furente. Sembrava un taglio rosso aperto con la lama di un coltello. – Mi rendi sempre le cose difficili, Regina. Credevo volessi fare la brava. È quello che mi dicevi quando eri piccola.
- Oh, sì, me lo ricordo. E tu mi criticavi sempre, anche quando ti promettevo che avrei fatto la brava.
- Non ti criticavo. Ti davo solo dei consigli. – Cora non pareva minimamente affaticata dopo lo sforzo che aveva fatto per abbattere lo scudo. La sua calma era glaciale, ma dentro ardeva. Ardeva come quando Regina si voltava per andarsene prima che lei avesse finito di parlarle e quindi l’afferrava per costringerla a darle retta. Ardeva come quando Regina passava troppo tempo fuori a cavalcare e arrivava in ritardo per la cena. - Ed è quello che farò anche ora.
- I tuoi consigli non mi interessano.
- Io credo che dovresti ascoltare, invece. Possiamo evitare tutto questo. Là fuori... c’è gente che muore. Stanno morendo per te. Per voi. – Cora indicò il cielo nuvoloso che vedevano dalla finestra senza più vetri. I suoni della battaglia erano smorzati, ma era possibile distinguere le grida dei feriti, il clangore delle spade e il ruggito della chimera. - Li senti? Combattono ancora. Combattono per una donna... di cui non conoscevano neppure l’esistenza fino a poco tempo fa. Una donna che ha passato la vita intera in una foresta.
Emma si fece avanti, sempre stringendo la mano di Regina, ma lei le fece segno di non muoversi.
- E tu ti sei nascosta per undici anni, madre. Hai ingannato una donna e le hai rubato il posto.
- Rubato. Suvvia, non ho rubato niente a nessuno. Amara non era adatta al ruolo che ricopriva. Si è lasciata raggirare e questo non dovrebbe mai succedere quando sei al comando, che tu sia una regina o una lady che vigila su una città come Ludinsford.
- Sei stata crudele, a Ludinsford. Quella gente ti odiava. Non li senti, madre? Là fuori cantano. Cantano contro di te.
- Alcuni, forse. Ma non tutti. Molti combattono per me. Sanno di che cosa ha bisogno il regno del nord. Ed io sono stata severa... ma giusta.
- Tu non hai idea di cosa significhi essere giusti, madre.
- E tu sì?
Regina tacque. Emma le accarezzò il dorso della mano con il pollice.
- Regina, mettiamo fine a tutto questo. Uniamo le forze, piuttosto. Sono tua madre, non ho mai desiderato essere tua nemica. – La voce si era fatta arrendevole. Aveva ricominciato a sorridere e ad Emma quel sorriso metteva i brividi. Era innaturale come la falsa benevolenza nel suo tono. Eppure ne avvertiva il potere. Avvertiva una grande forza. – Io voglio solo il meglio per te. È per questo che ho fatto ciò che ho fatto. Per il tuo futuro. Non solo per me.
- Oh, non solo per te? – mormorò Regina.
- Ho fatto quello che ho fatto perché tu potessi diventare la regina delle Terre Conosciute, non solo di Mehlinus. Ed ora... potremmo regnare insieme. Potremmo regnare su ogni cosa. È per questo che siamo nate. Per unificare i regni. Per creare un solo regno. Il nostro. Non ti piacerebbe essere la regina delle Terre Conosciute?
- E vuoi dirmi che... andrebbe tutto bene, per te?
- Sei mia figlia.
Regina scosse il capo. - Non credo che questo sia sufficiente.
- Io... ti voglio bene, Regina. Te ne ho sempre voluto. È solo che non sono riuscita a dimostrarlo nel modo giusto. Mi dispiace, per questo.
Emma guardò la compagna, con gli occhi sgranati. Sapeva benissimo quanto Regina desiderasse che sua madre le dimostrasse il suo amore. Glielo aveva detto la sera prima della battaglia, davanti al fuoco. Aveva sperato di scorgere qualcosa negli occhi di Cora persino mentre erano su quel palco, davanti all’intera città, a lottare per ottenere il favore del popolo. Qualsiasi cosa. Anche una piccola scintilla.
Gli occhi di Regina erano acquosi. Sentiva il pianto serrarle la gola, ma lo controllò. Quando le rispose, suonò dura e furibonda. - Tu... non mi vuoi bene. Non mi hai mai amata. Mi hai ingannata per anni. Non sei altro che una manipolatrice, che distruggerà ogni cosa, come hai distrutto il regno di Emma.
- Immagino che sia stata questa... principessa a convincerti. – disse Cora.
Mentre la madre di Regina parlava, Emma avvertiva chiaramente la sua magia che cercava uno spiraglio nella barriera. Era come se due mani invisibile stessero tastando lo scudo in cerca di un punto debole.
- Devi fidarti davvero molto di lei se dai per scontato che tutto quello che dice sia la verità. – disse Cora, rivolgendosi ad Emma.
Emma non rispose.
- Regina è cresciuta con una convinzione: l’amore è debolezza. Immagino che te l’abbia detto. – Cora si spostò più a destra, per guardare meglio la ragazza.
Lei vide gli occhi del cobra illuminarsi di rosso. Cercò di nuovo di oltrepassare la barriera, ma non ebbe fortuna.
- Credi davvero che una donna come Regina, capace di tradire la sua stessa madre, perché è questo ciò che ha fatto sebbene lei sostenga di essere stata ingannata... credi davvero che una persona simile sia capace di amare?
Emma continuò a tacere e a serrare la mano di Regina. Avrebbe tanto voluto sfoderare la spada e gettarsi contro Cora. Avrebbe potuto anche usare la magia elfica, sfruttando le energie che le erano rimaste. Nella testa aveva solo ricordi di sangue e morte. Vedeva il castello bruciare. Vedeva suo padre che mulinava la spada mentre la portava in salvo. Vedeva gli occhi vitrei delle guardie. I corpi senza vita nel grande giardino dove lei aveva giocato tante volte, insieme a David o insieme a Graham. Vedeva il melo sugli scudi. L’uomo che aveva sollevato la scure per spaccarle la testa...
- Questa guerra l’ha voluta lei. Avremmo potuto facilmente trovare un accordo e di certo molte di quelle persone che stanno combattendo per voi non sarebbero là fuori a morire. Le parole di quella... sacerdotessa... non valgono niente. Le sacerdotesse di Avalon sono capaci di creare illusioni. Sono in grado di farvi credere che quello che avete davanti agli occhi sia vero.
Emma seguitò a non rispondere.
- Siamo oneste: mia figlia mi somiglia più di quanto crede. – disse Cora. – Adesso è... presa da questo amore che dice di sentire per te. Ma presto... si accorgerà che è solo un’illusione. Ora... sembra reale. All’inizio è sempre così. Ma poi svanisce lentamente. E alla fine non resta più niente.
Aveva una voce strana, ipnotica. Parlava molto piano, come se avesse a che fare con due persone che non comprendevano bene la lingua.
- Il potere, invece... il potere rimane e dura. Il potere ti permette di ottenere ciò che desideri. Sempre. Senza essere schiavo di nessuno. Regina se ne renderà conto, presto o tardi. Quindi tu non le servirai più. L’amore non le basterà mai. Ti lascerà indietro, se non vorrai seguirla...
Regina guardò le loro mani intrecciate. Strinse di più quella di Emma. Non sentì alcun cedimento nella stretta.
- Bel discorso. Pensate di parlare ancora per molto? – chiese Emma.
- Oh, potrei farlo. Potrei parlare di molte cose. – Cora unì le punte delle dita, un gesto che le ricordò Tremotino. – Potrei parlarti... di villaggi devastati. Di uomini lasciati a morire con la faccia nel fango perché non avevano pagato i tributi che Regina imponeva. Ti potrei parlare... di un uomo. Il marito della donna che io ho trasformato in yaoguai. Regina lo ha ucciso senza alcuna pietà perché aveva... fatto una battuta e ha lasciato quella donna in una situazione difficile, con un figlio da crescere. Che cosa ti aspettavi, figlia mia? Che ti desse retta? Dopo l’orrore che hai perpetrato?
- Basta così, madre!
Cora la ignorò e seguitò a rivolgersi ad Emma. - Ma ti potrei parlare... di un ladro affamato che rubò dei sacchi di grano e che Regina fece impiccare. Lo lasciò appeso in piazza per tre giorni, a imputridire. Ti potrei raccontare di quella volta in cui un uomo si permise di rivelare i propri sentimenti a Regina e di come lei lo abbia crudelmente respinto o di quanto si sia divertita nel vederlo intrappolato in uno specchio. È colpa sua... se il Genio è morto. Avrebbe potuto tenerselo come passatempo, come ha fatto con altri uomini. Non hai la più vaga idea di quante volte Regina abbia portato un amante in questo letto! Adesso... ha te.
- Già, ha me. – rispose Emma, decisa.
- Sì. Ma tu non conosci la donna che ti sta accanto. Non ha visto con i tuoi occhi quanto è stata crudele. Io l’ho visto. L’ho spiata molte volte. Ammetto che... è esattamente così che si comporta una vera regina. Solo così il popolo ti teme e ti ascolta. Gliel’ho insegnato io. E tu... non hai mai conosciuto la vera Regina. Hai conosciuto solo un’ombra, indebolita da un sentimento che presto... si dissolverà.
Emma era impallidita, strinse le labbra. Una goccia di sudore le scivolò lungo la guancia. – Ve lo chiederò di nuovo. Intendete parlare ancora per molto?
Cora rimase in silenzio per un istante, poi sospirò, si inumidì le labbra e annuì. – Che cosa credete di fare, quindi? Non potrete reggere ancora a lungo. Prima o poi dovrete dividervi e affrontarmi. Una delle due dovrà farlo.
- Avete ragione, madre. Ve lo concedo. – rispose Regina.
Quello che accadde dopo, accadde nel giro di un attimo, ma lei avrebbe ricordato per sempre ogni singolo dettaglio.
Regina usò la mano sinistra per togliere il tappo a una piccola ampolla che aveva tenuto agganciata al fodero e protetto con un incantesimo e al tempo stesso lasciò la mano di Emma.
Lo scudo si infranse e Cora sollevò una mano, rapida come un falco, pronta a colpire. Regina le gettò addosso il contenuto dell’ampolla.
Il fluido magico che Regina aveva preparato quella mattina, prima che l’esercito si muovesse verso Nymeria, piombò su Cora e l’avvolse come un sudario. La madre di Regina tentò in tutti i modi di liberarsene, ma era incapace di muoversi dal collo in giù. Guardò le due donne, con gli occhi spalancati per il furore e la sorpresa.
Regina estrasse Stormbringer ed Emma sfoderò Narsil, unendola alla spada della compagna. Le lame si toccarono e scoccò una scintilla. Per un momento non accadde nulla ed Emma ebbe il tempo di domandarsi se non avessero sbagliato qualcosa. Merlino non aveva spiegato loro come funzionava davvero quell’incantesimo, ma solo che le loro spade unite avrebbero originato Bretus. Non aveva parlato di formule magiche, né del modo in cui avrebbero dovuto farlo e temette per la sua vita. Per la sua e per quella di Regina.
Poi esplose un lampo e furono costrette a schermarsi gli occhi con un braccio, ma le mani non lasciarono mai l’elsa delle spade.
Quando poterono di nuovo aprire gli occhi, videro Bretus.
Merlino aveva mostrato una spada priva di insegne, con l’elsa nera e spoglia.
La spada che stavano stringendo era ben diversa. La lama era molto lunga, quando quella di Excalibur, luminosa come una folgore. L’elsa era robusta, intarsiata e nel punto in cui incrociava la lama erano stati scolpiti due cigni. Le piccole teste quasi si toccavano e sopra di esse c’era una piccola corona dorata.
Era incredibilmente pesante. Si aiutavano a vicenda per sostenerla, ma anche così maneggiarla era difficile.
Cora lanciò un grido furibondo, mentre si sforzava di infrangere l’incantesimo. Regina provò un piacere selvaggio nell’udire quell’urlo, perché in esso non c’era solo la furia ma anche vero terrore.
Addio, madre.
Emma e Regina scagliarono la spada contro Cora.
La lama infranse l’incantesimo e la trapassò da parte a parte, uscendo dalla schiena.
Esterrefatta, Cora abbassò lo sguardo sulla lama che le aveva appena sfondato il petto. La bocca era aperta, ma non ne uscì alcun suono. Afferrò l’elsa quasi volesse strapparsela dalla carne, ma Bretus fiammeggiò di luce rossa, come percorsa da una vampa senza calore e le dita di Cora ricaddero, prive di forza.
Regina guardò sua madre afflosciarsi lentamente. I suoi occhi si posarono sulla figlia, la fissarono con le pupille dilatate. Poi diventarono neri anche dove avrebbe dovuto esserci del bianco.
Infine morì.
Emma, svuotata di ogni energia, cadde a sua volta e Regina si affrettò a cingerla con le braccia.
- Il bastone... – mormorò Emma.
Regina vide il bastone dorato di sua madre che rotolava sul pavimento. L’oggetto, a cui non aveva prestato molta attenzione, si fermò di colpo e iniziò a mutare. La testa del cobra si ingrandì, la bocca si mosse e si aprì, tanto che Regina pensò che fosse l’ennesimo trucco di sua madre, l’ultimo, qualcosa a cui non aveva pensato. Vide il bastone ondeggiare, mentre una luce gialloverde lo ricopriva. Credette che stesse per tramutarsi in un enorme cobra che le avrebbe stritolate e inghiottite. Regina sapeva di non avere più forze.
Invece, il bastone cambiò forma, ma la forma era umana.
La pelle ambrata di Amara divenne trasparente: sotto di essa non c’erano né carne, né ossa ma solo un denso turbinio scuro. La sua faccia si accartocciò e si disfece e così il resto del corpo.
Rimasero solo le ceneri.


