TERAPIA D'URGENZA, il forum della fiction

Once Upon a Time: The Phoenix Kingdom, AU - Fantasy - A quattro mani

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view post Posted on 9/7/2020, 13:41
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Ed eccomi qui di nuovo con una storia SQ molto lunga e stavolta a quattro mani.

Facciamo una bella premessa: la storia non nasce grazie a me, ma grazie ad I Love Alessia's Stare. E' vero che l'ho scritta io (ed è anche vero che ci ho messo ANNI per finirla, un po' come George RR Martin ci sta mettendo anni per finire la sua saga :wacko: :B): ) ma è anche vero che senza lo spunto iniziale di I Love e senza tutte le sue idee, questa storia non esisterebbe (inoltre, sto parlando come se in questo forum ci fosse una gran folla a leggere... ma va bene comunque. Non si sa mai. Magari ci sono lettori silenziosi).

Per farvi capire un po' meglio, lo spunto iniziale è un cartone animato degli anni '80, che è proprio su Re Artù:
(spero di aver beccato la sigla giusta).

Altra cosa che vorrei dirvi è che questa storia è nata prima che Once Upon a Time introducesse i personaggi arturiani, quindi la descrizione fisica e il carattere di personaggi del ciclo arturiano, come Artù o Ginevra, sono nettamente diversi rispetto alla serie. Il mondo è comunque un mondo di fantasia, quindi non la Britannia di Artù o la Foresta Incantata, anche se somiglia più al mondo di Once.

La storia la troverete anche su EFP. I Love mi ha detto che non può accedere al sito ma al massimo, se dovessi ricevere riscontri, li posterò anche qui. :)

Siete pronti? Perché io no. Sono molto ansia. Mai stata così in ansia per una fanfic.

****


PRIMA PARTE

THE FALL



PROLOGO







Anatlon. Regno del Sud.

Snowing Castle, la capitale di Anatlon, il regno del sud, bruciava.
Le strade acciottolate della città si erano trasformate in un frastuono assordante, fatto di urla di dolore, di grida di terrore e panico. Nell’aria si era diffuso un orribile odore di fumo, di sangue e di carne bruciata. Le fiamme, divampate all’interno del castello, ora si levavano verso il cielo grigio, come le braccia di un mostro fatto di fuoco. Intorno alla dimora dei sovrani e dentro, nelle sale che avevano ospitato la famiglia reale e tutta la servitù, infuriava ancora la battaglia tra i soldati di David e Mary Margaret e i nemici, chiusi nelle loro nere armature, i visi interamente coperti dagli elmi a tre rostri, che permettevano di vedere solo i loro occhi assetati di morte e distruzione.
Quando avevano attaccato la città, puntando dritti verso il castello, sembravano in netta minoranza rispetto alle truppe dei Blanchard. Eppure, quando questi uomini venivano abbattuti, altri prendevano il loro posto, comparendo dal nulla, forse partoriti dalle tenebre o dagli Inferi stessi. Cavalli dalle nere gualdrappe volavano sopra gli sbarramenti come fantasmi, lame vivide e scintillanti come fulmini seminavano morte tra la gente in fuga.
Erano gli uomini della regina di Mehlinus. Lo stemma era ovunque sugli scudi, cucito sui mantelli e inciso sulle armature: il melo su sfondo blu.
- Che sia maledetta, la Regina del Nord! Che sia maledetta lei e tutta la sua gente!
Rumori di spade che cozzavano, di metallo contro metallo, voci che impartivano ordini, scalpiccio sulle scalinate, colpi di tosse di chi cercava, invano, di liberare la gola e i polmoni dal fumo nero che ormai inghiottiva tutto, fracasso di oggetti che andavano in frantumi.
David, con ancora l’immagine della sua amata che scompariva tra le fiamme appiccate da quegli infami impressa nella mente, aveva perso il conto degli uomini che aveva ucciso. Aveva continuato a mulinare la spada come un folle, aprendosi la strada. La lama era coperta di sangue. Tra affondi e fendenti, il re aveva liberato il passaggio e, pur essendo ferito a sua volta, aveva strappato la sua bambina di appena nove anni dalle mani di un uomo che aveva già alzato l’ascia per staccarle la testa. David, ignorando il dolore, si era avventato sulla belva e l’aveva trafitta, beandosi dell’incredulità dipinta nei suoi occhi, beandosi del rantolo che gli era uscito dalla bocca, beandosi del sangue che era stillato copioso dallo squarcio al centro della schiena. L’uomo si era afflosciato lentamente.
- Padre! - gridò Emma, gli occhi verdazzurri spalancati. Tese le braccia.
David la prese e la strinse a sé. Sentì il corpicino caldo della bambina contro il suo, fremente di sofferenza e rabbia.
Correndo attraverso stanze e corridoi, falciando gli ultimi uomini che cercavano di sbarrargli la strada, il sovrano di Anatlon uscì dalla sua dimora, si gettò nel giardino interno del castello, percorse un breve tratto di strada fino alle mura che erano state bianche come neve e che adesso erano annerite. Scavalcò cadaveri, alberi abbattuti, avvertendo su di sé lo sguardo vuoto dei suoi cavalieri, di coloro che erano morti per difendere la famiglia reale. Intorno solo il crepitare del fuoco, l’odore acre del fumo, le grida.
- David! – In sella ad un robusto cavallo marrone, Graham guardò David sopraggiungere, correndo. Dietro di lui veniva un uomo in armatura nera, che lo inseguiva, brandendo una lunga spada. Akela, il lupo grigio che lo accompagnava, ringhiò ferocemente, appiattendo le orecchie e mettendosi in posizione d’attacco. Graham prese una freccia dalla sua faretra. Un attimo dopo quella freccia colpì il soldato al collo.
- Sei ferito! – disse al re di Anatlon, quando l’uomo lo raggiunse.
- Non preoccuparti per me. Prendi mia figlia! - E gli passò la bambina.
- Padre, no! Non andartene! Non lasciarmi! - gridò Emma, disperata, le lacrime che già le bagnavano le guance.
Dalla porta occidentale si levavano urla, gli echi di una lotta accanita, colpi sordi che scuotevano le mura.
- Devi andartene, figlia mia. Morirai se resterai con me!
- Non voglio abbandonarti! Vieni con me! Ti prego!
- Emma... - David si avvicinò al cavallo e prese la mano della figlia. – Fidati di Graham. Adesso ti porterà al sicuro, lontano da qui. Il castello è perduto. Purtroppo non possiamo fare niente per salvarlo...
- E mia madre?
David la fissò, sentendosi trafiggere dal dolore della perdita come se si fosse trattato della lama di mille spade.
- Emma... – riuscì a dire lui. Ma non poté aggiungere altro.
Emma pianse più forte. – No, papà... Per favore... Ti prego... Dimmi che non è vero...
- Oh, Emma...
La bambina gridò: - No! Ti prego, dimmi che sta bene! Dimmi che non è vero!
Graham la fissava con gli occhi sempre più sbarrati. Il giovane aveva capito che stava accadendo qualcosa a Snowing Castle quando aveva sentito l’odore del fumo.
Cresciuto con i lupi, veri lupi della foresta che considerava la sua unica famiglia, Graham aveva imparato a vivere come loro, a cacciare insieme a loro e anche a sentire come sentivano loro. Per questo, pur essendo lontano qualche lega dalla capitale di Anatlon, aveva avvertito il fumo ancora prima di vederlo davvero. E aveva cercato di raggiungere Snowing Castle il più in fretta possibile. Conosceva i sovrani e loro conoscevano lui, sebbene avesse sempre vissuto con il suo branco. Era riuscito a prendere un cavallo imbizzarrito, ma miracolosamente illeso e a domarlo, in modo da potersi muovere più in fretta. Poi aveva cercato i sovrani, sperando di trovarli ancora vivi per portarli via da lì.
- No, no, no, no... – Emma agitava la testa, frenetica. Le sue ciocche bionde sbattevano di qua e di là.
- Mi dispiace. Devi andare, ora, Emma.
- No, no, no... No!
- Graham, voglio che porti mia figlia a Camelot. Parla con il re, digli che ci hanno attaccati. A tradimento! Chiedigli di proteggere Emma. Non fermarti. Non guardare indietro. Conto su di te.
- Sì. Non temere!
- Padre... - mormorò Emma. - Non lasciarmi...
David si sfilò la spada. Gliela porse, con tutto il fodero.
- No! Non la voglio! - gridò Emma.
- Prendila. Ti servirà! - disse David. - Un giorno, quando sarai abbastanza forte, tornerai. Vendicherai me e tua madre. Il regno sarà tuo! Ma adesso devi andare con Graham. Se rimani qui, morirai e tutto sarà davvero perduto! Fallo per me, figlia mia.
- Un giorno...
- Sì, un giorno. Presto... Presto verrà il tuo momento. Lo so. Non può essere altrimenti. Allora tornerai e tutto questo sarà tuo! Tutto! Il trono che ti appartiene di diritto sarà tuo! Le terre saranno tue! I miei uomini saranno tuoi!
Emma afferrò la spada che il padre le aveva dato e la strinse. Il ciondolo che portava al collo, un ciondolo a forma di cigno, che era anche il simbolo impresso sullo stemma del regno, brillò un istante. Guardò suo padre un’ultima volta, poi David disse a Graham di andarsene subito; gli ripeté di non guardare indietro e di non fermarsi mai. Gli disse di proteggere Emma anche se ciò avesse voluto dire sacrificare la vita.
- Emma sarà al sicuro! - E detto ciò, il Figlio dei Lupi gridò per spronare il cavallo, che partì al galoppo.
Emma ebbe modo di lanciare un’occhiata da sopra la spalla di Graham. Vide suo padre che ricambiava lo sguardo, poi lo vide girarsi per affrontare altri soldati nemici che lo stavano raggiungendo per ucciderlo.
Padre...
Fu l’ultima volta che lo vide.



Camelot. Regno di Elohim. Est.