Sul campo di battaglia, una manticora aveva ucciso una delle chimere, dilaniandola con le fauci possenti, ma nel momento in cui Cora morì, anche la manticora si disintegrò e così l’altra, che aveva avuto il tempo di azzannare un uomo.
Gli uomini ombra, che si aggiravano per la città e stavano ancora seminando la morte e dando del filo da torcere agli uomini delle regine e di Artù, si dissolsero, come se non fossero mai esistiti prima.
Tutti gli incantesimi di protezione persero efficacia e s’infransero.
Sulla collina non lontana da Nymeria, Merlino crollò sull’erba, improvvisamente conscio del peso dei suoi anni. Sentì di averne duecento. Cinquecento. Mille.
Ad Avalon Morgana Pendragon lasciò che l’ultimo brandello di forza l’abbandonasse e poi si accasciò. Igraine accorse, gridando il suo nome. La toccò, avvertendo la pelle della figlia farsi fredda come quella di una morta.
Il suo cuore non batteva.


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CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
I columbri puntarono immediatamente i cobra.

Cobra-VS-Columbro
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Alcune vipere ottomane, i corpi azzurrini solcati da macchie nere, si materializzarono, dirigendosi rapide verso i crotali.

*_* *_* *_* *_* *_* *_*

Crotalo-Chiazzato-VS-Vipera-Ottomana
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Emma fendette l’aria con un colpo di spada e tranciò di netto la testa del serpente.

Paciock VS Nagini intensifrizz. *_*
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Sulle scale che conducevano alle stanze private di Regina, c’erano i serpenti a sonagli. Snudarono i denti aguzzi e agitarono la punta della coda, mentre Regina creava altre vipere brune che si slanciarono contro di loro. Tremotino le aveva chiamate Daboia Russelii, nella Lingua Antica.

Crotalo-Adamantino-VS-Vipera-Russell
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Istintivamente la mano sinistra di Regina cercò la destra di Emma, che gliela strinse senza esitazioni.

- La nostra magia.
- Insieme. - le disse Regina.

:amore3:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Cora cercò di aprire una breccia nella barriera. Spinse per infrangerla. Poi provò a raggirarla, ma lo scudo le proteggeva interamente. Tentò un incantesimo di cristallizzazione, come quello che Emma aveva usato per paralizzare il serpente. La barriera lo respinse.
Sua madre spalancò le braccia e i vetri della finestra alle sue spalle si infransero.

Qua dovevi cambiare soggetto,a un certo punto,o c'è qualcosa ke nn va xké sembra ke tu stia improvvisamente parlando della madre D Cobra...! :wacko:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
- Mi rendi sempre le cose difficili, Regina. Credevo volessi fare la brava. È quello che mi dicevi quando eri piccola.
- Oh, sì, me lo ricordo. E tu mi criticavi sempre, anche quando ti promettevo che avrei fatto la brava.
- Non ti criticavo. Ti davo solo dei consigli. - Cora non pareva minimamente affaticata dopo lo sforzo che aveva fatto per abbattere lo scudo. La sua calma era glaciale, ma dentro ardeva. Ardeva come quando Regina si voltava per andarsene prima che lei avesse finito di parlarle e quindi l’afferrava per costringerla a darle retta. Ardeva come quando Regina passava troppo tempo fuori a cavalcare e arrivava in ritardo per la cena. - Ed è quello che farò anche ora.

:sta-attento: :sta-attento: :sta-attento: :arrabbiato: :arrabbiato: :arrabbiato: :arrabbiato3: :arrabbiato3: :arrabbiato3:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Ed io sono stata severa... ma giusta.
- Tu non hai idea di cosa significhi essere giusti, madre.

:mah...: :arrabbiato2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
E tu... non hai mai conosciuto la vera Regina. Hai conosciuto solo un’ombra, indebolita da un sentimento che presto... si dissolverà.

X quanto stronzo,la cosa orrenda è ke il suo ragionamento potenzialmente potrebbe filare... :arrabbiato2:
Ma tanto noi sappiamo ke nn è così! :mah...:

CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Regina estrasse Stormbringer ed Emma sfoderò Narsil, unendola alla spada della compagna. Le lame si toccarono e scoccò una scintilla. Per un momento non accadde nulla ed Emma ebbe il tempo di domandarsi se non avessero sbagliato qualcosa. Merlino non aveva spiegato loro come funzionava davvero quell’incantesimo, ma solo che le loro spade unite avrebbero originato Bretus. Non aveva parlato di formule magiche, né del modo in cui avrebbero dovuto farlo e temette per la sua vita. Per la sua e per quella di Regina.
Poi esplose un lampo e furono costrette a schermarsi gli occhi con un braccio, ma le mani non lasciarono mai l’elsa delle spade.
Quando poterono di nuovo aprire gli occhi, videro Bretus.
Merlino aveva mostrato una spada priva di insegne, con l’elsa nera e spoglia.
La spada che stavano stringendo era ben diversa. La lama era molto lunga, quando quella di Excalibur, luminosa come una folgore. L’elsa era robusta, intarsiata e nel punto in cui incrociava la lama erano stati scolpiti due cigni. Le piccole teste quasi si toccavano e sopra di esse c’era una piccola corona dorata.

LA SPADA SWAN QUEEN!!!!!! *_* *_* *_* *_* *_*

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Cora lanciò un grido furibondo, mentre si sforzava di infrangere l’incantesimo. Regina provò un piacere selvaggio nell’udire quell’urlo, perché in esso non c’era solo la furia ma anche vero terrore.
Addio, madre.

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
- Il bastone... - mormorò Emma.
Regina vide il bastone dorato di sua madre che rotolava sul pavimento. L’oggetto, a cui non aveva prestato molta attenzione, si fermò di colpo e iniziò a mutare. La testa del cobra si ingrandì, la bocca si mosse e si aprì, tanto che Regina pensò che fosse l’ennesimo trucco di sua madre, l’ultimo, qualcosa a cui non aveva pensato. Vide il bastone ondeggiare, mentre una luce gialloverde lo ricopriva. Credette che stesse per tramutarsi in un enorme cobra che le avrebbe stritolate e inghiottite. Regina sapeva di non avere più forze.
Invece, il bastone cambiò forma, ma la forma era umana.
La pelle ambrata di Amara divenne trasparente: sotto di essa non c’erano né carne, né ossa ma solo un denso turbinio scuro. La sua faccia si accartocciò e si disfece e così il resto del corpo.
Rimasero solo le ceneri.

:cry: R.I.P. Amara.... :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Ad Avalon, Morgana Pendragon lasciò che l’ultimo brandello di forza l’abbandonasse e poi si accasciò. Igraine accorse, gridando il suo nome. La toccò, avvertendo la pelle della figlia farsi fredda come quella di una morta.
Il suo cuore non batteva.

MA NOOOOOO!!!!!! :urgh: :Ghiacciato: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry:

Nn 6 riuscita a inserire nella Battaglia Finale gli spiriti animali tratti da"Mononoke",ma pazienza.... :dottore:
 
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Nn 6 riuscita a inserire nella Battaglia Finale gli spiriti animali tratti da"Mononoke",ma pazienza.... :dottore:

Mi sono dimenticata completamente di quella parte. D:


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50

LONG LIVE THE QUEENS





Valle di Yei. Regno di Mehlinus. Nord.

- Avrei dovuto ucciderlo io! – esclamò Killian, agitando il moncherino.
Emma gli aveva portato una pagnotta e lo aveva trovato e sorseggiare dell’acquavite. L’uomo aveva recuperato un po’ di colore, anche se gli occhi erano segnati ed era piuttosto debole. I guaritori avevano spinto il moncherino nel fuoco, giusto perché volevano essere sicuri che la ferita non si infettasse, costringendoli ad amputare anche il braccio. Praticamente tutto il campo lo aveva sentito urlare e imprecare.
Ma Emma immaginava che quel dolore non fosse niente rispetto a ciò che provava per il fratello che aveva perduto per colpa di Tremotino. E non era l’unico.
- Sì, avrei dovuto ucciderlo io, Swan. – tornò a dire. Accettò la pagnotta e ne staccò un pezzo consistente. Parlò con la bocca piena, sputacchiando briciole. - Maledetto, Coccodrillo!
Viktor aveva perso Gerhardt. Il suo corpo era stato bruciato quella mattina insieme a molti altri cadaveri. Civili e soldati. Ruby aveva visto morire non solo la madre, ma anche il compagno e Granny ovviamente aveva perso una figlia. E la sua lupa, Won-Tolla. La manticora ne aveva fatto scempio. Anche Granny era ferita. Merlino aveva curato i profondi tagli sul braccio, che era stata proprio Won-Tolla a procurarle, quando era sotto l’effetto dell’incantesimo oscuro di Cora.
Emma era passata da lei per vedere se avesse bisogno di qualcosa. Stava vegliando la lupa che l’aveva accompagnata per anni e la figlia Anita. Non piangeva. Teneva la sua balestra in grembo. I capelli le ricadevano ai lati del viso, disfatti. Il suo volto sembrava quello di una centenaria. Le rughe le parvero più profonde e la sua stanchezza era abissale.
- Si riprenderà? – aveva chiesto a Merlino, preoccupata.
- Sì. – aveva risposto il mago. Anche lui aveva un’aria sfinita. Era passato da un ferito all’altro e aveva usato i suoi poteri e le sue conoscenze per curare ferite e contusioni o per lenire il dolore di chi non poteva essere aiutato. In qualche caso aveva portato la misericordia per evitare che quegli uomini soffrissero più del dovuto. – Lei ce la farà. Il braccio guarirà, anche se le cicatrici rimarranno.
Graham aveva trovato anche Quinn, sebbene ci fosse voluto un giorno intero, anche con l’aiuto di Phao e Akela. Era nascosto sotto i resti di una casa crollata, ma era morto perché era stato trafitto alle spalle. Un colpo scorretto, come quello che Seamus aveva inflitto a Peter anni addietro.
- Mi dispiace. – era riuscita a dire Emma, vedendo il corpo dell’uomo sulla barella improvvisata.
Graham aveva scosso la testa e le aveva sorriso. - Non sei tu a doverti scusare. Tu hai fatto il possibile e ognuno di loro sapeva a cosa stesse andando incontro. Sei stata... una vera salvatrice. Sarai una grande regina.
Ma anche così... sono morti per me, aveva pensato Emma.
Era stato difficile trasportare tutti quei feriti e tutti quei morti. A volte non era stato possibile e Merlino aveva trascorso giornate intere a Nymeria per dare una mano agli abitanti e a chi non poteva spostarsi. Aveva ricostruito delle case e smosso delle macerie, insieme a Daniel e ad alcuni uomini della guardia di Regina, che le erano rimasti fedeli. I cavalieri che non erano feriti avevano dato una mano con le pire. I guaritori si spostavano da una tenda all’altra, ronzando intorno ai loro pazienti, somministrando intrugli, pozioni e applicando impiastri. Avevano assistito con sgomento ad alcune operazioni portate avanti da Viktor, che aveva estratto milze e asportato parti di organi, salvando delle vite, nonostante i metodi poco convenzionali. Aveva fatto la stessa cosa con Gawain, dilaniato dagli artigli di una manticora, ma non aveva potuto aiutare molto. Agravain aveva guardato gli occhi del fratello spegnersi e poi chiudersi per sempre e aveva maledetto Cora, Tremotino e la sua stessa madre, le aveva augurato la morte tra mille sofferenze.
Artù seguiva Merlino e cercava di dare conforto agli uomini che non erano in grado di alzarsi. Permetteva loro di toccare il fodero di Excalibur, anche se gli incantesimi di Avalon sembravano proteggere soprattutto lui.
Emma sospirò. Regina le venne vicino e le prese la mano.
- Stai bene?
Regina annuì. Si morse il labbro. – Io sì. Non ho potuto aiutare tutti.
- Non è colpa tua, lo sai. Anch’io ci ho provato, ma... posso solo curare ciò che sta in superficie. Non ne so quasi niente di danni interni. Viktor è più abile di me in quello.
- Non è molto che usi la magia. Sei stata brava.
La voce dolce e calda di Regina la rincuorò un poco. C’era troppo dolore intorno a lei. Le sembrava di sentire il sapore del sangue e l’odore della morte. Quando dormiva vedeva le facce di quelli che aveva ucciso e dei compagni che non ce l’avevano fatta.
Regina si chinò in avanti per baciarla e lei chiuse gli occhi, godendosi quel contatto.
Emma vide Galahad porgere due scodelle di zuppa a Jim Halloway e Will Nightshade. Loro lo ringraziarono e ne assaggiarono un cucchiaio, mentre osservavano quel cavaliere allontanarsi. Lo osservarono con timore reverenziale, ma anche con ammirazione, sapendo cosa fosse capace di fare.
- Galahad! – esclamò Merlino, andandogli incontro. – Vieni con me. Presto!
- Dove? – chiese lui.
Merlino lo portò nella tenda di suo padre. Lancillotto era sdraiato sul suo giaciglio, il viso e la fronte cosparsi di goccioline di sudore. Le spade degli uomini ombra lo avevano colpito alla spalla e al fianco. Quest’ultima ferita era la peggiore, piccola e sottile, ma profonda.
Galahad si inginocchiò vicino al padre. Lui aprì a fatica gli occhi.
- Oh, eccoti, dunque. Sei... sei stato davvero...
- Non parlare. Andrà tutto bene, padre. – disse, pur avendo la certezza che non fosse vero. In caso contrario, Merlino non sarebbe venuto a cercarlo. Eppure non poteva accettarlo.
Quando Lancillotto parlò, la sua voce suonò ancora potente. - Non ho molto tempo... e non andrà bene. Sto perdendo le forze e non posso fare nulla per fermare tutto questo. Perciò... vuoi accettare la mia benedizione?
- No, padre... sono sicuro che Merlino può curarti. Lui o... Viktor. Quel guaritore conosce... segreti. Ha salvato molte persone. Se lo chiamassimo...
- Così stanno le cose. Merlino ci ha già provato... per favore, ascoltami.
Galahad chinò il capo e annuì, sopraffatto. Lancillotto gli fece segno di avvicinarsi ancora, in modo che potesse mettergli una mano sul capo. – Sono molto... fiero di te. Molto. Spero che gli anni a venire possano darti ogni felicità. La Dea Madre... sarà con te. Tu sei... sangue di Avalon.
Piangendo, Galahad gli prese la mano, confortandolo come meglio poteva. Gli occhi ormai quasi spenti di Lancillotto vagarono ciechi su Merlino e infine si posarono oltre la spalla di Galahad. Sul volto del cavaliere che era stato come un fratello per Artù comparve un’espressione soddisfatta.
- Elaine... sapevo che ti avrei rivista. – mormorò.
Galahad si girò e vide Emma ferma sulla soglia della tenda. La mano libera di Lancillotto ricadde sulle coperte, proprio vicino alla sua spada, Aradonight. Il suo viso si rilassò e i suoi occhi lentamente si spensero.
- Padre?
La lama di Aradonight scintillò per un breve istante.
Con dita tremanti, Galahad chiuse gli occhi del cavaliere e si alzò. Cercò di restare saldo sulle gambe mentre si sentiva travolgere da un immane senso di perdita.
- Dobbiamo... credo che lui volesse essere seppellito a Camelot... nel caso in cui... – Galahad non continuò. Le sue guance erano rigate di lacrime.
- Sì, faremo come voleva lui. – disse Emma, stringendo a sé l’amico.


- Mio fratello è morto, vero? – chiese Lilith, in tono grave.
Emma annuì, avvicinandosi. La ragazza strinse le labbra e guardò altrove.
- Vorrei avere qualcosa da dire... a Galahad. Io non ho mai conosciuto il mio vero padre, ma lui... beh, lui sì ed era molto legato a Lancillotto. Io... non posso dire di averlo conosciuto bene. Abbiamo combattuto insieme a volte. La prima volta che l’ho visto avevo dieci anni... lui era già un cavaliere. Mi ha insegnato delle cose. - Lilith parlava più del solito. Era un fiume. Si vedeva che era turbata. Sbatté le palpebre come se si fosse resa conto di aver detto troppe cose. - Posso vederlo, secondo te?
- Sei sua sorella. Certo che puoi. Ma prima...
Aveva notato che Lilith teneva una mano su un fianco, proprio sotto al seno. Emma vide che la camicia di lino era macchiata di sangue e la sollevò per controllare la ferita. Era già stata pulita, ma le dava molto fastidio quando camminava.
- Sto bene. – disse Lilith.
- Ti do una mano. Non sentirai dolore. – Emma tenne la mano sospesa sulla sua pelle e dopo un momento essa cominciò a rigenerarsi. La ferita si chiuse e rimase solo la pelle intatta.
- Beh... grazie.
- No... grazie a te. Hai rischiato la tua vita per qualcuno che conosci appena.
Lilith sorrise. - In realtà... ho l’impressione di conoscerti da sempre.