L’acqua veniva giù dal cielo pesante, compatta, un vero diluvio. Appollaiata su un’altura a strapiombo sul mare come un nido d’aquile, circondata da mura chiare e frustate dal vento, la città di Camelot incombeva sulla valle, ombreggiata dal castello del re Artù, una dimora austera, costruita con pietre rosse e grigie ora striata dai lampi, ai quali facevano seguito violenti colpi di tuono. La bandiera sulla quale era impresso il drago dorato su sfondo rosso della famiglia Pendragon sventolava, sbatacchiata dalle folate impazzite.
Graham aveva cavalcato a lungo e ininterrottamente come gli aveva chiesto di fare David; nonostante la stanchezza e la fame non si era fermato quasi mai e teneva la bambina avvolta in un mantello per proteggerla dalla pioggia. Il cavallo che aveva preso a Snowing Castle non aveva retto al ritmo che gli aveva imposto e il giovane era stato costretto a deviare il suo cammino, entrare in un villaggio e rubare un altro cavallo.
- Vanargandr! – aveva urlato il pover’uomo che se lo era visto piombare addosso, accompagnato da Akela, con i suoi inquietanti occhi di colore diverso e le fauci spalancate. Non aveva cercato di fermarlo. Si era fatto da parte e aveva lasciato che prendesse uno dei suoi animali.
Era notte quando giunse alle mura. Oltre il frastuono della pioggia battente, riusciva a sentire le onde che si schiantavano contro le scogliere.
Lanciò delle grida e dei fischi per farsi udire. Gli uomini in piedi sui bastioni e nelle torri di guardia mandarono segnali ai soldati giù in strada. Questi sollevarono la grata e calarono il ponte levatoio, urlando e grugnendo.
Graham, bagnato fino al midollo, gli occhi rossi e accesi di furia, spronò il suo destriero ormai sfinito lungo la piazza rettangolare della città, lungo la via centrale, verso il castello. Affrontò l’ultima salita, arrivando davanti alla dimora del re. L’animale schiumava, aveva gli occhi sbarrati e iniettati di sangue.
- Chi siete? – urlò un uomo di guardia sui camminamenti.
- Devo passare! Devo parlare con il Vostro re. È successa una cosa terribile a Snowing Castle!
Pochi istanti ancora e le porte vennero aperte. Non appena Graham smontò, il destriero emise un nitrito sofferente e si piegò sulle ginocchia, per poi accasciarsi e sdraiarsi su un fianco. Gli stallieri, fradici e nervosi, accorsero.
All’interno del castello serpeggiavano l’agitazione e il fermento. Graham, senza fiato, entrò nella sala del trono. Non si inginocchiò davanti al re, che sedeva sullo scranno, le mani strette ai braccioli. Si limitò a chinare il capo. Lui e il Branco non avevano re.
- Qual è il tuo nome? - Artù si rivolse al giovane con la voce che tremava.
- Mi chiamano Graham. – rispose l’uomo con i capelli castani e lo sguardo infiammato. Il lupo grigio si accucciò accanto a lui. – Vengo da Snowing Castle.
- Dimmi che cosa succede. Mi sono giunte voci molto infelici dalle Τerre del Sud. Puoi dirmi se è tutto vero?
- È tutto vero, purtroppo - disse Graham. Scostò il mantello per mostrare la bambina che aveva portato con sé. Tutti i presenti la fissarono, sbigottiti.
Emma li guardò con gli occhi grandi e increduli, spaventati.
- Ma... - Persino Artù aveva perso la voce. Quella bambina era meravigliosa. Era sicuro di non aver mai visto una bambina più bella. Aveva lunghi capelli biondo oro, che ricadevano sulle spalle come tante onde. E gli occhi... erano grandi e pieni di terrore, eppure anche limpidi, le iridi erano del colore del mare, tra il verde e l’azzurro.
- Ecco la figlia... la figlia dei sovrani di Anatlon. Sono morti. Loro e... e molti altri. - Graham storse la bocca in una smorfia e spiegò al re e ai cavalieri ciò che aveva visto a Snowing Castle. Ripeté le ultime parole di David.
- La regina...? Sei sicuro che fossero i suoi uomini?
- Sì. Io non sono cresciuto con gli uomini e non ho mai avuto né re né regine, ma conosco gli stemmi. Ho visto il melo sugli scudi e sulle armature nere. Anche sugli stendardi.
La sala del trono si riempì di grida e imprecazioni.
- Tradimento! - urlò Sir Agravain, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, levando il pugno e poi sguainando la spada. Alto e massiccio, con le spalle larghe, i capelli rossi lunghi e sciolti sulla schiena, la barba a punta e lo sguardo pieno di sgomento e collera, Agravain digrignò i denti. - A morte, la regina del nord! Quella megera! Sire, datemi tutti gli uomini di cui disponete. Andrò a Nord e ci penserò io a quella strega! Questo è un affronto! Vendetta!
- Vendetta! Vendetta! - urlarono tutti.
- Silenzio! - gridò Artù. - State spaventando la bambina!
Tutti tacquero, fatta eccezione per qualche bisbiglio. La regina Ginevra, seduta accanto al marito, si coprì gli occhi con le mani, lasciando che i capelli le ricadessero sul viso e lo nascondessero. Alla sinistra di Artù, su un alto scranno, sedeva il consigliere del re, il druido Merlino. In una mano reggeva un lungo bastone ricurvo. Con l’altra, invece, si accarezzava la lunga barba bianca con fare pensoso.
- Agravain, ti darò gli uomini che ti servono, ma non andrai a nord, andrai a Snowing Castle e farai quello che puoi per aiutarli. Se è ancora possibile aiutarli.
- Certamente! Non temo nessuna stregoneria. - urlò Agravain.
- Per favore, vuoi stare calmo? - Uno dei suoi fratelli, Sir Gawain, posò una mano sulla spalla di Agravain.
Vendetta, vendetta, a morte...
Emma, che non parlava ma ascoltava tutto, bevve queste parole e una vocina interiore cominciò a ripeterle. Rivide il viso di suo padre, gli occhi di sua madre prima di sparire tra le fiamme. Non aveva mai incontrato la regina di Mehlinus ma già sapeva che gliel’avrebbe fatta pagare. Già sapeva che un giorno il Nord avrebbe pagato caro quell’affronto.
Vendetta. Vendetta. A morte.
- Agravain, fa ciò che ti dico. – riprese Artù, in tono grave. - Parti immediatamente e vai più veloce che puoi. Fammi avere un messaggio il prima possibile. Ma ti prego: non dire a nessuno che la principessa è viva. Potrebbe essere in pericolo.
Sir Agravain chiamò a sé i suoi tre fratelli, i cavalieri e uscì dalla sala del trono, imprecando ferocemente.
- E la bambina? – chiese Graham.
- Emma qui sarà al sicuro. Non qui a Camelot, ma... So già dove può andare. Saranno i miei compagni d’armi a proteggerla. Fino a quando sarà necessario. Nessuno deve sapere che è viva... Nessuno, chiaro?
Graham non aveva dubbi che fosse la soluzione migliore.
Emma non voleva essere protetta. Emma non voleva essere una principessa. Voleva combattere. Voleva diventare un cavaliere e avere una spada come gli altri.
- Figlio dei Lupi, ti prego di accettare degli abiti asciutti, del cibo caldo e un luogo in cui riposare questa notte. – disse Artù. – È il minimo che io possa fare per te.
- Siete molto generoso. Vi ringrazio – borbottò Graham, sorridendo stancamente.
- Sire... - mormorò Emma.
- Sì, dimmi. - Artù scese dal trono e si inginocchiò davanti alla bambina. - C’è qualcosa che desideri? Da mangiare, forse? Ti farò preparare qualcosa dalla servitù...
- Ho la spada di mio padre.
- Lo vedo.
- Voglio imparare. Voglio imparare ad usarla.
Artù spalancò gli occhi, trasecolato. - Vuoi...?
- Sì, per favore, Sire.
- Ma sei una principessa. Io ho il dovere di proteggerti, non posso...
- Vi prego.
Artù alzò la testa per guardare Graham, che non disse niente. Stava per crollare a causa della stanchezza. Guardò ancora Emma. Incrociò i suoi occhi per la prima volta; in essi vedeva il dolore, la paura, l’orrore, tutte cose che non avrebbero dovuto esserci nello sguardo di una bambina così piccola. Eppure vide anche determinazione, fermezza, una caparbietà che aveva trovato negli occhi di certi uomini, tra i quali anche i suoi Cavalieri, ma che lo sorprese comunque perché, dopo quello che le era accaduto, non avrebbe mai immaginato che avrebbe trovato la forza di reagire.
Artù si riscosse. - D’accordo. Ora però ascoltami bene, Emma. È molto importante.
 
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view post Posted on 10/7/2020, 09:20
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Facciamo una bella premessa: la storia non nasce grazie a me, ma grazie ad I Love Alessia's Stare. E' vero che l'ho scritta io (ed è anche vero che ci ho messo ANNI per finirla, un po' come George RR Martin ci sta mettendo anni per finire la sua saga :wacko: :B): ) ma è anche vero che senza lo spunto iniziale di I Love e senza tutte le sue idee, questa storia non esisterebbe (inoltre, sto parlando come se in questo forum ci fosse una gran folla a leggere... ma va bene comunque. Non si sa mai. Magari ci sono lettori silenziosi).

:amore2: :amore2: :amore2: :amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Per farvi capire un po' meglio, lo spunto iniziale è un cartone animato degli anni '80, che è proprio su Re Artù: www.youtube.com/watch?v=ObEdMDQB5r8 (spero di aver beccato la sigla giusta).

Ecco...NO!Partiamo già malissimo! doh La sigla nn è AFFATTO quella:è QUESTA!!!!!



Brucia il castello e si incrociano le spade
che ne sarà di te,Emma?
(...)
EMMA SWAN!EMMA SWAN!
Tutto il popolo ti acclama
EMMA SWAN!EMMA SWAN!
Tu regni su Anatlon...

Emma Swan
Emma Swan
E i Cavalieri della Tavola Rotonda
Emma Swan
Emma Swan
Con la tua spada percorri la strada
Che ti indicò tuo padre tanto tempo fa
(...)
Sai comandare e sai farti rispettare,
Ma questo non ti basta più!

Sei preparata,
Determinata,
Non hai paura di lottare e di rischiare!
Se vai all'attacco dai scacco matto
Perché combatti sempre per la libertà...

REGINA!REGINA!
Tutto il popolo ti acclama
REGINA!REGINA!
Tu regni su Mehlinus...

Regina
Regina
E i Cavalieri della Tavola Rotonda
Regina
Regina
Con la tua spada percorri la strada
Che ti indicò tuo padre tanto tempo fa
(...)
Emma Swan
Regina
E i Cavalieri della Tavola Rotonda
Regina
Emma Swan
NESSUNO VI FERMERA'!!!


EDDAI,CAVOLO,LE BASI,STEPH!!! :splash:

Knights-Final

CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Siete pronti? Perché io no. Sono molto ansia. Mai stata così in ansia per una fanfic.

:amore2: :amore2: :rosa: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
- Emma... - David si avvicinò al cavallo e prese la mano della figlia. - Fidati di Graham. Adesso ti porterà al sicuro, lontano da qui.

:sigh:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
- E mia madre?
David la fissò, sentendosi trafiggere dal dolore della perdita come se si fosse trattato della lama di mille spade.
- Emma... – riuscì a dire lui. Ma non poté aggiungere altro.