Regina ormai era sfinita. Era stata una lunga giornata e immaginava che ce ne sarebbero state altre prima che Artù decidesse di ripartire per Camelot. Un corvo messaggero quella mattina aveva portato una lieta notizia. La città era salva. Ginevra aveva eliminato il fratellastro, Lavik e Morgause era in catene. Inoltre, Morgana era sopravvissuta al potente incantesimo che aveva messo in atto per poter proteggere Artù e i suoi uomini. Era ancora debole, ma si stava riprendendo.
Raggiunse la sua tenda e proprio mentre stava per entrare un uomo si fece avanti.
- Permettete? Vorrei... parlarvi, Maestà. Se mi faceste questo onore... – domandò. Si chiamava Percival. Regina lo ricordava perché Emma le aveva raccontato che era stato uno degli uomini che avevano viaggiato con lei, all’inizio.
- Percival, giusto? – domandò Regina. – Certo.
Il cavaliere entrò insieme a lei. Era alto e ben fatto, con i capelli biondi e la barba corta. Non indossava l’armatura, ma una comoda casacca rossa sopra la maglia bianca di lino. Intorno alla vita aveva il fodero con la sua spada. Sorrideva.
- Spero che non vi manchi niente. Artù voleva che me ne assicurassi. – disse Percival, guardandosi intorno.
- Ho tutto quello che mi serve. Il re è stato fin troppo generoso.
- Già. Lo penso anch’io.
Regina iniziò a capire che c’era qualcosa che non andava. Percival non sorrideva più ed era proprio davanti all’ingresso, come se volesse assicurarsi che lei non scappasse. Una mano era già sull’elsa.
- Ho una domanda, se me lo concedete. Perché dovrei fidarmi di voi?
Regina occhieggiò Stormbringer. Era fuori dalla sua portata. – Che cosa intendete dire? Spiegatevi meglio.
- Vi racconto una storia. – disse Percival, avvicinandosi di un passo. – Molti anni fa, un ragazzo tornò al suo villaggio, nel regno del nord... Mehlinus. Questo regno. Quel villaggio si chiamava Gléodan. E il ragazzo lo trovò in fiamme. Gli abitanti fuggivano, urlavano con il terrore negli occhi. Tutto il suo mondo bruciava come una pira funeraria.
La voce del cavaliere sembrava calma e solenne, ma nascondeva una furia incontenibile. Era qualcosa che Regina conosceva.
- Si nascose, sperando nella pietà. – continuò. – Ma arrivò... l’angelo della morte... che si guardò intorno, godendo del disastro che aveva causato. Quelle persone non avevano pagato i tributi. Ovvio, erano troppo alti. Avevano anche teso un’imboscata ad un gruppetto di soldati.
- Sentite...
- Ma prima di andarsene, vide il ragazzo. E in mezzo a quella strage, sapete che cosa fece? – Percival estrasse la spada. – Riuscì a sorridergli.
- Voi... eravate quel ragazzo.
- E voi siete l’angelo della morte. La Regina Cattiva. Oh, certamente molti concorderanno che fosse Vostra madre la Regina Cattiva. La chiamano già così. Ma io non credo che sia vero. Ce ne può essere più di una.
Regina era sicura che se avesse cercato di prendere Stormbringer, Percival l’avrebbe trafitta con la sua spada. Avrebbe potuto usare la magia contro di lui, ma sentiva che sarebbe stato scorretto. Ricordava benissimo il villaggio, sebbene non riuscisse a ricordare di aver visto un ragazzino e di avergli sorriso. Tremotino le aveva suggerito di usare la forza per piegarli, perché in caso contrario l’avrebbero derisa. L’avrebbero considerata una debole, che non era nemmeno in grado di tenere a bada un gruppetto male assortito di rivoltosi. Tremotino le aveva detto che se non avesse sedato quel focolaio nel suo regno, la ribellione si sarebbe estesa come un’epidemia.
- Perché me lo dite solo ora? Perché non siete venuto da me prima della battaglia? – chiese Regina.
- Artù non me l’ha permesso. Oh, lui mi ha concesso di partire insieme ad Emma. L’ho supplicato, perché non potevo starmene a Camelot ad aspettare, semplicemente. Ma non mi ha permesso di affrontarvi. Voleva che vedessi che non eravate la donna che credevo. – Percival aveva alzato la voce. Ora i suoi occhi verdi ardevano. – Avete salvato molte vite, lo riconosco. Avete ucciso quel mostro del Vostro consigliere e la vostra stessa madre. Ma... dovrebbe bastarmi? Chi mi assicura che non Vi rivolterete contro di noi? O contro Emma? Lei Vi ama... l’ho visto.
- Lo capisco. – disse Regina. – La vostra rabbia è comprensibile.
- Ho cercato di... di lasciarmela alle spalle. Quando ho saputo del piano di Vostra madre, ho cercato di... di comprendere. Ho raccontato la mia storia ad Artù e lui avrebbe anche potuto cacciarmi, ma non l’ha fatto. Tuttavia, non posso. Mio padre è morto, quel giorno. Molta gente che conoscevo è morta, urlando. Non avete concesso la misericordia a nessuno!
L’ultima parola si trasformò in un urlo e Percival caricò, tentando un affondo. Era molto rapido e Regina ebbe a malapena il tempo di indietreggiare.
- Che cosa fate?! – gridò Daniel, piombando dentro con la spada già sguainata.
- Toglietevi dai piedi, comandante. – disse Percival, guardandolo solo con la coda dell’occhio. – Questa faccenda non Vi riguarda. Lei ha ucciso la mia famiglia.
Daniel guardò prima Regina e poi il cavaliere di Artù. Si spostò alla sua destra, lentamente, tenendo la lama bassa.
- Gléodan è bruciata perché lei l’ha voluto. Era casa mia. Mi ha costretto a fuggire. – disse Percival.
- Ricordo Gléodan. – replicò Daniel, guadagnandosi per un momento l’attenzione del cavaliere. – Non ero ancora comandante, ma ricordo cosa accadde. Fu Tremotino a suggerire la strage.
- E lei l’ha compiuta. Si è divertita! – Percival sputacchiò goccioline di saliva. Era diventato rosso. Respirava con affanno come se fosse reduce da una lunga corsa. – Lei godeva di tutto quel... sangue. Godeva, portando la morte!
A Regina pulsavano le tempie per la collera. Ma nel suo cuore aveva covato gli stessi sentimenti di quell’uomo per anni.
- Regina è stata manipolata. – disse Daniel, usando un tono molto ragionevole. – Oh, sì. Ha commesso molti sbagli. Ha molto da farsi perdonare.
- Quello che ha fatto non si può perdonare. Ma si può vendicare. – disse Percival, muovendo un altro passo.
Daniel si mise in mezzo. - Ma lei... lei, come Voi, ha creduto ciecamente che i suoi genitori fossero stati assassinati dai sovrani di Anatlon. Ha creduto che il padre di Emma avesse ucciso il suo, colpendolo alle spalle. Tremotino e Cora le hanno inculcato queste bugie...
Regina non voleva che Daniel rischiasse in quel modo per aiutarla. Si fece avanti. – Daniel, non farlo. Percival ha ragione. Sono stata... una tiranna. Ho seminato il terrore. Il mio popolo... mi temeva. Ancora mi temono. Forse non smetteranno mai del tutto di avere paura di me.
- Ma la vendetta non è la strada giusta. – replicò Daniel, tenendo gli occhi fissi su Percival. – La vendetta porta solo altro dolore. Altro sangue. Regina l’ha imparato a sue spese. Sa che cosa significa essere... in balia della rabbia. Sa che cosa vuol dire desiderare la vendetta ad ogni costo. La vendetta... l’odio... l’hanno resa la persona che tu hai visto in quel villaggio.
Percival strinse le labbra. La sua mano tremò brevemente. L’altra era stretta a pugno.
- Tu puoi essere migliore di così. – continuò Daniel. – Puoi non lasciarti guidare dalla tua rabbia.
- E dimenticare? Non posso. – ribatté Percival.
- No, non dimenticare. Nessuno ti chiede questo. Nemmeno Regina dimenticherà mai quello che ha fatto. – Daniel rifletté un momento prima di andare avanti. Era pronto a battersi, se Percival lo avesse attaccato. Ma non voleva. Voleva che lo ascoltasse e pensava di aver trovato una breccia, uno spiraglio. - Ma quello che ti chiedo è di... non lasciare che il desiderio di vendetta ti accechi. Ti chiedo di guardare dentro di te e di provare a capire che Regina è stata sommersa dalle menzogne. Ha agito spinta dalla sua sete di vendetta. Tu hai ancora la possibilità di non commettere gli stessi errori. Sei stato... valoroso. Ti ho visto combattere e salvare i tuoi compagni. Sii un cavaliere di cui Artù potrà sempre andar fiero.
Regina guardò Percival in attesa. Il cavaliere, che era stato un ragazzino spaventato a Gléodan e aveva mentito ad Artù dicendo che suo padre era un lord dell’ovest quando in realtà era solo un mercante, abbassò gli occhi. Fissò la sua spada, la lunga lama che scintillava nella penombra della tenda. Rimuginò per un tempo che a Daniel e a Regina parve lunghissimo. Lottò con se stesso.
Alla fine emise uno sbuffo, come se avesse trattenuto il respiro e poi rinfoderò la spada.

***

Camelot. Regno di Elohim. Est.

Artù tornò a Camelot passando per la Via dei Re. Merlino non aveva altri fagioli magici a disposizione.
Lungo la strada incontrarono molta gente che si fece da parte e guardò la colonna con gli occhi sgranati.
Le notizie sulla battaglia avevano iniziato a circolare e le persone fissavano, affascinate, le due regine che cavalcavano vicino al re di Elohim. Qualcuno lanciò dei fiori. Altri si inchinarono rispettosamente. Una donna sollevò il proprio bambino di appena un anno e chiese ad Emma di benedirlo. Lei non aveva idea di come si benedicesse un bambino, ma gli posò una mano sulla testa e gli augurò di diventare coraggioso e di essere felice. Il piccolo rise e allungò la manina grassoccia, prendendo una ciocca dei suoi capelli biondi.
Camelot era in festa per il ritorno del re. Ginevra lo attese davanti al castello e Artù l’abbracciò stretta e la baciò quando scese da cavallo. Strinse suo fratello Kay e poi gli venne presentato Bedwyr, il mezzelfo che aveva permesso a Ginevra di vincere con facilità.
- Bedwyr. – disse Artù, solennemente. – Voglio ricompensarti per quello che hai fatto. Chiedimi pure quello che vuoi.
- Sire, quello che ho fatto, l’ho fatto perché era giusto. Sono solo un vassallo di lord Ban.
- Ma tua madre era un’elfa. Ed è anche grazie a te che Camelot è salva. Pensaci. Qualsiasi cosa mi chiederai, farò in modo di dartela.
Lord Ban volle vedere suo figlio e pianse a lungo davanti al corpo di Lancillotto, circondato dai suoi figli legittimi. Anche Vivianne si avvicinò. Aveva mandato Lancillotto a Camelot quando era poco più che un bambino, spinta dalla visione di Merlino che lo aveva scorto vicino al futuro re di Elohim e in seguito lo aveva visto poche volte. Gli posò una mano sul viso olivastro. Grazie all’incantesimo di Regina, il corpo si era conservato e sembrava che dormisse o che avesse esalato l’ultimo respiro solo pochi attimi prima. Cercò l’anello che gli aveva dato e che avrebbe dovuto proteggerlo, ma notò che alla mano destra mancavano due dita, il mignolo e l’anulare. Certamente un colpo di spada le aveva tranciate e l’anello era andato perduto.
Una lacrima solitaria le rotolò sulla guancia. Vivianne si chinò e lo baciò sulla fronte.


Il giorno dopo Ginevra organizzò un banchetto sontuoso per festeggiare la vittoria e le due regine.
Era arrivata gente da ogni parte di Elohim e dall’ovest. Giunsero persone che ricordavano la caduta di Snowing Castle e che volevano tornare a casa. Vennero gli uomini di lord Fergus del Dunbroch, alti e barbuti, avvolti in pelli e vestiti a scacchi, adorni di pietre. Gli uomini di Ban, sebbene il lord se ne stesse in disparte, abbattuto e stanco, con un bicchiere di sidro in mano. C’erano donne e bambini di Camelot, figli dei cavalieri e delle guardie personali di ognuno di loro. Si presentò un uomo robusto e bruno, che era Ector, il padre adottivo di Artù. Era venuto persino Edwin, il padre di Elaine e nonno di Galahad. Alto e magrissimo, bianco come il nipote, sembrava propenso alle chiacchiere e bevve del vino insieme al ragazzo, ricordando Lancillotto. Ovviamente c’erano Morgana e Vivianne, che si tenevano in disparte, accanto a Merlino e qualche altra sacerdotessa che formava il loro seguito. Graham - e ciò che restava del Branco - non c’era.
E c’era Mordred. Il ragazzino stava il più possibile vicino ad Artù. Guardava tutti e tutto, non si perdeva niente. Non aveva l’aria confusa e nemmeno persa, anzi, sembrava molto curioso. A volte faceva domande. Si rivolgeva a Merlino con deferenza, ma non abbassava mai la testa.
- Si vede che è stato istruito da Morgause. – osservò Regina, fissando il ragazzino con i grandi occhi celesti.
- Lo è stato, ma è anche figlio di Artù ed è sangue di Avalon. – disse Emma. – Ed è l’erede al trono.
Era quasi il tramonto quando lord e nobili cessarono di sfilare. Artù era rimasto in piedi per buona parte del pomeriggio a parlare con immutata cortesia con ognuno di loro, come se fosse la prima volta che li vedeva. Emma e Regina avevano fatto lo stesso, sentendosi rivolgere molte domande sul regno che avrebbero ricostruito insieme, su uomini ombra, manticore e basilischi, sebbene Regina non avesse mai evocato un basilisco e nemmeno sua madre l’aveva fatto o almeno non ricordava di averne visti.
Alla fine i servitori annunciarono l’inizio del banchetto. Artù sedette al tavolo con i suoi cavalieri e chiese anche a Emma e Regina di unirsi a lui. Tenne un posto anche per Bedwyr, che venne accolto come un cavaliere. Uno dei figli di Agravain gli chiese se potesse fargli vedere le orecchie e il ragazzo si scostò i capelli biondi per mostrargliele.
Quando ebbero finito di cenare, Artù si aggirò tra gli ospiti, insieme alle due regine. Vicino al sovrano di Camelot c’erano sempre Galahad, che non aveva mangiato molto ed era immerso nei suoi pensieri, e Agravain, che sembrava costantemente in procinto di afferrare uno dei tavoli e rovesciarlo. Quest’ultimo troneggiava in mezzo al gruppetto come un toro accanto ai destrieri eleganti. Emma indossava un’ampia veste bianca, spiccando tra i nobili vestiti di colori vivaci come uno dei cervi bianchi che avevano visto a Findias. Regina, invece, era incredibilmente elegante e attirava molti sguardi nella sua veste rossa, con la spilla rotonda e d’argento che chiudeva il mantello all’altezza della spalla.
- Mio signore e re. – disse un uomo, inchinandosi davanti ad Artù. Indossava una tunica verde e stringeva una lira al petto.
Emma lo riconobbe immediatamente. Lo aveva incontrato sulla strada per il Cameliard, lo aveva fermato per chiedergli delle informazioni e lui le aveva offerto del sidro.
- Geoffrey da Monmouth. – si presentò il bardo. Si profuse in un altro inchino per le due regine. Emma aveva un aspetto diverso quando lo aveva incontrato, perciò Geoffrey non si rese conto di chi lei fosse. O forse, come le aveva detto Regina, aveva solo un ricordo molto vago di quell’incontro. - Sono un umile bardo. Vengo dal Gwynedd e ho viaggiato a lungo.
- Benvenuto, dunque. Sei qui per allietarci con qualche ballata? – domandò Artù.
- Non solo. In realtà... mi piacerebbe scrivere delle ballate. Canzoni che parlino della già leggendaria battaglia di Nymeria. – Si rivolse alle due regine. Aveva occhi di un azzurro profondo e penetrante, infossati sotto una fronte quasi sproporzionata, la barba folta e il sorriso incerto ma cordiale che Emma ricordava. – Sempre che siate d’accordo.
Artù guardò Emma e Regina, che annuirono. – Beh, non ho nulla in contrario, se racconterai solo la verità.
- Certo, Sire. Nient’altro che la verità. Vi ringrazio. – E si inchinò di nuovo.
Dopo un rapido giro tra lord e amici, Artù attirò l’attenzione degli ospiti, invitandoli al silenzio. Tutti si acquietarono.
- Come voi ben sapete, presto Emma e Regina partiranno per il sud. Anatlon... tornerà ad essere un regno prospero. Servirà del tempo, ma sono certo che... molta gente che ha dovuto abbandonare Snowing Castle molti anni fa, vorrà tornare a casa.
Vi furono acclamazioni e borbottii di assenso. Qualcuno sollevò il boccale. Emma si sentì vagamente in imbarazzo davanti a tutta quella gente e visse un momento di smarrimento. Aveva passato anni in una foresta e prima... aveva ricordi di Snowing Castle e di come avevano regnato David e Mary Margaret, ma non era sicura che sarebbe riuscita ad occuparsi di tutto. La corona che Artù le aveva messo sul capo, sottile e dorata, sembrò pesare come un macigno.
Poi Regina allungò la mano per stringere forte la sua. Emma la guardò, sapendo che non sarebbe mai più stata sola. Le sorrise, riconoscente e Regina le accarezzò le dita con il pollice.
- Inoltre... – Artù rifletté prima di continuare. – Sapete bene che... ho perso un caro amico in questa guerra. Era molto più che un amico. Era un fratello, prima ancora di essere uno dei miei Cavalieri e di occupare il Seggio Periglioso.
Ginevra si accorse che il marito stava per piangere. Lo vide sforzarsi per mantenere il controllo. In sala nessuno parlava.
- Lancillotto. – Artù alzò il proprio boccale di sidro e venne subito imitato da molti altri. – Lance è stato al mio fianco fino alla fine. Non ha ceduto nemmeno quando era già gravemente ferito. Mi mancherà... ma so per certo che ha un degno successore.
Galahad sorrise lievemente.
- Per questo... Galahad, per favore, prendi questa. – Artù porse Aradonight, la spada di Lance, al ragazzo. Era stata ripulita e risposta nel fodero in pelle di daino.
- Io... ma, Sire... – iniziò Galahad, confuso. – Non potrei mai... ho già una spada e questa...
Artù scosse la testa e gli appoggiò una mano salda sulla spalla. - Certo che puoi. Lancillotto era molto orgoglioso di te. E ho visto come hai combattuto. Se non vorrai usarla, non la userai, ma ti prego, prendila. Spetta a te.
Galahad esitò ancora un momento. Allungò le dita esitanti. Forse pensava che la spada si sarebbe rivoltata contro di lui.
Infine la prese e poi la estrasse, sollevandola in alto, affinché tutti potessero vederla. Lo scudo di Lance, che recava un’aquila con il pesce stretto tra gli artigli, era stato appeso al Seggio Periglioso, che sarebbe rimasto vuoto.
Artù sollevò di nuovo il boccale. – Lunga vita alle regine!


Poco dopo, Emma vide Ginevra che si faceva aria con un tovagliolo ricamato. Sir Kay le offrì del sidro, ma lei lo rifiutò.
- State bene, maestà? – domandò Emma. – Non avete mangiato molto e sembrate affaticata.
- Non c’è bisogno che mi chiami maestà, Emma. Davvero. – ribatté Ginevra, sorridendole. – Sto bene. Ho bevuto solo acqua perché non posso bere altro. Me lo hanno sconsigliato. Per via del mio stato...
- Siete incinta, mia signora? – esclamò Kay, posando immediatamente il boccale. Lo disse a voce molto alta, attirando qualche sguardo. – Beh, congratulazioni!
- Sì, così dice Merlino. Ed ora grazie a Voi non è più un segreto, sir Kay.
Il fratello adottivo di Artù diventò rosso quanto i suoi capelli.


- Sento che un giorno avremo guai seri. – disse Vivianne, osservando Ginevra e poi Mordred, l’altro figlio di Artù, per il quale non provava alcuna simpatia, sebbene sembrasse un innocuo ragazzo di appena undici anni. Era stato cresciuto da Morgause, che poteva avergli inculcato chissà quali idee e pareva già fin troppo consapevole della sua importanza e del suo ruolo. C’era qualcosa di misterioso nel suo sguardo celeste. Erano gli occhi di Artù, eppure era anche diversi, in un modo che Vivianne non riusciva a spiegare, ma che non le piaceva affatto.
- Sì, certamente. La pace non dura mai così a lungo. – Morgana aveva un aspetto migliore. Si sentiva in forze, anche se non aveva ancora ritrovato completamente la salute. Un’altra cosa possibile era che non la ritrovasse mai del tutto. Era una conseguenza dell’incantesimo che aveva messo in atto.
- Non ci sarà pace nemmeno quando saremo morti. – commentò Merlino. Le mani stringevano saldamente il bastone. Anche lui guardava Mordred, ma la sua espressione era indecifrabile. – Ma conviene godersi quello che abbiamo ora.



Avalon. Diversi giorni dopo.

Morgause venne riconosciuta colpevole.
La sera in cui la condannarono a morte druidi, sacerdotesse e accolite, alcune delle quali poco più che bambine, si fermarono nei pressi del lago, avvolto dalle nebbie impenetrabili e attesero. Alcune di loro non avrebbero voluto trovarsi lì, ma Merlino pensava che fosse necessario che vedessero che cosa accadeva a chi era sangue di Avalon e tradiva, portando solo morte.
Morgana arrivò prima della prigioniera, accompagnata da un’ancella e da Vivianne, che poi si fece da parte.
Morgause non aveva più detto una parola da quando Ginevra l’aveva gettata nelle segrete e non disse niente nemmeno quando la portarono davanti al lago, in catene. Nonostante i capelli rossi arruffati, la veste lacera e i graffi sul viso, la signora del Lothian non abbassò la testa davanti alla Somma Sacerdotessa, che aveva indossato la veste rossa che normalmente usava durante le cerimonie e quando impartiva la giustizia.
L’aria era densa e pesante.
- C’è qualcosa che vuoi dire? – domandò Morgana alla zia, a voce alta, in modo che tutti potessero sentire.
Non vi fu risposta. Gli occhi verdi di Morgause erano fissi in quelli di Morgana.
- Non mi sorprende, anche se avevo sperato diversamente. – disse la Somma Sacerdotessa. Con un gesto, ordinò all’ancella di farsi da parte e lei si affrettò ad allontanarsi.
Intorno alle due donne si creò il vuoto. Igraine era in prima fila, accanto a Vivianne e sebbene Morgause fosse anche la sua sorellastra, non l’avrebbe mai perdonata né tantomeno aveva obiettato quando Morgana l’aveva condannata a morte.
O a qualcosa di ben peggiore della morte.
Quello che Morgana fece, lo aveva fatto pochissime volte da quando era diventata Somma Sacerdotessa, ma non esitò.
- Non distogliete gli occhi.
Trilli stava giusto per farlo, ma le parole della sua insegnante e il suo tono rigido le imposero di obbedire.
Morgana appoggiò la mano sul collo di Morgause, che fece per ritrarsi a quel tocco, ma lei serrò le dita intorno alla sua gola e non glielo permise. Poi pronunciò un’unica parola magica nella Lingua Antica e Morgause venne sospinta violentemente all’indietro.
Il suo corpo volò dritto nelle nebbie e scomparve.
Un’accolita gridò, spaventata a morte e cadde a terra svenuta.
 
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Nn mi hai risposto a questa cosa!!
CITAZIONE
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/9/2020, 20:45) 
Cora cercò di aprire una breccia nella barriera. Spinse per infrangerla. Poi provò a raggirarla, ma lo scudo le proteggeva interamente. Tentò un incantesimo di cristallizzazione, come quello che Emma aveva usato per paralizzare il serpente. La barriera lo respinse.
Sua madre spalancò le braccia e i vetri della finestra alle sue spalle si infransero.

Qua dovevi cambiare soggetto,a un certo punto,o c'è qualcosa ke nn va xké sembra ke tu stia improvvisamente parlando della madre D Cobra...! :wacko:

Come si può correggere questa parte? :dottore:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
CITAZIONE
Nn 6 riuscita a inserire nella Battaglia Finale gli spiriti animali tratti da"Mononoke",ma pazienza.... :dottore:

Mi sono dimenticata completamente di quella parte. D:

Eh,l'avevo intuito...X-<
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Emma gli aveva portato una pagnotta e lo aveva trovato e sorseggiare dell’acquavite.