:cry:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Emma pianse più forte. – No, papà... Per favore... Ti prego... Dimmi che non è vero...
- Oh, Emma...
La bambina gridò: - No! Ti prego, dimmi che sta bene! Dimmi che non è vero!

crybaby
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
cigno, che era anche il simbolo impresso sullo stemma del regno

Su sfondo rosso,preciso io... :rolleyes:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
il Figlio dei Lupi

Mi piace,il soprannome! :woot: :perfetto: :B):
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Emma ebbe modo di lanciare un’occhiata da sopra la spalla di Graham. Vide suo padre che ricambiava lo sguardo, poi lo vide girarsi per affrontare altri soldati nemici che lo stavano raggiungendo per ucciderlo.
Padre...
Fu l’ultima volta che lo vide.

:triste:

Poveri Snowing,la storia manco è iniziata ke già hanno fatto 'sta finaccia.Sorry!é_è
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
- Vanargandr! - aveva urlato il pover’uomo che se lo era visto piombare addosso

Poraccio....u_ù P.S. "Spugna...traduci. :blink: "
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Non si inginocchiò davanti al re, che sedeva sullo scranno, le mani strette ai braccioli. Si limitò a chinare il capo. Lui e il Branco non avevano re.

:B): P.S. Ma...il Branco si è già formato? :blink: O intendevi solo il branco di lupi? :think: Xké se intendi i lupi devi mettere la lettera minuscola...
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
- Ma... - Persino Artù aveva perso la voce. Quella bambina era meravigliosa. Era sicuro di non aver mai visto una bambina più bella. Aveva lunghi capelli biondo oro, che ricadevano sulle spalle come tante onde. E gli occhi... erano grandi e pieni di terrore, eppure anche limpidi, le iridi erano del colore del mare, tra il verde e l’azzurro.

:sigh: Un angioletto,praticamente... :angel: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Alla sinistra di Artù, su un alto scranno, sedeva il consigliere del re, il druido Merlino.

Ke,x la cronaca NN ha l'aspetto di quello ke C siamo ritrovati in Once...è il CLASSICO Mago Merlino,bianco,vecchio e con la barbona bianca! :mah...:
(E Artù e il giovane Devon Sawa-AKA Casper da vivo-sempre x la cronaca... :amore: )

DEV-057

CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Vendetta, vendetta, a morte...
Emma, che non parlava ma ascoltava tutto, bevve queste parole e una vocina interiore cominciò a ripeterle.

:unsure:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Già sapeva che un giorno il Nord avrebbe pagato caro quell’affronto.

Oddio...a leggere questa frase adesso,dopo tutti questi anni,mi viene spontaneo pensare agli Stark...!X-PPP Uffa!
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Emma non voleva essere protetta. Emma non voleva essere una principessa. Voleva combattere. Voleva diventare un cavaliere e avere una spada come gli altri.

1235122-632953543405726-987740255-n
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
- Siete molto generoso. Vi ringrazio - borbottò Graham, sorridendo stancamente.

Hai dimenticato il punto... :fiuuhhds2.gif:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 9/7/2020, 14:41) 
Artù si riscosse. - D’accordo. Ora però ascoltami bene, Emma. È molto importante.

:o: Ma...la suspance a tradimento...!! :rido:

Woooow,erano ANNI ke aspettavo D poter commentare questa meraviglia D prologo! :amore:
Complimentoni davvero,Steph! :amore2: Nn vedo l'ora D leggere il resto! :fiori:
 
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view post Posted on 10/7/2020, 10:35
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C’hai ragione sulla sigla, merda. =/
Non so perché ero convinta che fosse quella. Avevo anche cercato il post da cui era partita tutta questa storia, ma non l’ho trovato. Sicuramente sono impedita io.

Il Branco in se, ovvero quello formato da uomini e lupi veri ancora non esiste; almeno dal mio punto di vista si è formato più tardi.

Vánargandr ossia "lupo(demone) del fiume Ván, fa parte della mitologia nordica, e’ il figlio di Loki e di una gigantessa.

Ho cambiato una cosa di Merlino, lo ammetto. Ma più avanti si capirà. È sempre vecchio, saggio ed è indubbiamente più potente e più utile di quello che ci hanno dato in Once, che era fisicamente un bel pezzo di ragazzo, ma era improponibile soprattutto caratterialmente. Non era nemmeno lontanamente così potente. Avrebbero fatto meglio a dire che era un allievo di Merlino e non il vero Merlino. Dato che non è la Britannia di Artu, quindi VII secolo DC più o meno (credo), può starci che ci siano personaggi neri, ma un Merlino che non sa fare un kaiser e ha bisogno di Belle per disintegrare le sbarre di una cella sotterranea.. please. Wtf.

Devon come Artu calza proprio a pennello. Mica come quel deficente di Once
 
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view post Posted on 10/7/2020, 11:12
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 11:35) 
C’hai ragione sulla sigla, merda. =/
Non so perché ero convinta che fosse quella. Avevo anche cercato il post da cui era partita tutta questa storia, ma non l’ho trovato. Sicuramente sono impedita io.

Sinceramente anch'io se dovessi andare a scovare il post originale nn saprei + dove trovarlo,ma l'avevo quotato nel mio mega-documento dove avevo riunito tutti gli appunti...
CITAZIONE
M'è venuto un altro spunto!!!
Ho ascoltato D seguito 2 sigle,1a Qella del principe Valiant e poi Qella D King Arthur e nella 1a avevo sostituito Valiant con Regina,nella 2a..m'è venuta un'altra ispirazione...ho immaginato la sigla"divisa in 2"...raccontava sempre la stessa storia,cioè Qella D Artù,cavaliere e re ke governa seguendo le orme D suo padre,ma ho immaginato ke si riferisse a 2 regnanti-Emma&Regina-con vite"parallele"(con Qalke differenza)e ke alla fine uniscono le forze x proteggere il regno(unendo le forze uniscono anche i regni).

E + tardi avevo anche citato qualche verso,tipo
CITAZIONE
la mia idea era D basarmi + ke sul cartone sulla sigla...e avevo detto QinD
CITAZIONE
Nello specifico...la sigla a un certo punto dice:

6 preparato,determinato,nn hai paura D lottare e D rischiare/se vai all'attacco dai scacco matto/xké combatti sempre x la libertà/Re Artù!Re Artù!/Tutto il popolo T acclama/Re Artù!Re Artù!/Tu regni su Camelot/Re Artù,re Artù/e i Cavalieri della Tavola Rotonda/re Artù,re Artù/con la tua spada percorri la strada ke t'indicò tuo padre tanto tempo fa

e Qesto può valere x tutte e 2...poi c'è un pezzo ke dice:

Sai comandare e sai farti rispettare ma Qesto nn T basta +

e Qesto potrebbe ess un accenno D differenza tra Emma e Regina...Regina è + bramosa D stare al centro dell'attenzione rispetto ad Emma

Ecc ecc ecc. :dottore:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 11:35) 
Il Branco in sé, ovvero quello formato da uomini e lupi veri ancora non esiste; almeno dal mio punto di vista si è formato più tardi.

Appunto,allora"branco"andava scritto con la lettera minuscola.
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 11:35) 
Vánargandr ossia "lupo(demone) del fiume Ván, fa parte della mitologia nordica, e’ il figlio di Loki e di una gigantessa.

Ahpperò. :o:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 11:35) 
Ho cambiato una cosa di Merlino, lo ammetto. Ma più avanti si capirà. È sempre vecchio, saggio ed è indubbiamente più potente e più utile di quello che ci hanno dato in Once(...)please. WTF.

Devon come Artù calza proprio a pennello. Mica come quel deficiente di Once!

:daccordo: :daccordo:

Edited by I Love Alessia's Stare - 10/7/2020, 12:35
 
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THE LIGHT AND THE STORM






Poco prima della caduta di Snowing Castle.

Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.



- Cos’è questa, madre? - domandò Regina a Cora, quando lei le porse il fodero in pelle nera.
- È la spada di tuo padre, Regina. – Sua madre sedette vicino a lei, sorridendole.
- Perché la stai dando a me?
- Perché da adesso in avanti sarà tua. Tuo padre avrebbe voluto così.
Henry. Suo padre. Il Re del Nord.
Regina era una ragazzina che poco sapeva di spade e di battaglie, sebbene nella sua camera da letto vi fosse un enorme arazzo che rappresentava la fondatrice della capitale di Mehlinus, la principessa guerriera Nymeria, impegnata in una battaglia contro il popolo barbaro che, un tempo, aveva occupato il Nord, saccheggiando e seminando il terrore. Cose successe un migliaio di anni prima. A Regina quell’arazzo piaceva. Una parte di lei avrebbe voluto essere come quella straordinaria regina che aveva salvato la sua terra. La straordinaria regina con i lunghissimi capelli neri come carbone e gli occhi di ghiaccio che falciava i nemici con la sua spada. Qualcuno diceva che quell’arma era magica, che risucchiava le anime delle sue vittime non appena la lama le trafiggeva.
Però Regina non aveva mai posseduto una spada prima d’ora. Le cose che le piacevano di più erano cavalcare, passeggiare nel verde che circondava la capitale del regno, in mezzo agli alberi di mele rosse. Cavalcare, soprattutto. Quando era in sella a un cavallo e galoppava, con i capelli al vento, si sentiva felice e libera.
- Non so, madre. Non so se...
- Cosa non sai, Regina?
Regina alzò lo sguardo, rendendosi conto che il sorriso era scomparso dal volto di Cora. Ora la madre la guardava severamente. La sua bocca aveva preso una piega dura.
- Madre, io non la so usare...
- Imparerai.
Accarezzò brevemente il fodero. Sembrava nuovo. - Non sapevo che... che mio padre avesse una spada simile.
- Non la portava sempre. È una spada molto antica. È la spada che Henry ha usato... nel duello contro il Re del Sud.
- L’uomo che l’ha ucciso... – Regina sapeva poco anche degli altri regni, perché non era mai uscita dal suo. Sapeva poco delle Terre dell’Ovest in mano ai lord. Sapeva poco del regno di Elohim, a est del mondo conosciuto. Sapeva ben poco di Anatlon, il regno del sud, dove viveva l’uomo che, secondo Cora, aveva assassinato Henry.
- David, sì. Un giorno, quando saprai combattere, potrai vendicare la morte di tuo padre uccidendo il Re del Sud con questa spada. - Cora le porse la spada nera e Regina la prese, estraendola dal fodero per osservarla.
Era bellissima, brillava colpita dalla luce dei lumi accesi nella sua stanza.
- È meravigliosa, madre.
- È tua. Conservala gelosamente. Non permettere mai a nessuno di impugnarla al posto tuo. Sei tu l’unica persona che può tenere al proprio fianco quest’arma.
- Sì, va bene, madre.
Stringendo l’impugnatura, Regina si sentì improvvisamente più sicura che mai di ciò che Cora le aveva detto: David, il duello, suo padre ucciso a tradimento dal Re del Sud solo perché quest’ultimo non era riuscito ad accettare di aver perso. Era tutto più chiaro. In lei si fece largo, per la prima volta, un sentimento intenso, bruciante, che era la rabbia ed era il desiderio di vendetta. Un sentimento che, sulle prime, la spaventò molto. Perché era un sentimento terribile. La costrinse a chiudere gli occhi a lungo, ad impugnare più saldamente l’elsa della spada.
David...
Era tutta colpa sua.
- Tuo padre era un cavaliere molto valoroso, Regina. – La voce di Cora era calma, ma aveva una nota di severità che agghiacciava Regina. - Ed era leale. Al contrario di quel... Re del Sud.
- Sì, mio padre non avrebbe mai colpito un uomo alle spalle.
- No, tesoro. Mai.


- Hai chiamato la spada Stormbringer? – domandò il consigliere Tremotino alla giovane Regina, che accarezzava il fodero della sua arma, sorridendo. Un sorriso puro. Un sorriso candido. Portava i lunghi capelli scuri e ondulati raccolti in una morbida treccia, la giacchetta azzurra, il foulard bianco intorno al collo e i pantaloni da cavallerizza.
- Sì. Perché significa Tempestosa. È un nome forte, non trovate anche Voi?
- Oh, sì.
La Tempestosa. La Portatrice della Tempesta, pensò il consigliere, divertito.
- Ed io sono nata in una notte di burrasca, non è vero?
- Ma certo che sì. È un buon nome. Un nome davvero forte. Perché diventerai molto forte, cara. Potresti diventare... molto potente. – Tremotino avvicinò il viso al suo, scrutandola attentamente. - Ora è necessario imparare, Regina.
- Sì. Voglio essere valorosa come mio padre.
- Forse conosco l’uomo che può fare al caso tuo.
- Chi è?
- Si chiama Daniel. È bravo con le armi. Vedrai, può essere anche un buon insegnante. Gli parlerò oggi stesso. – Il consigliere di sua madre appoggiò la punta dell’indice contro il mento. Il suo sorriso era vagamente inquietante e non solo per via dei denti marci.
Tremotino era il consigliere di Cora da quando era salita al trono, così come sarebbe stato il suo, di consigliere, una volta diventata regina. Ed era anche uno degli esseri più sconcertanti che il regno di Mehlinus avesse mai visto. Gli stavano tutti alla larga, eccetto la sovrana. Anche Regina avrebbe voluto stargli alla larga, ma in fin dei conti Tremotino non le aveva mai mancato di rispetto. La trattava con cordialità. Solo, lei si domandava da quale oscuro angolo di Mehlinus fosse sbucato. Si domandava perché la sua pelle assomigliasse a quella di un rettile, perché avesse quell’aspetto così poco umano. La pelle era squamosa e verdognola, i lineamenti erano affilati, gli occhi spiritati avevano pupille minuscole quanto la capocchia di uno spillo. Non aveva armi con sé. Poche volte lo aveva visto impugnare un’arma, eppure emanava un potere oscuro e affascinante.
- Perché questo... Daniel dovrebbe aiutarmi? – chiese Regina.
- Perché siete l’erede al trono, che domande!
- Ah, certo...
- E perché mi deve un favore. Anni fa ho aiutato la sua famiglia. Sai, erano in un periodo difficile, molti debiti. Ho dato loro una mano a liberarsi dei creditori.
Regina non voleva sapere che cosa intendesse Tremotino per ‘dare una mano’. – Quando potrò conoscerlo?
- Domani. Presentati a mezzogiorno nel cortiletto davanti ai magazzini delle armi. Ti aspetterà là, mia cara.


Il castello della sovrana del Nord era nero come la notte e sovrastava la città di Nymeria in tutta la sua imponenza. Anche di giorno sembrava che i pallidi raggi del sole, che ogni tanto facevano capolino tra le nuvole grigie, non fossero molto propensi a toccare le mura scure e altissime e ciò faceva apparire il castello come un luogo tetro e avvolto dalle ombre.
Regina fece come le aveva detto Tremotino. Si presentò nel cortiletto interno del castello, uno spazio circolare sul quale si affacciavano il granaio e il magazzino riservato alle armi.
Sua madre non le chiese niente ma, del resto, Cora le chiedeva raramente che cosa facesse o come stesse. Era troppo impegnata con le questioni inerenti a Mehlinus. Da quando era morto Henry, poi, aveva ancora più da fare del solito.
- Buongiorno, principessa. Vi aspettavo prima. – disse un uomo, in piedi al centro del cortile, di spalle.
- Prima? No, Tremotino mi ha detto... a mezzogiorno.
- Gli avevo chiesto di farvi venire qui prima di mezzogiorno. Ma d’accordo. Non importa.
- Siete il maestro d’armi, vero?
- Potete anche evitare la forma di cortesia. Chiamatemi pure Daniel.
- Allora tu chiamami Regina.
Daniel si voltò. Era un giovane di bell’aspetto, o almeno Regina pensava fosse bello. Alto, con gli occhi azzurri e i capelli corti e scuri. Nelle mani teneva due spade di legno. Indossava una giacca marrone sbottonata sopra la camicia di lino bianco, un vecchio mantello blu agganciato alla base del collo con una spilla a forma di melo, il simbolo della famiglia reale, i pantaloni in pelle nera e gli stivali di cuoio. – Voi siete la principessa.
- Ma...
- Come dicevo... il mio nome è Daniel, maestro d’armi, principessa. Lieto di conoscervi.
Regina deglutì. Daniel alzò gli occhi, sorrise e, senza alcun preavviso, le lanciò una delle spade di legno. Regina cercò di afferrarla, ma si mosse troppo tardi e la spada cadde a terra, rimbalzando.
- Domani, forse, ci riuscirete. Ora raccoglietela, vi prego.
- Vorrei usare la mia spada. – L’aveva portata con sé e gliela mostrò.
- Una bella spada. Ma non potete usarla, oggi. Non siete nemmeno capace di prendere al volo una spada di legno.
Regina si sentì punta nel vivo. - Ma è la spada di mio padre...
- Lo so. E ho molto rispetto per Vostro padre. – Lo sguardo di Daniel le sfuggì per qualche istante. Poi scosse il capo. – Ma dovete prima imparare ad impugnare l’arma e... anche a prenderla quando ve la lanciano.
Regina non replicò. Si tolse la cintura con la spada e posò Stombringer su una panca di pietra, contro il muro. Il maestro d’armi si levò il mantello.
- Raccoglietela – tornò a dire Daniel, gentilmente, indicandole la spada di legno.
Regina la prese. Era molto pesante, quindi la sostenne con due mani.
- No, principessa. Non è così che si impugna. Non servono tutte e due le mani.
- É pesante.
- Certo, è fatta apposta perché possiate diventare più forte. Anche Stormbringer è pesante. – Daniel fece ruotare la sua spada, prima vicino al corpo e poi sopra la testa. Dopodiché la lanciò e la riprese al volo. Tutto con una sola mano. – Una mano è sufficiente.
Regina la impugnò con una sola mano.
- La Vostra postura è errata. Ruotate il corpo verso destra.
- C’è qualcosa che va bene, in me? – domandò, stizzita.
- Sono sicuro di sì. Ma ruotate il corpo verso destra.
Regina ruotò. Daniel le toccò il mento con la lama di legno perché sollevasse un po’ la testa.
Il maestro d’armi sorrise di nuovo. – Sì, non male. Siete piccola, ma questo va bene. Restringe il bersaglio. Sollevate la spada, per favore.
Forse è anche troppo piccola, stava pensando Daniel. Troppo giovane ed innocente per impugnare una spada come Stormbringer. Troppo piccola per un destino così grande.
Regina eseguì.
- La presa sull’elsa deve essere delicata, principessa.
- Ma potrebbe cadermi...
- Non cadrà. Vedete la spada come il prolungamento del braccio. Certo non permettereste al Vostro braccio di cadere.
- No, direi di no.
- Bene. Allora adesso impugnate bene la Vostra spada. Direi che possiamo cominciare. Vi sentite pronta?
Regina decise che quel giovane le piaceva. Le infondeva sicurezza; era gentile. Le piaceva il suo sorriso. – Sì, lo sono.
- Cercate di colpirmi.
Non si aspettava una richiesta del genere. Pensava che le avrebbe mostrato alcune mosse. Che le avrebbe detto come fare.
- Cosa aspettate? – Daniel piegò leggermente le ginocchia, puntandole contro la lama della spada.
Regina si mosse il più rapidamente possibile. Menò un paio di colpi obliqui verso Daniel, che li parò facilmente, per poi scartare di lato, quando Regina tentò un affondo.
Daniel le sorrise di nuovo. Puntò la lama contro di lei. Quando si muoveva sembrava davvero che stesse danzando. Erano movimenti agili, fluidi e armonici.
Regina lo attaccò ancora. Le lame legnose cozzarono. Daniel non ebbe difficoltà a parare ogni suo tentativo.
- Siete già stanca? – domandò, quando la vide appoggiare le mani alle ginocchia.
- No. – Regina tentò un fendente.
Daniel lo parò e poi la colpì al ventre con la punta della lama. – Siete morta.
Regina aggrottò la fronte. Provò un nuovo affondo. Il maestro d’armi lo parò e le restituì il colpo. La lama la raggiunse al petto.
- Mi dispiace. Vi ho uccisa di nuovo. – ripeté il maestro d’armi.
Sembrava che nessun colpo lo spaventasse o lo preoccupasse. Mentre si batteva, continuava a sorridere. Qualche volta, addirittura, ridacchiava, molto divertito. Non era mai stanco. Sul suo viso non c’era traccia di sudore, mentre su quello di Regina cominciarono ad intravedersi presto i segni della stanchezza.
Daniel la colpì ancora alle gambe e al ventre. – Oh, sì. Temo che siate decisamente morta.
- Vi prendete gioco di me?
- Niente affatto. Non potrei mai. Vi sto solo insegnando a combattere.
Tremotino, venuto a vedere come andava la prima lezione, si appoggiò ad una colonna e osservò. Anche lui era divertito. Regina aveva una gran voglia di imparare. Quella ragazzina testarda e un po’ ingenua sarebbe potuta diventare un’ottima combattente. Una regina che la gente avrebbe temuto.
E quando conoscerà la magia, sarà ancora più potente, oh sì. Sto facendo un bel lavoro. Bisogna solo avere pazienza.

***


Poco dopo la caduta di Snowing Castle.

Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Est.