A sorseggiare.Partiamo bene. :P
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
- Maledetto, Coccodrillo!

(Canta con la voce D Bennato)DANNATO COCCODRILLO!!!>O<#
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Viktor aveva perso Gerhardt. Il suo corpo era stato bruciato quella mattina insieme a molti altri cadaveri. Civili e soldati. Ruby aveva visto morire non solo la madre, ma anche il compagno e Granny ovviamente aveva perso una figlia. E la sua lupa, Won-Tolla. La manticora ne aveva fatto scempio. Anche Granny era ferita. Merlino aveva curato i profondi tagli sul braccio, che era stata proprio Won-Tolla a procurarle, quando era sotto l’effetto dell’incantesimo oscuro di Cora.

:( :( :( :( :(
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Un colpo scorretto, come quello che Seamus aveva inflitto a Peter anni addietro.

A proposito,ma i Cani Rossi ke fine hanno fatto? :think:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Artù seguiva Merlino e cercava di dare conforto agli uomini che non erano in grado di alzarsi. Permetteva loro di toccare il fodero di Excalibur, anche se gli incantesimi di Avalon sembravano proteggere soprattutto lui.

RACCOMANDATO!!>O< :viaaa...:
Scherzo. :amore2:

CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Emma sospirò. Regina le venne vicino e le prese la mano.
- Stai bene?
Regina annuì. Si morse il labbro: - Io sì. Non ho potuto aiutare tutti.
- Non è colpa tua, lo sai. Anch’io ci ho provato, ma... posso solo curare ciò che sta in superficie. Non ne so quasi niente di danni interni. Viktor è più abile di me in quello.
- Non è molto che usi la magia. Sei stata brava.
La voce dolce e calda di Regina la rincuorò un poco.

:amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Emma vide Galahad porgere due scodelle di zuppa a Jim Halloway e Will Nightshade. Loro lo ringraziarono e ne assaggiarono un cucchiaio, mentre osservavano quel cavaliere allontanarsi. Lo osservarono con timore reverenziale, ma anche con ammirazione, sapendo cosa fosse capace di fare.

:scusa: :rosa: :amore2: :amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
- Non parlare. Andrà tutto bene, padre. - disse, pur avendo la certezza che non fosse vero. In caso contrario, Merlino non sarebbe venuto a cercarlo.

:cry:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
- Mio fratello è morto, vero? - chiese Lilith, in tono grave.

Lilith parlava più del solito. Era un fiume. Si vedeva che era turbata.

:(
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
- Beh... grazie.
- No... grazie a te. Hai rischiato la tua vita per qualcuno che conosci appena.
Lilith sorrise: - In realtà... ho l’impressione di conoscerti da sempre.

:amore2: :amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Morgana era sopravvissuta al potente incantesimo che aveva messo in atto per poter proteggere Artù e i suoi uomini. Era ancora debole, ma si stava riprendendo.

FIUUUUUU,m'avevi fatto prendere un colpo!! D:

Uffff,la scena D Percival è stata...intensa.
Tra parentesi,un'altra scena ke alla fine nn 6 riuscita a mettere è stata quella in cui Daniel faceva qualcosa D eroico durante la Battaglia Finale....
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Merlino non aveva altri fagioli magici a disposizione.

Visto ke siamo nel mezzo D una serie D scene D guarigione,mi sono venuti in mente i Fagioli D Balzar! :P
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Una donna sollevò il proprio bambino di appena un anno e chiese ad Emma di benedirlo. Lei non aveva idea di come si benedicesse un bambino, ma gli posò una mano sulla testa e gli augurò di diventare coraggioso e di essere felice. Il piccolo rise e allungò la manina grassoccia, prendendo una ciocca dei suoi capelli biondi.

:sigh: :amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Si rivolgeva a Merlino con deferenza, ma non abbassava mai la testa.
- Si vede che è stato istruito da Morgause. - osservò Regina, fissando il ragazzino con i grandi occhi celesti.
- Lo è stato, ma è anche figlio di Artù ed è sangue di Avalon. - disse Emma: - Ed è l’erede al trono.

SPERO D nn dovermi preoccupare... :viaaa...: :sta-attento:

Mi ricordo ke nella parte finale avrebbero dovuto esserci anche Robin&Marian e Anna&Elsa...vediamo se li hai messi... :dottore:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Tenne un posto anche per Bedwyr, che venne accolto come un cavaliere. Uno dei figli di Agravain gli chiese se potesse fargli vedere le orecchie e il ragazzo si scostò i capelli biondi per mostrargliele.

3_3 3_3
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Emma si sentì vagamente in imbarazzo davanti a tutta quella gente e visse un momento di smarrimento. Aveva passato anni in una foresta e prima... aveva ricordi di Snowing Castle e di come avevano regnato David e Mary Margaret, ma non era sicura che sarebbe riuscita ad occuparsi di tutto. La corona che Artù le aveva messo sul capo, sottile e dorata, sembrò pesare come un macigno.
Poi Regina allungò la mano per stringere forte la sua. Emma la guardò, sapendo che non sarebbe mai più stata sola. Le sorrise, riconoscente e Regina le accarezzò le dita con il pollice.

Insieme... :amore3:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
Poco dopo, Emma vide Ginevra che si faceva aria con un tovagliolo ricamato. Sir Kay le offrì del sidro, ma lei lo rifiutò.

:woot: !6 incinta?!Dimmi ke 6 incinta!! :woot:
Mordred resterebbe cmq il 1° genito >.< ,ma..dimmi ke 6 incinta!! :sigh:

CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
- Sto bene. Ho bevuto solo acqua perché non posso bere altro. Me lo hanno sconsigliato. Per via del mio stato...
- Siete incinta, mia signora? - esclamò Kay, posando immediatamente il boccale. Lo disse a voce molto alta, attirando qualche sguardo: - Beh, congratulazioni!
- Sì, così dice Merlino. Ed ora grazie a Voi non è più un segreto, Sir Kay.
Il fratello adottivo di Artù diventò rosso quanto i suoi capelli.

CONGRATULAZIONI!! :fiori: :fiori: :D
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/9/2020, 21:01) 
La pace non dura mai così a lungo. -

- Ma conviene godersi quello che abbiamo ora.

(Annuisce-annuisce -_- ) :fiori: :pon pon:
 
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CITAZIONE
Cora cercò di aprire una breccia nella barriera. Spinse per infrangerla. Poi provò a raggirarla, ma lo scudo le proteggeva interamente. Tentò un incantesimo di cristallizzazione, come quello che Emma aveva usato per paralizzare il serpente. La barriera lo respinse.
Sua madre spalancò le braccia e i vetri della finestra alle sue spalle si infransero.

Qua dovevi cambiare soggetto,a un certo punto,o c'è qualcosa ke nn va xké sembra ke tu stia improvvisamente parlando della madre D Cobra...! :wacko:

Come si può correggere questa parte? :dottore:

Al posto di "sua madre" ho scritto Cora e basta. -_-


CITAZIONE
A proposito,ma i Cani Rossi ke fine hanno fatto? :think:

Non lo so (?). Saranno tornati a casa loro o staranno facendo casino da qualche parte. Non mi risultava che dovessero ricomparire. :wacko:


CITAZIONE
RACCOMANDATO!!>O< :viaaa...:
Scherzo. :amore2:

Beh, dai.. un pochetto lo è.


CITAZIONE
FIUUUUUU,m'avevi fatto prendere un colpo!! D:

Uffff,la scena D Percival è stata...intensa.
Tra parentesi,un'altra scena ke alla fine nn 6 riuscita a mettere è stata quella in cui Daniel faceva qualcosa D eroico durante la Battaglia Finale....

Non sono riuscita a pensare a nulla. Diciamo che ricordavo un discorso che avevamo fatto su un "effetto farfalla", ma sinceramente non sapevo come inserirlo. Sorry.


CITAZIONE
Mi ricordo ke nella parte finale avrebbero dovuto esserci anche Robin&Marian e Anna&Elsa...vediamo se li hai messi... :dottore:

:? ;) ;)


______________



EPILOGO

BRIHENT






- Ciao, Peter. – disse Ruby, inginocchiandosi davanti alla tomba. – Mi dispiace di non essere venuta così spesso ultimamente.
Viktor, che l’aveva accompagnata, era rimasto rispettosamente indietro.
Ruby si asciugò gli occhi e concentrò lo sguardo sul luogo in cui giaceva l’uomo che aveva amato. La pietra era stata modellata e innalzata fino a formare un’alta guglia frastagliata. Lei si strinse nel mantello rosso, che le aveva cucito sua nonna dopo la battaglia di Nymeria e che portava sempre in segno di lutto. Il colore le ricordava il sangue. Tutto il sangue versato durante quella terribile giornata. Il sangue di Peter. Il sangue di Anita. E quello degli altri compagni morti: Liam, Gerhardt e Quinn. I corpi del fratello di Viktor e di Quinn erano stati bruciati, mentre Peter, prima della battaglia, quando ancora Ruby non osava pensare al fatto che non sarebbero sopravvissuti, le aveva detto che avrebbe preferito che il suo corpo venisse seppellito e che ci fosse una tomba dove qualcuno potesse lasciare dei fiori.
Aveva abbandonato il Branco e, a malincuore, anche la sua lupa, Raksha, sebbene la sentisse sempre molto vicina, come se una parte di lei la seguisse ovunque andasse. Accadeva lo stesso anche a Granny. Won-tolla non c’era più, ma a volte la nonna la sognava e quando si destava da quei sogni le sembrava che la vecchia lupa fosse proprio lì, accanto a lei.
Ruby si alzò, dopo aver posato i papaveri arancioni davanti alla roccia.
- Sono molto belli, vero? – disse Viktor, avvicinandosi cautamente e riferendosi ai fiori. Sorrise, soffermandosi sulla tomba di Peter. - Dirò a quella mia amica che ti sono piaciuti.
- Sì. E dille che la vorrei ringraziare di persona. – rispose Ruby.
- Oh, vorresti? Beh, vive a poche leghe da qui. – Viktor le offrì il braccio. – Possiamo andarci anche ora. Sono sicuro che ti piacerà.


- Spugna, datti una mossa con quella cassa! – esclamò Killian, vedendo il nostromo armeggiare goffamente con la merce.
- Ci sto provando, capitano. – rispose. Si avviò, sbuffando sul ponticello di legno che lo portò sulla nave.
In cima all’albero maestro sventolava un teschio bianco su sfondo nero. Le vele erano ancora ripiegate, ma Killian constatò che il vento era buono e che avrebbero potuto levare l’ancora molto presto. Gli uomini stavano lustrando il ponte.
Oh, sì. La Jolly Rogers era una gran bella nave.
Killian si sistemò l’uncino che ora portava al posto della mano, quella che il Coccodrillo gli aveva mozzato e raggiunse il resto dell’equipaggio.
Milah, la sua compagna, gli andò incontro e lo baciò sulle labbra. Era stata lei a consegnargli l’uncino da fissare sul moncherino, dopo aver accettato di seguirlo. Si erano conosciuti in una taverna e Killian le aveva dato una mano a liberarsi di un uomo scortese, che la stava importunando. Lo aveva aiutato in molti altri modi, primo fra tutti a superare la morte di Liam, il cui corpo era stato gettato in mare, proprio come avrebbe voluto lui.
Gli mancava il Branco. Sapeva che Graham ora viveva solo insieme ad Akela, nella foresta di Misthaven, ma immaginava che non gli dispiacesse. Era stato cresciuto dai lupi ed era rimasto solo per molto tempo prima di incontrare i primi uomini che avevano formato il Branco.
Gli mancava anche il suo lupo. Ogni giorno. Ma gli piaceva quello che aveva trovato lungo la strada.
- Sei pronto? – gli domandò Milah.
- Aye, tesoro. Come sempre.