- Ora ti mostrerò come si impugna una spada, Emma. Sei pronta? - domandò Gawain, estraendo la sua spada lunga dal fodero appeso alla cintura. Aveva la lama più larga rispetto a quella della spada di suo padre.
Erano passate solo poche settimane dalla caduta di Snowing Castle. Le persone che erano riuscite a fuggire stavano ancora cercando un rifugio nelle terre di Artù oppure a ovest. Non tutti erano disposti ad accogliere i profughi. Il re era stato molto generoso da quel punto di vista, ma sfortunatamente certi lord dell’ovest non erano come lui.
Il signore di Elohim aveva deciso di nascondere Emma nella foresta e di farla proteggere ogni giorno da uno dei suoi uomini. Vedere i cavalieri entrare e uscire da Camelot era una cosa normale, poiché Artù aveva spesso bisogno di mandare messaggeri negli altri regni, soprattutto nelle Terre dell’Ovest, a Deep Valley, dove viveva sua zia Morgause, signora del Lothian, ma non solo. Aveva amici e alleati con i quali si teneva sempre in contatto. Doveva risolvere scaramucce nei villaggi vicini, difendere gli ospiti diretti a Camelot dai banditi.
Emma aveva insistito a lungo perché gli allenamenti cominciassero al più presto. Aveva già visto suo padre combattere, alcune volte, durante le giostre soprattutto, quindi alcune cose le conosceva già. Ma era ansiosa di diventare brava con la spada. Di diventare più forte. Un vero cavaliere. E aveva anche bisogno di distogliere la mente da ciò che era accaduto alla sua città e ai suoi genitori. Aveva bisogno di non pensare all’odore del fumo, al calore del fuoco che aveva divorato il castello, allo sguardo pieno di dolore di David, a sua madre, alle urla della sua gente, al soldato in armatura nera con il melo impresso sul petto che la minacciava con l’ascia. Le sue notti erano già piene di incubi. Di giorno voleva la spada. Voleva combattere.
E avrebbe anche voluto rivedere il bel giovane che l’aveva portata in salvo e che era sempre stato un amico dei suoi genitori. Graham. L’uomo cresciuto dai lupi.
- Sì... - Emma aveva la propria spada davanti a sé. La liberò dal fodero. Era pesante per lei e per un momento barcollò, sconvolta dal suo peso. Poi raddrizzò le spalle.
Gawain si tolse il guanto scuro. La mano destra strinse l’impugnatura. - Devi tenere l’elsa senza stringere. Così.
Emma strinse un po’ l’elsa della sua arma. La sollevò. Si sforzò di mantenere il braccio fermo.
- Bene. Metti il dito indice nell’anello formato dall’incasso e dall’archetto. - Le mostrò incasso ed archetto, perché potesse capire meglio. Emma eseguì, dapprima con qualche difficoltà, ma poi corresse la posizione delle dita. - Tienila senza esporre il gomito, mi raccomando.
- Non sembra difficile.
- No, non lo è. Ma tu sembri anche molto dotata con la spada, Emma. Adesso... in guardia. – Gawain si posizionò con una gamba avanti, il ginocchio leggermente piegato e l’altra più indietro. Era ben bilanciato.
Emma alzò la spada, puntandola contro il cavaliere, che le aveva fornito cotta di maglia e piastre, nonché un piccolo scudo, perché potesse proteggersi.
- Sarebbe stato meglio usare delle spade di legno. – osservò Gawain.
- Non mi interessano le spade di legno.
- Potresti farti male.
- Fa parte dell’addestramento di un cavaliere, no?
- É vero. Ma Artù mi ha detto di proteggerti. Se dovessi farti male...
- Parlate così perché sono una fanciulla?
Gawain sorrise. – Fanciulla... fanciullo... per me non fa differenza. E un giorno sarai anche cavaliere. Io lo dico per te. Sei ancora inesperta.
- Farò del mio meglio per imparare in fretta.
- Non c’è bisogno di avere fretta.
Emma sferrò un colpo contro la spada di Gawain. Lui glielo restituì e, non appena le spade cozzarono, Emma perse la sua, che cadde sull’erba. La guardò, furiosa.
- Raccoglila. È pesante, lo so. Ma se ti allenerai ogni giorno, presto il suo peso non sarà più così importante.
Emma raccolse la spada.
- Proviamo un fendente. È un colpo dato dall’alto verso il basso. Con una mano oppure con entrambe.
Emma strinse l’impugnatura. Sollevò la spada con entrambe le mani e abbatté la lama su quella di Gawain. Il colpo riverberò nel suo braccio. Emma barcollò in avanti.
Colpisce più forte di quanto pensassi, pensò il cavaliere, stupito.
- Molto bene. – disse Gawain. – Hai perso l’equilibrio perché non eri ben piantata con i piedi. Ma sono sorpreso dalla tua forza.
Emma alzò gli occhi verdazzurri su di lui. Gawain, oltre ad essere un uomo paziente e un buon insegnante, non la faceva sentire una bambina. La trattava come un’allieva adulta. E a lei piaceva, questo. Non tutti si comportavano così. Quello grande e grosso, Agravain, il fratello di Gawain, la osservava sempre con occhio critico e scettico. L’aveva sentito mentre diceva a re Artù che non pensava fosse giusto che una bambina di neppure dieci anni usasse una spada e pensasse di diventare cavaliere.
- Tu a nove anni cosa facevi, Agravain? – l’aveva rimbeccato Artù, severamente.
- Beh, Sire, io...
- Avevi una spada. Tuo padre, Lot, già ti aveva affidato ad un maestro d’armi. Lo so, sei stato tu a raccontarmelo.
- Questo è vero, Sire, ma qui stiamo parlando di una fanciulla. É una bambina e...
- La tua preoccupazione è anche la mia. Ma diamo una possibilità ad Emma. Diamole la possibilità di dimostrare quanto vale. Perché vale molto, ne sono convinto.
Agravain aveva borbottato qualcosa e poi se n’era andato.
- Si chiama Narsil. - disse Emma a Gawain.
- La tua spada?
- Sì.
- Narsil è un bel nome. È un nome forte. Nar, fuoco. E Thil, la Luce Bianca. La lingua degli elfi è... una lingua potente. - Gawain, primogenito di Lord Lot del Lothian e di Morgause, la zia del re, era anche un uomo del quale ci si poteva fidare a prima vista; aveva il naso un po’ lungo e appuntito, le sopracciglia folte, i capelli scuri che gli arrivavano alle spalle e i suoi lineamenti non erano niente di eccezionale, ma aveva un sorriso luminoso e guardava la gente con sincero interesse.
- E la Vostra spada come si chiama, sir Gawain?
- Si chiama Gramr.
Emma esitò un istante. - Perché l’avete chiamata così?
- Quando ero piccolo mio padre soleva narrarmi una leggenda, che mi piaceva molto: parlava di un coraggioso cavaliere che possedeva una spada magica, con la quale ha ucciso un drago che infestava le sue terre e causava morte e distruzione...
- E la spada di quel cavaliere si chiamava così?
- Gramr, sì.
- Raccontatemi questa storia, sir Gawain – Emma sedette sul prato. – Ho proprio voglia di sentirla.




Stormbringer: originamente la spada di è la spada demoniaca, brandita da Elric di Melniboné, il protagonista della saga fantasy omonima, dello scrittore inglese Michael Moorcock. Si tratta di una spada senziente, nera, di materiale sconosciuto. Risucchia le anime delle persone uccise (e ha una spada gemella, chiamata Mournblade, la Luttuosa).

Narsil: nel Signore degli Anelli, è la spada di re Elendil, forgiata da un nano. In seguito viene riforgiata, dopo che Sauron ci ha messo sopra il piedone, spaccandola e diventa Anduril, la spada di Aragorn.

Gramr: nella mitologia norrena, è la spada di Sigfrido, usata per uccidere un drago.

I nomi dei regni li ha scelti I Love.

Anatlon: significa Respiro
Mehlinus: è una fusione di due parole, Mehl e Melinus, che significano rispettivamente "Luogo Fortificato/Collare" e "Nero/Scuro"
Elohim: significa "Dei" in ebraico.
 
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
Il Re del Nord.

Il mio Cervello:"IL RE DEL NORD!!!>O< IL RE DEL NORD!!!>O< IL RE DEL NORD!!!>O<"
Io:"Ke palle,Cervello,BASTA farmi pensare a quello stramaledetto"Game of Thrones"!!>o<#
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
Regina era una ragazzina che poco sapeva di spade e di battaglie, sebbene nella sua camera da letto vi fosse un enorme arazzo che rappresentava la fondatrice della capitale di Mehlinus, la principessa guerriera Nymeria

Cioè,un po' l'equivalente dell'avere in camera un mega poster D Xena!! :rido:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
La straordinaria regina con i lunghissimi capelli neri come carbone e gli occhi di ghiaccio che falciava i nemici con la sua spada.

Ah,quindi è VERAMENTE XENA! ;-D
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
Qualcuno diceva che quell’arma era magica, che risucchiava le anime delle sue vittime non appena la lama le trafiggeva.

Come la spada D Katana D"Suicide Squad"? :think:

(Si trattiene dal pensare alla regina D Arendelle ogni volta ke legge la parola"elsa"...)
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
David...
Era tutta colpa sua.

Ho avuto un flash D Zira ke indottrina Kovu x fargli odiare Simba...
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
- Tuo padre era un cavaliere molto valoroso, Regina. -

Mi fa strano pensare a Henry Sr. Come a un cavaliere valoroso...^^;
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
- Ed era leale.
- Sì, mio padre non avrebbe mai colpito un uomo alle spalle.
- No, tesoro. Mai.

...a questo C credo,xò! -_-

Mi è venuto un dubbio xò...Daniel e Regina nn dovrebbero essere + o – coetanei? :think: Come fa lui a farle da maestro? :o:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
- La Vostra postura è errata. Ruotate il corpo verso destra.
- C’è qualcosa che va bene, in me? - domandò, stizzita.
- Sono sicuro di sì. Ma ruotate il corpo verso destra.

:ihih: Povera Regina...!E..mi è tornato in mente Polly quando allena Kimba:"RICORDA:GIRATI COL CORPO!" "BENE!" (Kimba si butta,atterra male) (Polly scuote la testa) "Devi girare il corpooo...!ù_ù"
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
Forse è anche troppo piccola! stava pensando Daniel: Troppo giovane ed innocente per impugnare una spada come Stormbringer. Troppo piccola per un destino così grande.

:sigh: :(
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
E aveva anche bisogno di distogliere la mente da ciò che era accaduto alla sua città e ai suoi genitori.(...)Le sue notti erano già piene di incubi. Di giorno voleva la spada. Voleva combattere.

:(
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
É una bambina e...

...e l'accento della"è"è sbagliato!;-P
CITAZIONE (Stephanie86 @ 10/7/2020, 21:35) 
Stormbringer: originamente la spada di è la spada demoniaca

Ti 6 dimenticata un pezzo? :huh: La spada di...??

La storia procede benissimo,complimenti! :amore: :fiori: :amore2:
 
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Il mio Cervello:"IL RE DEL NORD!!!>O< IL RE DEL NORD!!!>O< IL RE DEL NORD!!!>O<"
Io:"Ke palle,Cervello,BASTA farmi pensare a quello stramaledetto"Game of Thrones"!!>o<#

Anche il mio cervello si comporta così. Un tormentone. :?


CITAZIONE
Ah,quindi è VERAMENTE XENA! ;-D

Sì. ;)
Cioè, si chiama Nymeria ma l'aspetto di Nymeria è quello di Xena.


CITAZIONE
...a questo C credo,xò! -_-

Mi è venuto un dubbio xò...Daniel e Regina nn dovrebbero essere + o – coetanei? :think: Come fa lui a farle da maestro? :o:

Avevamo deciso che Daniel sarebbe stato il suo maestro d'armi (: O almeno, tu l'avevi proposto. Non volevamo infilare nella storia una relazione Regina/Daniel però, come per Emma&Graham, volevamo mantenere questo rapporto. Cito testuali parole, eh? X)


CITAZIONE
Ti 6 dimenticata un pezzo? :huh: La spada di...??

La storia procede benissimo,complimenti! :amore: :fiori: :amore2:

:amore3:

Sì e non so perché, dato che ho fatto copia/incolla da Wikipedia. Comunque si tratta della spada del protagonista della saga, ovvero Elric.
 
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 14:37) 
CITAZIONE
Ah,quindi è VERAMENTE XENA! ;-D

Sì. ;)
Cioè, si chiama Nymeria ma l'aspetto di Nymeria è quello di Xena.

Ah,OK,io l'ho detto come battuta,ma...figo! :lol:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 14:37) 
CITAZIONE
Mi è venuto un dubbio xò...Daniel e Regina nn dovrebbero essere + o – coetanei? :think: Come fa lui a farle da maestro? :o:

Avevamo deciso che Daniel sarebbe stato il suo maestro d'armi. (: O almeno, tu l'avevi proposto. Non volevamo infilare nella storia una relazione Regina/Daniel però, come per Emma&Graham, volevamo mantenere questo rapporto. Cito testuali parole, eh? X)

Ah,ecco,quindi nn avranno una storia... :think: sai,dopo tutto questo tempo nn riesco a ricordarmi tutti i dettagli... :P
 
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Andiamo avanti, che qua abbiamo più di 50 capitoli da postare.. *_*





2

LET ME GUIDE YOU







Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.


- Regina, quella battaglia... noi l’abbiamo vinta anche grazie alla magia.
- Alla... alla magia?
- Sì - Tremotino osservava Regina, ormai da due anni sovrana di Mehlinus. Una sovrana giusta, ambiziosa, che incuteva una buona dose di timore nel popolo, brava con la spada che le era stata donata, ma non ancora la sovrana che Tremotino avrebbe voluto che fosse. - Vostra madre sapeva usarla. E anche i Blanchard. Ma loro la usavano a sproposito. Cora era molto potente. Più potente dei Blanchard. E ha reso potente anche l’esercito.
- In... in che modo? - Regina era sconvolta. Quella parte della storia, lei ancora non la conosceva. Non sapeva dei poteri di Cora. Tremotino aveva deciso che era giunto il momento di metterla al corrente, perché anche lei potesse imparare, perché potesse iniziare a comprendere quanto fosse importante il potere. Quanto fosse prezioso. E cosa le avrebbe permesso di guadagnare. Bisognava spingere. Niente più di qualche piccola spinta.
- Ogni volta che i soldati dell’esercito nemico abbattevano uno dei nostri, altri due o tre prendevano il posto del guerriero caduto. Era la magia, Regina. Un incantesimo di Vostra madre. La parte magica del nostro esercito. Doveva agire in quel modo. Non ha avuto scelta. Loro erano tanti.
- E così li abbiamo respinti?
- Sì. Siamo sempre stati più forti. Cora è sempre stata molto potente.
- E i Blanchard?
- L’hanno uccisa comunque. La magia porta via molte energie, se usata troppo a lungo. Vostra madre era debole alla fine della battaglia. I Blanchard hanno finto una ritirata. Per distrarla. E l’hanno uccisa. - Tremotino si era passato una mano sugli occhi. - Dopo un sortilegio è calato su Snowing Castle. Il regno, da fuori, sembra deserto e distrutto. In realtà è un regno prospero...
- Chi... chi ha insegnato a mia madre...?
- Io, Regina. Sono stato io. E adesso sono disposto a fare lo stesso con Voi, mia cara.
- Con me? – Lei era inorridita. Si era morsa il labbro e aveva scosso la testa con vigore. - No... no, io non posso. Non posso farlo. I miei nemici usavano la magia ed io non voglio essere come loro.
- Ma voi non dovete affatto essere come loro, Regina! – Tremotino sembrava scandalizzato da ciò che aveva appena detto. – Dovete diventare più forte. Non solo un’ottima combattente. I nemici, la magia la sanno usare ed è necessario che impariate per potervi difendere se vi dovessero attaccare con essa. Non potete presentarvi dai Blanchard senza conoscere la magia. Oppure... avete paura?
- Non si tratta di paura. Sembra una follia, consigliere.
Tremotino non smise di sorridere. - Sì che è follia. È follia ciò che i Blanchard hanno fatto. È follia ciò che re David ha fatto a Vostro padre. Non è follia il volersi vendicare. Né tantomeno il potere. Non se viene usato contro chi vuole distruggerci.
Regina deglutì.
- Diventerete molto potente. Ne sono sicuro. Lasciate che sia io a guidarvi. – Tremotino giunse le mani e sedette in poltrona, guardando Regina con intenzione. Poi le fece segno di avvicinarsi.
- Scusatemi, consigliere. Non me l’aspettavo. Non so bene come comportarmi.
- È piuttosto chiaro. Per questo ci penserò io. Perché io, al contrario di te... di Voi... so quello che faccio. E vi conosco da tempo. – Il consigliere vacillava tra il tono informale che usava con lei quando era più piccola e non ancora una regina e quello più opportuno per un consigliere. Si fermò dietro di lei. Sembrava che la stesse studiando per bene e Regina non osò muoversi. – Ho dovuto aspettare. Ma il momento è finalmente giunto. Fidatevi di me.
Annuì, intimorita e Tremotino le appoggiò le dita sul viso.
Le sue mani erano viscide.


Daniel l’aspettava in cortile, come sempre.
Ormai Regina usava Stormbringer durante i suoi allenamenti e non più le spade di legno. Aveva usato le spade di legno solo durante le prime lezioni, dopodiché il maestro d’armi le aveva chiesto se si sentisse pronta per impugnare la spada di suo padre. Una vera spada. Regina non aveva avuto esitazioni. Si era fatta male; nel corso del primo scontro con Daniel, si era ferita anche se non gravemente. Ma le era piaciuto. Si era sentita potente. Il suo maestro le aveva insegnato anche a combattere in sella a Rocinante, in modo che fosse preparata ad affrontare un combattimento a cavallo.
Le era piaciuto come le piaceva Daniel. E le piaceva non solo come maestro d’armi ma anche come uomo. Sapeva che Daniel era più grande, ma questo non le impediva di sentirsi attratta da lui. Non aveva mai detto nulla a riguardo. Sarebbe stato inutile, non solo per la differenza d’età, ma anche perché Daniel era di rango ben inferiore al suo. Non le avrebbero mai permesso di sposare un uomo che non era altro che un maestro d’armi.
Le lezioni erano più brevi, perché Regina ormai era la sovrana di Mehlinus e aveva altri compiti a cui badare, ma non era mai mancata a nessuna di esse. Adesso, poi, non combatteva soltanto per diventare più forte. Il desiderio di vendetta era sempre più bruciante. Combatteva perché voleva davvero vendicare la morte dei suoi genitori.
- Oggi non potrò restare molto, Daniel.
- Ah, davvero?
- Sì. Mi dispiace. Devo andare con Tremotino.
- Con il Vostro consigliere... – Daniel sembrava deluso.
- Sì.
Daniel, in realtà, si era reso conto di una cosa: la ragazzina che era venuta da lui quel giorno, alcuni anni prima, la ragazzina che aveva fatto i capricci perché desiderava usare fin da subito una spada vera, stava scomparendo. Ora non c’era soltanto una regina davanti a Daniel, ma una donna il cui carattere si era indurito. Una donna ambiziosa. Una donna arrabbiata. E la rabbia poteva condurla verso l’oscurità. Il maestro d’armi non avrebbe mai voluto che accadesse. Ed era colpa di Tremotino, se Regina stava cambiando. Il consigliere fingeva di desiderare unicamente il suo bene, ma stava manipolando la sua personalità per trasformarla in qualcun altro. Stava alimentando la sua furia.
- Vi dispiace se cominciamo? – Regina aveva anche ricominciato a dargli del Voi. Come se volesse stabilire una certa distanza tra lui e se stessa.
- Voi non siete qui.
- Come?
- Voi non siete qui, mia regina. Mi duole dovervelo dire. Siete con i Vostri problemi. E sapete che cosa accade se rimanete con i Vostri problemi mentre combattete? – Daniel sguainò la spada e lo toccò il braccio con il piatto della lama. Per istigarla.
Regina estrasse Stormbringer e lo attaccò. Daniel ci mise ben poco per disarmarla e costringerla a terra, con la spada puntata contro la gola.
- Ecco ciò che Vi accade. Avrete più problemi. – Indietreggiò per permetterle di alzarsi. – Così non va bene.
Regina lo attaccò di nuovo. Daniel parò i due colpi obliqui che lei gli inflisse. Tentò un affondo, che Regina riuscì a parare all’ultimo istante. Poi si ritrovò con la spada del maestro a pochi centimetri dal collo.
- Come farete a combattere, allora? Non potrete. Vi uccideranno subito. – Lui rinfoderò la spada e la fissò. – Siete turbata. Me ne rendo conto. È naturale. Avete perso Vostra madre. Siete diventata regina e ciò è un altro motivo di turbamento. Le regine hanno molte responsabilità, molte cose a cui pensare. Ma quando siete qui... dovete esserci completamente. Quando usate la spada i problemi vanno messi da parte. O saranno la Vostra condanna. E Voi non volete morire. Non ancora. Non è vero?
Regina ci mise qualche istante a rispondere. Poi scosse la testa.
Daniel sorrise e le mise una mano sulla spalla. Regina lo guardò negli occhi azzurri e arrossì. Distolse subito lo sguardo.
- Bene. Adesso... in guardia! – disse Daniel.