- Fanno entrare anche gli animali, adesso?
Graham si era appena seduto a un tavolo, per ripararsi dalla pioggia, insieme ad Akela, ora accucciato ai suoi piedi, quando l’uomo cominciò ad infastidirlo.
- Non siamo in un mattatoio.
In quella taverna c’erano diversi uomini, alcuni armati, altri già ubriachi, ma lui era entrato solo per non bagnarsi e aveva accettato un bicchiere di sidro. Aveva chiesto anche un po' di carne da dare ad Akela. Non era lì per combattere, ma immaginava che sarebbe successo.
- Potrebbe essere un animale anche lui. – osservò un altro uomo. - Lo hanno allevato i lupi. E dicono anche... che abbia combattuto in quella guerra... a Nymeria. Dalla parte delle due regine. Dicono che... il suo Branco sia stato decimato.
Graham sapeva che i sopravvissuti stavano ricostruendo le loro vite e che avevano trovato la felicità, in un modo o nell’altro. Lui avrebbe sempre portato dentro di sé il dolore per la perdita dei compagni, ma era ben contento di sapere che gli altri stavano bene. Tutti gli altri, anche i veri lupi, che vivevano ancora in branco e che ogni tanto Graham incontrava nella foresta di Misthaven.
- Ma senti, senti...
- Inoltre, dicono... che pianga dopo aver ucciso una preda.
L’uomo che aveva parlato per primo bevve un sorso di vino, sbatté il boccale sul bancone e si avvicinò al Figlio dei Lupi. – Quale uomo piange davanti alle sue prede?
- Un uomo d’onore. – rispose Graham, senza voltarsi.
- E che ne sai tu dell’onore?
- Io ce l’ho. – Graham sentiva il puzzo sgradevole che emanava quell’essere. Indicò Akela con un cenno del capo. – Loro ce l’hanno. I miei compagni... quelli che sono morti combattendo... ce l’avevano. Tu no.
- Gli animali ce l’hanno? – esclamò l’uomo, costernato.
- Sono puri di cuore. Non sono egoisti e... arroganti. Come le persone.
Akela ringhiò e si alzò, pronto a balzare addosso all’uomo.
- Dì al tuo cagnolino di non ringhiarmi. Sai che cosa faccio a un animale che mi minaccia? – Estrasse una delle spade che portava legate alla schiena. – Lo apprendo al muro!
Graham afferrò il coltello che gli avevano portato per tagliare il pane e lo affondò nel petto dell’uomo prima che lui potesse trafiggerlo o trafiggere Akela. Affrontò il suo compare, afferrandolo per il bavero e mandandolo a sbattere dritto contro la finestra. I vetri si ruppero e Graham ne raccolse un frammento, particolarmente affilato e minacciò un altro uomo che si stava facendo sotto, armato di coltello. Quello decise che era meglio darsela a gambe.
Graham gettò il frammento sul tavolo e guardò il proprio viso, riflesso nel vetro.

***


- Ancora quassù? – domandò Regina.
- A me piace il panorama. Dovresti venirci più spesso.
Nihal, la capitale di Brihent, il regno di Emma e Regina, scintillava.
Nel punto più alto delle massicce e solide mura bianche che i volontari avevano costruito e che erano state rese ancora più resistenti dagli incantesimi di Morgana, Emma poteva vedere non solo i campi, i villaggi vicini e i boschi, ma anche il mare. Quel mare che aveva visto solo una volta con David, suo padre, quando era solo una bambina e non immaginava ancora che cosa le sarebbe accaduto.
Intorno alle mura, sorgevano le grandi case degli artigiani e dei bottegai ricchi, ma anche le case dei contadini, che entravano in citta spesso per rivendere i risultati del raccolto o per comprare gli utensili che servivano in casa e nei campi.
Le vie di Nihal erano diritte e larghe, abbastanza perché ci potessero passare almeno due carri. Salivano verso il castello, incrociando altre vie più strette. Molte case avevano facciate ampie e altro spazio riservato a un cortile, oppure a una scuderia e anche le abitazioni più piccole avevano una stalla o un porcile, un magazzino in cui tenere le scorte di cibo e le armi. Il ponte che univa la città al castello e che era bruciato durante l’attacco anni prima, era stato ricostruito in una posizione più consona e agevole, in fondo alla nuova strada principale. C’erano anche altri piccoli ponti e canali.
In cima alla torre centrale del castello sventolava lo stendardo con il simbolo del regno, una mela rossa sormontata da una corona. Dal frutto rosso spuntavano due ampie ali di cigno. Lo sfondo era azzurro.
C’era un odore di nuovo; legno, paglia, intonaco bianco sui muri, pane appena sfornato, abiti puliti. I rumori erano quelli che Emma ricordava; lo scalpiccio dei cavalli, i passi di tantissime persone che affollavano il mercato, le grida dei venditori, il martello del fabbro e il mantice che si gonfiava e sgonfiava.
- Ero occupata con Henry. Dei due è quello che mi dà più del filo da torcere. – disse Regina. – Baelfire è molto più tranquillo.
Henry e Baelfire, il loro figli, erano nati lo stesso giorno. Grazie ad un complicato incantesimo che Regina ricordava dai tempi in cui era l’allieva di Tremotino e che aveva trovato anche nelle Cronache di Avalon, Emma e Regina avevano avuto quei due bambini. Henry piangeva spesso ed era anche il più vivace, sempre in movimento, mentre il fratello Baelfire sembrava possedere un temperamento più riflessivo.
Quando le regine avevano presentato ufficialmente i due eredi al trono, la città era appena stata ultimata e molte persone, fuggite dopo la caduta di Snowing Castle, erano ancora in viaggio verso quello che un tempo era il regno del sud, Anatlon. Morgana e Merlino avevano intessuto incantesimi che avevano permesso la ricostruzione della città e la fertilità dei campi, sterili da moltissimo tempo.
Quel giorno, tuttavia, era venuta moltissima gente anche da Elohim e da ovest. Artù aveva portato il figlio avuto da Ginevra e Mordred, che si stava facendo alto e attraente.
E avevano rivisto anche Robin e Marian.
- Sono bellissimi. – aveva detto la moglie di Robin, guardando i visi paffuti dei due neonati. Baelfire aveva allungato una manina e aveva toccato il naso della donna. Lei gli aveva posato un bacio sulle dita piccolissime.
Da dietro le gambe di Robin, che ormai non era più un locandiere di Nottingham, ma il ladro che rubava ai ricchi per dare ai poveri insieme alla sua Allegra Brigata, era spuntata la testa scura di un bambino di circa tre o quattro anni, che aveva sorriso timidamente a Regina.
- Lui è Roland. – aveva detto Robin, mettendogli una mano sulla testa.
Roland si era inchinato goffamente, rischiando di cadere in avanti e rotolare. L’aveva guardata, intimidito, non sapendo bene che altro fare.
- Sapete, è la prima volta che vede delle regine. – aveva detto Marian.
- Regine? – aveva domandato Regina. Poi aveva schioccato le dita e immediatamente la bella e ricca tunica rossa che indossava era stata sostituita da abiti comuni, come quelli che portavano Robin e Marian. – Io non vedo nessuna regina.
Roland l’aveva fissata a bocca aperta; così Regina lo aveva afferrato e lo aveva sollevato in alto e fatto girare, spingendolo a ridere.
Ora Emma guardava tutto quello che aveva e ancora non credeva che fosse vero.
Il suo regno. Il suo popolo. La città dei suoi genitori, che era rinata e aveva preso il nome di una eroina delle leggende sui cavalieri di draghi, una guerriera che aveva combattuto per vendicare la sua gente, proprio come lei.
E la donna che amava. I loro figli.
Emma si girò e chiuse gli occhi quando Regina si chinò in avanti per baciarla. Non si sarebbe mai stancata delle sue carezze, non avrebbe mai smesso di tremare ogni volta che la toccava. Emma depose un lieve bacio sulla cicatrice, il ricordo di quando aveva ribattezzato Stormbringer, bagnandola con il suo sangue.
Poi scesero insieme dalle mura. Emma incrociò e salutò Lilith, che faceva parte della guardia personale.
- Hai visto qualcosa di interessante nello specchio? – chiese Regina. – Sembravi così concentrata.
Emma annuì. A volte usava uno specchio magico che Regina teneva nella loro stanza per assicurarsi che le persone a cui teneva stessero bene. - Ho visto Graham. C’è stata una zuffa in una taverna. Ma lui se l’è cavata. Vive ancora nella foresta con Akela.
- Il Figlio dei Lupi se la cava sempre.
- E tu invece? A parte cercare di tenere a bada Henry...
- Ho ricevuto missive da Nymeria. Daniel stava... risolvendo delle piccole scaramucce in un insediamento vicino. Pensavo potesse avere bisogno di più uomini, ma alla fine si trattava solo di un gruppetto male assortito di ribelli.
Daniel era diventato il governatore di Nymeria, oltre ad essere il comandante delle guardie. Lo aveva nominato Regina durante la ricostruzione di Nihal. Dato che avrebbe vissuto principalmente nella nuova capitale di Brihent, aveva preferito avere degli occhi fidati che vigilassero su Nymeria e su quella che era diventata la parte nord del nuovo regno. Jim Halloway e Will Nightshade, che si erano distinti durante la battaglia di Nymeria, erano incaricati di istruire i giovani soldati che entravano a far parte del corpo di guardia.
Le regine attraversarono il cortile interno, notando due bambine, forse figlie di qualche membro del corpo di guardia, che giocavano a ricorrersi. La più grande, con i capelli così biondi da sembrare bianchi e raccolti in una treccia, afferrò la veste della sorella e così caddero insieme, ridacchiando. Un ragazzino biondo scuro si unì a loro e un attimo dopo ripresero a inseguirsi.
Almeno quei bambini avevano una casa e non avrebbero dovuto affrontare quello che avevano affrontato loro due.
- Credo che stia per arrivare un temporale. – osservò Regina, scrutando il cielo. Il vento si era rinforzato e in lontananza aveva visto un gruppo di nuvoloni viola.
- Sì. – disse Emma. Una folata improvvisa le rapì alcune ciocche di capelli biondi. – Passerà presto.
“Presto verrà il tuo momento. Lo so. Non può essere altrimenti. Allora tornerai e tutto questo sarà tuo!”
Sì, padre
, pensò Emma, avviandosi verso il castello insieme a Regina. Sono tornata.


___________


And that's all, folks

(is it, really?)