Dopo la lezione Tremotino l’accompagnò in un boschetto vicino a Nymeria. Voleva insegnarle i primi rudimenti di magia. Tanto per cominciare le chiese di accendere un fuoco.
- Dovete concentrarvi, Maestà.
- Ci sto provando.
- Non ci state provando abbastanza.
- Invece sì. È da un’ora che cerco di concentrarmi.
- Non limitatevi a concentrarvi. Usate le emozioni.
Regina si concentrò sui tre grossi rami, circondati da alcune pietre, che Tremotino aveva sistemato davanti a lei.
Trascorsero alcuni minuti. Intorno a lei il canto degli uccelli. Il gorgoglio delle acque di un torrente. Il vento che faceva frusciare le foglie sopra la sua testa. Nessun fuoco si accese.
Regina imprecò.
- Mia cara... – disse Tremotino.
- Non è molto facile, consigliere.
- La concentrazione non è semplice, Maestà. – Tremotino stava perdendo l’abitudine di chiamarla per nome, anche se a volte si lasciava sfuggire un mia cara o qualche altro vezzeggiativo. – Non è semplice qui, come non è semplice se vi tirano delle frecce addosso, se vi minacciano con una spada, se piove o nevica. Ma io ho riposto molte speranze in Voi. So che potete farlo. Prendete la Vostra rabbia e alimentatela. Usatela per risvegliare il potere. Perché la magia è potere, Maestà. Dipende dalle emozioni.
Regina deglutì, osservando gli occhi accesi del consigliere.
- Pensateci: i Blanchard. Sono loro il Vostro obiettivo. David, che ha ucciso Vostro padre in quel modo... colpendolo alle spalle! – Tremotino si avvicinò e cominciò a girarle intorno. – I sovrani del sud hanno ucciso Vostra madre. Ci hanno ingannati. Hanno attaccato i nostri uomini, hanno finto di ritirarsi e poi hanno ucciso Cora. Hanno nascosto il loro regno con un sortilegio che lo fa apparire distrutto e deserto.
Regina sentiva le parole di Tremotino colare nelle sue orecchie come veleno. Le incendiavano i pensieri. Le facevano ribollire il sangue.
- Hanno usato la magia per i loro malvagi scopi. Sono crudeli. Vogliono avere tutto. Se volete batterli, se volete davvero vendicare la morte di Cora e di Henry, allora avrete bisogno del potere. Senza, loro vinceranno ancora. Vinceranno e, forse, distruggeranno Mehlinus. Voi siete la regina. Una regina deve saper proteggere il proprio regno!
Il cuore le batteva forte nel petto. Le pulsavano le tempie. Regina strinse forte l’elsa di Stormbringer nella mano destra.
- Maestà, Voi dovete...
Gli occhi di Regina si colorarono di viola. Avvertì un’ondata dirompente di potere lanciarsi in avanti. L’avvertì, proprio come avvertiva la presenza di Tremotino.
Una vampata improvvisa di fuoco scaturì dal legno e salì verso l’alto, ruggendo e scoppiettando.
Regina gridò e si ritrasse, sollevando una mano come per proteggersi.
Tremotino ridacchiò, soddisfatto. – Bene! Molto bene! Eccellente, direi! Sapevo che ce l’avreste fatta, Maestà.
- Voglio... voglio andarmene. Voglio tornare a casa. – sentenziò Regina. Cercò di alzarsi e incespicò di nuovo, finendo in ginocchio in mezzo ad un mare di foglie.
- Così presto? – Con un gesto della mano, il consigliere spense il fuoco.
- Non voglio usarla. Mai più. – Il cuore batteva ancora molto forte. Non avrebbe mai pensato che tutto quel potere potesse scaturire proprio da lei. Le sembrava enorme. Distruttivo.
- Perché no? – chiese Tremotino, quasi offeso da quella constatazione. Eppure sembrava anche se sapesse che cosa gli avrebbe risposto.
- Perché mi è piaciuto.
Tremotino ridacchiò. Più che una risata, suonò come un verso stridulo e prolungato. Un iiiiiiiiih che la infastidì, così come la infastidì vedere i suoi denti gialli. Erano come zanne. – Bene! Ora avete scoperto chi siete veramente. E avete scoperto... che potreste fare così tanto.
- Quello che voglio è proteggere il mio regno.
- Ma certo! È proprio quello che intendevo dire. Con la magia... lo farete.
Regina abbassò la testa, ma Tremotino la costrinse a guardarlo, mettendole due dita sotto il mento. - Se vi lascerete guidare da me, andrà tutto bene.



Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Vicino a Camelot.

La lezione di combattimento era appena terminata.
Emma era ancora giovane, ma era molto in gamba. Il cavaliere Lancillotto, riponendo la propria spada, Aradonight, nel fodero, le aveva detto che aveva fatto progressi e che era molto soddisfatto di ciò.
Quel giorno aveva assistito alla lezione anche il figlio del cavaliere, un bambino di nome Galahad.
Il suo aspetto suscitava anche chiacchiere maligne. Lancillotto del Lago era un cavaliere affascinante, con i capelli neri e folti, gli occhi leggermente a mandorla e la carnagione olivastra, mentre suo figlio Galahad aveva la pelle lattea, talmente chiara che non passava mai molto tempo al sole. I capelli erano corti e spesso spettinati, quasi bianchi, a parte qualche debole riflesso biondo. Gli occhi, sottolineati da lunghe ciglia, erano di un azzurro così chiaro che a volte a Emma sembravano incolori.
Ma a Emma non importava poi molto del suo aspetto. Era un bambino gentile, fortemente interessato alla storia di quella futura regina costretta a nascondersi nella foresta, ma anche capace di mantenere un segreto.
- Sei molto forte, Emma - le disse Galahad, avvicinandosi.
- Grazie.
- Un giorno anch’io imparerò a combattere e diventerò un cavaliere, come mio padre.
Emma sorrise. Galahad, al momento, era uno dei paggi di re Artù. Lui non doveva nascondersi, quindi seguiva la normale educazione di tutti i futuri cavalieri, di tutti i figli di cavalieri. Anche se era nato da un’unione illegittima, Lancillotto l’aveva riconosciuto come figlio suo, perciò Galahad veniva istruito a Camelot, presso la corte del re. Ora era paggio, avrebbe imparato a stare in società e a cavalcare. Poi sarebbe diventato scudiero a tutti gli effetti e infine cavaliere, se avesse superato tutte le prove. Emma pensava che le avrebbe superate. Era sveglio e intelligente.
- Hai anche una spada molto bella. Mi hanno detto che si chiama Narsil. Che cosa vuol dire?
- Nar, il Fuoco, e Thil, cioè la Luce Bianca.
- É un nome veramente bello. Un nome forte, come dice sir Gawain.
Emma annuì.
- Quando avrò la mia spada, le darò anch’io un nome molto forte. Il nome... il nome di qualche eroe, magari.
- Troverai il nome adatto.
- Stai bene qui, Emma? - le domandò Galahad, osservandola mentre riponeva la sua spada nel fodero.
Emma aggrottò la fronte. - Perché me lo chiedi?
- Perché tu non sei nata qui e mi chiedevo se stessi bene comunque.
Esitò. - Sì, certo. I cavalieri mi proteggono e mi trattano con gentilezza. Mi vogliono bene.
Ci fu un attimo di silenzio.
- Allora sei a casa. – aggiunse Galahad.
- No, questa non è la mia casa. La mia casa è Anatlon. È Snowing Castle.
- Mia madre diceva sempre: dove c’è qualcuno che non smette di pensare a te con affetto, c’è la tua casa...
- Ah, sì?
Galahad annuì. I suoi occhi erano limpidissimi. Sembrava più grande, mentre parlava. - Non ho mai conosciuto mia madre, ma lei lo disse a mio padre. E lui l’ha detto a me.
Emma pensò che fosse proprio una bella frase, ma che in ogni caso non si adattava a lei. La sua casa l’aspettava ed era il regno del sud. Ci sarebbe tornata. Doveva vivere nascosta, ma se era il prezzo da pagare per ottenere la vendetta allora l’avrebbe pagato. Certi giorni erano più lunghi e difficili di altri. Certe notti erano dure, erano piene di incubi... ma si era detta che doveva stringere i denti.
- Lancillotto... – disse Emma, ad un certo punto.
- Sì?
- Posso domandarvi una cosa?
Lui sorrise. – Quello che vuoi.
- Avete più avuto notizie... dell’uomo che mi ha salvata? Graham.
- L’uomo cresciuto dai lupi? – Lancillotto annuì. – Sì. A volte ci giungono delle notizie, grazie alle spie di Artù. Il Branco di Graham è diventato più grande negli ultimi tempi.
- Più grande?
- Oltre a Graham, si sono aggiunte altre... persone. Intendo uomini come noi. Uomini che vivono con i veri lupi.
- Chi sono?
- Non lo sappiamo con certezza. Probabilmente disertori. Non conosciamo i loro nomi. Solo Graham li conosce. Immagino che lui si fidi di loro...
- Voi non vi fidereste?
Lancillotto sembrò rifletterci qualche istante. Sfiorò l’anello che portava all’anulare della mano destra, un dono di sua madre, la Dama del Lago. - No. Potrebbero non essere altro che mercenari. Dei voltagabbana pronti a tradire in qualsiasi momento il loro Alfa.
- Alfa? – Emma era sempre più curiosa e perplessa. Aggrottò la fronte.
- L’Alfa è l’individuo che occupa una posizione di dominanza rispetto agli altri membri del Branco. Graham è l’Alfa del suo Branco. Loro sono tenuti ad ascoltarlo.
Emma si morse il labbro. – Vorrei rivederlo.
Lancillotto le mise una mano sulla spalla. – Lo capisco. Ma i Lupi si spostano spesso. Viaggiano. Certo, ogni tanto Graham ritorna e sosta nella foresta di Misthaven, a ovest. È là che è cresciuto. Ed è là che ha incontrato i primi uomini che si sono uniti a lui.
Emma non disse niente.
- L’ultima volta che Artù ha avuto notizie di loro, un paio di lune fa, erano nel Lothian. Tuttavia... Non credo che si sia dimenticato di te, Emma. Un giorno, forse, tornerà.
Emma si chiese se Graham fosse realmente al sicuro. Se potesse fidarsi ciecamente dei suoi nuovi compagni. Lui era stato cresciuto dai lupi, i lupi veri. Le avevano parlato di un lupo che lo seguiva spesso, grigio e bianco, con gli occhi di colore diverso. Era davvero sicuro che quelle persone fossero oneste? Era sicuro che l’avrebbero sempre ascoltato e rispettato in quanto Alfa? Era convinto che volessero vivere come lui, senza re o regine, senza signori ai quali rispondere?
 
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Bisognava spingere. Niente più di qualche piccola spinta.

Oohh,I see what you did there...
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- No... no, io non posso. Non posso farlo. I miei nemici usavano la magia ed io non voglio essere come loro.

Ma amoooreee...!! :sigh: :triste:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Il consigliere vacillava tra il tono informale che usava con lei quando era più piccola e non ancora una regina e quello più opportuno per un consigliere. Si fermò dietro di lei. Sembrava che la stesse studiando per bene e Regina non osò muoversi.
Annuì, intimorita e Tremotino le appoggiò le dita sul viso.
Le sue mani erano viscide.