Comunque, eccovi qualche musichetta:


https://youtu.be/el0z5yBV-2I

https://youtu.be/t62B1EzTmDg



Questa avrei dovuto postarla prima:

https://youtu.be/el0z5yBV-2I
 
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view post Posted on 12/9/2020, 11:46
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Lei si strinse nel mantello rosso, che le aveva cucito sua nonna dopo la battaglia di Nymeria e che portava sempre in segno di lutto. Il colore le ricordava il sangue.

"I suoi occhi e i suoi capelli...a me sembrano sangue,signor Gojyo...."
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Aveva abbandonato il Branco e, a malincuore, anche la sua lupa, Raksha, sebbene la sentisse sempre molto vicina, come se una parte di lei la seguisse ovunque andasse. Accadeva lo stesso anche a Granny. Won-tolla non c’era più, ma a volte la nonna la sognava e quando si destava da quei sogni le sembrava che la vecchia lupa fosse proprio lì, accanto a lei.

:rosa: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Ruby si alzò, dopo aver posato i papaveri arancioni davanti alla roccia.

Papaveri arancioni?? :blink:
(Controlla)
Ah,sì...a quanto pare esistono....(Si ricorda D una cosa)E forse è un riferimento a questo...? :rolleyes:

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
- Dirò a quella mia amica che ti sono piaciuti.
- Sì. E dille che la vorrei ringraziare di persona. - rispose Ruby:
- Oh, vorresti? Beh, vive a poche leghe da qui. - Viktor le offrì il braccio: - Possiamo andarci anche ora. Sono sicuro che ti piacerà.

Confermo. :rolleyes: :rolleyes: :ihih:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Killian si sistemò l’uncino che ora portava al posto della mano, quella che il Coccodrillo gli aveva mozzato e raggiunse il resto dell’equipaggio.
Milah, la sua compagna, gli andò incontro e lo baciò sulle labbra. Era stata lei a consegnargli l’uncino da fissare sul moncherino, dopo aver accettato di seguirlo. Si erano conosciuti in una taverna e Killian le aveva dato una mano a liberarsi di un uomo scortese, che la stava importunando. Lo aveva aiutato in molti altri modi, primo fra tutti a superare la morte di Liam, il cui corpo era stato gettato in mare, proprio come avrebbe voluto lui.
Gli mancava il Branco. Sapeva che Graham ora viveva solo insieme ad Akela, nella foresta di Misthaven, ma immaginava che non gli dispiacesse. Era stato cresciuto dai lupi ed era rimasto solo per molto tempo prima di incontrare i primi uomini che avevano formato il Branco.
Gli mancava anche il suo lupo. Ogni giorno. Ma gli piaceva quello che aveva trovato lungo la strada.
- Sei pronto? - gli domandò Milah.
- Aye, tesoro. Come sempre.

Buon viaggio,Capitano. :B): Vedi D nn fare lo stronzo con le persone sbagliate. :ph34r:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
- Inoltre, dicono... che pianga dopo aver ucciso una preda.
L’uomo che aveva parlato per primo bevve un sorso di vino, sbatté il boccale sul bancone e si avvicinò al Figlio dei Lupi: - Quale uomo piange davanti alle sue prede?
- Un uomo d’onore. - rispose Graham, senza voltarsi:
- E che ne sai tu dell’onore?
- Io ce l’ho. - Graham sentiva il puzzo sgradevole che emanava quell’essere. Indicò Akela con un cenno del capo: - Loro ce l’hanno. I miei compagni... quelli che sono morti combattendo... ce l’avevano. Tu no.
- Gli animali ce l’hanno? - esclamò l’uomo, costernato:
- Sono puri di cuore. Non sono egoisti e... arroganti. Come le persone.
Akela ringhiò e si alzò, pronto a balzare addosso all’uomo:
- Dì al tuo cagnolino di non ringhiarmi. Sai che cosa faccio a un animale che mi minaccia? - estrasse una delle spade che portava legate alla schiena: - Lo apprendo al muro!
Graham afferrò il coltello che gli avevano portato per tagliare il pane e lo affondò nel petto dell’uomo prima che lui potesse trafiggerlo o trafiggere Akela.

"Nn è un cagnolino!! :angry: "
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Nihal, la capitale di Brihent

Nn mi ricordavo D averla chiamata così!! :woot:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
In cima alla torre centrale del castello sventolava lo stendardo con il simbolo del regno, una mela rossa sormontata da una corona. Dal frutto rosso spuntavano due ampie ali di cigno. Lo sfondo era azzurro.

Stemmi-nomi-New
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Henry e Baelfire, il loro figli, erano nati lo stesso giorno. Grazie ad un complicato incantesimo che Regina ricordava dai tempi in cui era l’allieva di Tremotino e che aveva trovato anche nelle Cronache di Avalon, Emma e Regina avevano avuto quei due bambini.

Aspetto D vedere se hai anche precisato ke Regina ha partorito Henry,il cui nome è stato scelto da Emma in onore D suo padre(suo D Regina,ovviamente)e Baelfire è stato partorito da Emma e il cui nome è stato scelto da Regina...altrimenti io lo aggiungerei.E' un dettaglio,xò x me è importante da precisare. :dottore:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Da dietro le gambe di Robin, che ormai non era più un locandiere di Nottingham, ma il ladro che rubava ai ricchi per dare ai poveri insieme alla sua Allegra Brigata, era spuntata la testa scura di un bambino di circa tre o quattro anni, che aveva sorriso timidamente a Regina.
- Lui è Roland. - aveva detto Robin, mettendogli una mano sulla testa.

AMOOOOOORE!!! :sigh: :sigh: :sigh: Nn l'ho menzionato nel mio elenco xké nn ero sicuro ke i tempi x farlo comparire fossero giusti,ma C speravo tantissimo!!! :amore: :amore: :amore: :amore2: :amore2: :amore2:

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Roland si era inchinato goffamente, rischiando di cadere in avanti e rotolare. L’aveva guardata, intimidito, non sapendo bene che altro fare.
- Sapete, è la prima volta che vede delle regine. - aveva detto Marian:
- Regine? - aveva domandato Regina. Poi aveva schioccato le dita e immediatamente la bella e ricca tunica rossa che indossava era stata sostituita da abiti comuni, come quelli che portavano Robin e Marian: - Io non vedo nessuna regina.
Roland l’aveva fissata a bocca aperta; così Regina lo aveva afferrato e lo aveva sollevato in alto e fatto girare, spingendolo a ridere.

MA KE AMOOOOOORE la mia Regina del Popolo!! :amore: :amore: :amore: :amore2: :amore2: :amore2: :sigh: :sigh: :sigh: :fiori: :fiori: :fiori:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Le regine attraversarono il cortile interno, notando due bambine, forse figlie di qualche membro del corpo di guardia, che giocavano a ricorrersi. La più grande, con i capelli così biondi da sembrare bianchi e raccolti in una treccia, afferrò la veste della sorella dai capelli rossi e così caddero insieme, ridacchiando. Un ragazzino biondo si unì a loro e un attimo dopo ripresero a inseguirsi.

Anna,El&Kris!! :amore2: :amore2: :amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Il vento si era rinforzato e in lontananza aveva visto un gruppo di nuvoloni viola.

Viola?!? :o: Mi devo preoccupare?? :unsure:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
“Presto verrà il tuo momento. Lo so. Non può essere altrimenti. Allora tornerai e tutto questo sarà tuo!”
“Sì, padre.”
pensò Emma, avviandosi verso il castello insieme a Regina: “Sono tornata.”

:amore2: :scusa: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 11/9/2020, 17:17) 
Comunque, eccovi qualche musichetta:

La 1a te l'avevo passata io. :woot: L'altra,invc,è quella dei Titoli di Coda. :D That's all,folks!! :amore2:
CE L'ABBIAMO FATTAAAAA!!!!! :pon pon: :pon pon: :pon pon: :pon pon:
 
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view post Posted on 13/9/2020, 15:47
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Papaveri arancioni?? :blink:
(Controlla)
Ah,sì...a quanto pare esistono....(Si ricorda D una cosa)E forse è un riferimento a questo...? :rolleyes:

e44f4b01a41db41ae3968ba1c8f0ef9d

:wub: :wub: <3 <3 <3 <3


Diciamo che, secondo gli appunti, avevamo deciso che alla fine avremmo lasciato un po' la cosa in sospeso. In teoria doveva sembrare un po' più ambigua di così, cioè avevamo detto che non si sarebbe dovuto capire se Ruby si fosse messa con Viktor (Monster2Monster) o se si sarebbe messa con Dorothy dopo l'epilogo. LOL Non sembra proprio che Viktor e Ruby stiano assieme. Sembrano amici e basta. Ma comunque... ;P

CITAZIONE
Aspetto D vedere se hai anche precisato ke Regina ha partorito Henry,il cui nome è stato scelto da Emma in onore D suo padre(suo D Regina,ovviamente)e Baelfire è stato partorito da Emma e il cui nome è stato scelto da Regina...altrimenti io lo aggiungerei.E' un dettaglio,xò x me è importante da precisare. :dottore:

L'ho aggiunto :angel:

CITAZIONE
La 1a te l'avevo passata io. :woot: L'altra,invc,è quella dei Titoli di Coda. :D That's all,folks!! :amore2:
CE L'ABBIAMO FATTAAAAA!!!!! :pon pon: :pon pon: :pon pon: :pon pon:

:pon pon: :pon pon: :pon pon: :pon pon: :daccordo: :daccordo: :daccordo:
 
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 13/9/2020, 16:47) 
CITAZIONE
Aspetto D vedere se hai anche precisato ke Regina ha partorito Henry,il cui nome è stato scelto da Emma in onore D suo padre(suo D Regina,ovviamente)e Baelfire è stato partorito da Emma e il cui nome è stato scelto da Regina...altrimenti io lo aggiungerei.E' un dettaglio,xò x me è importante da precisare. :dottore:

L'ho aggiunto :angel:

Dove? :blink: Io non lo vedo... :huh:
 
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view post Posted on 21/9/2020, 19:24
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CITAZIONE (I Love Alessia's Stare @ 21/9/2020, 09:50) 
CITAZIONE (Stephanie86 @ 13/9/2020, 16:47) 
L'ho aggiunto :angel:

Dove? :blink: Io non lo vedo... :huh:

L'ho corretto dopo che me lo hai fatto notare, però l'ho corretto solo nel documento word.

"- Ero occupata con Henry. Dei due è quello che mi dà più del filo da torcere. – disse Regina. – Baelfire è molto più tranquillo.
Henry e Baelfire, il loro figli, erano nati lo stesso giorno. Grazie ad un complicato incantesimo che Regina ricordava dai tempi in cui era l’allieva di Tremotino e che aveva trovato anche nelle Cronache di Avalon, Emma e Regina avevano avuto quei due bambini. Henry piangeva spesso ed era anche il più vivace, sempre in movimento, mentre il fratello Baelfire sembrava possedere un temperamento più riflessivo. Quando Regina aveva partorito Henry, Emma aveva pensando subito che quello fosse il nome giusto per lui, come il re di Mehlinus, un uomo buono che aveva amato sinceramente la propria figlia e Regina era stata d’accordo quando glielo aveva proposto. Baelfire, invece, era stata un’idea di Regina. Era un nome forte, che aveva in sé il fuoco."
 
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