Giù quelle manacce dalla mia Regina!!! :sta-attento: :viaaa...: :arrabbiato3:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Si era fatta male; nel corso del primo scontro con Daniel, si era ferita anche se non gravemente.

Al labbro? shifty
Lo so ke sai ke lo so già,visto ke la scena del taglio del labbro l'ho inventata io,ma... :ssshhh: faccio finta D nn sapere niente...

CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Daniel, in realtà, si era reso conto di una cosa: la ragazzina che era venuta da lui quel giorno, alcuni anni prima, la ragazzina che aveva fatto i capricci perché desiderava usare fin da subito una spada vera, stava scomparendo. Ora non c’era soltanto una regina davanti a Daniel, ma una donna il cui carattere si era indurito. Una donna ambiziosa. Una donna arrabbiata.

:triste:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
E Voi non volete morire. Non ancora.

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Voglio... voglio andarmene. Voglio tornare a casa. - sentenziò Regina. Cercò di alzarsi e incespicò di nuovo, finendo in ginocchio in mezzo ad un mare di foglie.

:unsure:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Non voglio usarla. Mai più. - Il cuore batteva ancora molto forte.
- Perché no? - chiese Tremotino, quasi offeso da quella constatazione. Eppure sembrava anche se sapesse che cosa gli avrebbe risposto.
- Perché mi è piaciuto.

X-(((
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Bene! Ora avete scoperto chi siete veramente. E avete scoperto... che potreste fare così tanto.

:sta-attento:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Quello che voglio è proteggere il mio regno.

:amore2:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Regina abbassò la testa, ma Tremotino la costrinse a guardarlo, mettendole due dita sotto il mento. -

:sta-attento:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Se vi lascerete guidare da me, andrà tutto bene.

Va' in malora,STRONZO! :viaaa...:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Aradonight

Ma ke razza D nome è?!? :lol:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Quel giorno aveva assistito alla lezione anche il figlio del cavaliere, un bambino di nome Galahad.

wub Amore...!
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Il suo aspetto suscitava anche chiacchiere maligne. Lancillotto del Lago era un cavaliere affascinante, con i capelli neri e folti, gli occhi leggermente a mandorla e la carnagione olivastra, mentre suo figlio Galahad aveva la pelle lattea, talmente chiara che non passava mai molto tempo al sole. I capelli erano corti e spesso spettinati, quasi bianchi, a parte qualche debole riflesso biondo. Gli occhi, sottolineati da lunghe ciglia, erano di un azzurro così chiaro che a volte a Emma sembravano incolori.

Il mio angioletto albino!!! :sigh: :rosa: :amore:

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Stai bene qui, Emma? - le domandò Galahad, osservandola mentre riponeva la sua spada nel fodero.
Emma aggrottò la fronte. - Perché me lo chiedi?
- Perché tu non sei nata qui e mi chiedevo se stessi bene comunque.

E improvvisamente si scoprì ke il piccolo Galahad era sensibile alla causa degli immigrati.... :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
- Sì, certo. I cavalieri mi proteggono e mi trattano con gentilezza. Mi vogliono bene.
Ci fu un attimo di silenzio.
- Allora sei a casa. – aggiunse Galahad.
- No, questa non è la mia casa. La mia casa è Anatlon. È Snowing Castle.
- Mia madre diceva sempre: dove c’è qualcuno che non smette di pensare a te con affetto, c’è la tua casa...
- Ah, sì?
Galahad annuì. I suoi occhi erano limpidissimi.

Sì.Confermo. -_- Il Paladino degli Immigrati. :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 12/7/2020, 20:43) 
Tuttavia... Non credo che si sia dimenticato di te, Emma. Un giorno, forse, tornerà.

:rosa:
 
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Al labbro? shifty
Lo so ke sai ke lo so già,visto ke la scena del taglio del labbro l'ho inventata io,ma... :ssshhh: faccio finta D nn sapere niente...

:shifty: :shifty: :ssshhh:



CITAZIONE
Aradonight

Ma ke razza D nome è?!? :lol:

Araldo della Notte. -_-

La spada di Lancillotto si chiama così secondo la tradizione arturiana.



CITAZIONE
Il mio angioletto albino!!! :sigh: :rosa: :amore:

854207a6b1f39a63f6a654f3a0fdc4a4--albino-boy-albino-male

Awww! Che bellino! Non l'avevo vista questa immagine. :wub:


_____


3

THE SWAN AND THE PANTHER






Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.


- Bene. Ora mostratemi che cosa avete imparato. – disse il consigliere Tremotino, facendosi da parte per concederle lo spazio di cui aveva bisogno.
Un cavallo stava venendo nella loro direzione. Regina lo vide avvicinarsi velocemente, al galoppo. Si accorse che non era un cavallo, ma un unicorno, un bellissimo esemplare robusto e nero, selvatico e quindi difficilmente domabile. I suoi zoccoli calpestavano rami secchi e foglie, sradicavano cespugli, sollevarono uno spruzzo d’acqua quando sprofondarono in un torrente.
- Immobilizzatelo, Maestà. – disse Tremotino.
Deglutendo, Regina sollevò entrambe le mani e cercò la concentrazione necessaria. Aveva fatto progressi durante l’ultimo anno. Il consigliere si era detto soddisfatto. Aveva dovuto subire i suoi rimproveri quando non si concentrava abbastanza o quando un incantesimo non riusciva perché sbagliava le parole di una formula. Ma Regina si sentiva più forte. Anche quando usava la spada. Ormai era diventato facile maneggiare Stormbringer. I combattimenti contro Daniel erano più agguerriti. Non si lasciava più atterrare né disarmare così facilmente.
L’unicorno arrivò a pochi metri da lei e s’impennò, nitrendo. Regina rivolse i palmi aperti verso l’animale. E quello rimase là, ritto sugli zoccoli posteriori, con la criniera scura al vento e gli occhi neri come la notte che sembravano fissare proprio lei. Immobile. Circondato da una densa aura azzurrina.
Regina sorrise. – Ce l’ho fatta.
- Eccellente, mia cara, eccellente! – esclamò Tremotino, ridacchiando e battendo le mani. Il consigliere indossava una giubba in pelle nera, i suoi inseparabili pantaloni di pelle e gli stivali di cuoio. Il suo aspetto non cambiava mai, neppure di una virgola e a Regina sembrava sempre più strano. – Cioè, volevo dire... Maestà.
Regina non disse nulla.
- Adesso... andiamo avanti. C’è solo un’altra piccola, piccola, piccola cosuccia che dovete fare.
- Ovvero?
- Uccidetelo. – lo disse con lo stesso tono che avrebbe usato per dirle: “montate in sella e andate a farvi una bella cavalcata”.
Il sorriso di Regina si spense e lei guardò Tremotino, inorridita. – Cosa?
- Uccidetelo. Con la magia, è chiaro.
Regina abbassò lo sguardo su Stormbringer, nel fodero appeso alla cintura. Poi sollevò di nuovo gli occhi, confusa. – Ma...
- É molto semplice. E molto rapido. – Tremotino mostrò il gesto con la mano destra. La ruotò, mimando un collo che viene torto fino a spezzarsi. – Coraggio. Uccidetelo.
Regina guardò il cavallo, fermo davanti a lei. Levò una mano, dapprima tenendola stretta a pugno. Guardò ancora l’animale. Aveva la bocca secca e il cuore che scoppiava nel petto. Aveva imparato ad essere più dura, come regina. Aveva imparato a far rispettare le leggi, a punire chi le infrangeva, qualunque fosse il motivo. Ma uccidere... uccidere quell’unicorno... ucciderlo così, per niente...
- Non posso farlo. È innocente. – mormorò Regina, ritraendosi.
- Nulla è innocente – scandì Tremotino. – Credete davvero nell’innocenza?
- Io...
- Ascoltatemi, Maestà: dovete dimostrarmi di essere in grado di affrontare il prossimo passo. Uccidere. Dovrete farlo e lo sapete bene. Ucciderete con la spada, ma Stormbringer non Vi basterà quando affronterete i Blanchard. Loro sono potenti. Sanno usare la magia e la useranno. Contro di Voi. Dovrete essere capace di rispondere. Dovrete essere capace di difendervi con il potere. Dovrete essere capace di uccidere. Loro non avranno pietà. Non conoscono la pietà. – La voce di Tremotino si era fatta bassa. Bassa, sgradevole, ma ipnotica. – Ricordate? David ha ucciso Vostro padre colpendolo alle spalle...
Regina avrebbe voluto chiudersi le orecchie. La conosceva, quella storia. Tremotino gliel’aveva raccontata tante volte.
- E hanno ucciso Cora. Se volete la Vostra vendetta, allora dovrete uccidere anche con la magia.
- So quali sono le loro colpe, consigliere! Ma questo unicorno non ha fatto nulla di male.
- Se non siete in grado di uccidere un dannato unicorno, allora non sarete mai in grado di togliere la vita ad un uomo. E perirete. Desiderate questo? Credevo che il Vostro desiderio fosse diventare più forte, in modo tale da poter affrontare i Vostri nemici ad armi pari.
- E lo è, infatti!
- Allora uccidetelo! Mostratemi che siete pronta per proseguire con il vostro addestramento – Tremotino le puntò contro il lungo dito indice. – Se non imparate ad usare quel potere non vincerete mai. Non avrete mai la Vostra vendetta! E cosa penserebbero di Voi? Cosa penserebbe Vostro padre? Cosa penserebbe Vostra madre? Loro non sarebbero fieri di Voi, Regina. Non dimenticate chi siete: la sovrana di Mehlinus. Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare. Ha bisogno di una regina che non ha paura!
- Non ne ho.
- Invece ne avete. Altrimenti uccidereste questa bestia.
Regina guardò l’unicorno.
- Immaginate che l’unicorno sia un uomo. Immaginate che sia il re di Anatlon, colui che ha ucciso Vostro padre. Immaginate che sia la regina di quel regno, che è responsabile della morte di Cora. Siete orfana, Regina. Siete orfana per colpa loro! Non mi dite che intendete risparmiarli dopo tutto quello che hanno fatto?! Perché se lo farete... Loro non faranno lo stesso. E per Mehlinus sarà la fine. Sarà la fine per tutti noi.
Regina alzò la mano destra e stavolta l’aprì. Si concentrò sul collo dell’animale. Tremotino si avvicinò lentamente, gli occhi spiritati pieni di aspettativa.
“Siete orfana per colpa loro. Non mi dite che intendete risparmiarli dopo tutto quello che hanno fatto?!”
“La magia è potere...”
“Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare.”

- Fatelo. – sussurrò Tremotino.
“Cosa penserebbe Vostro padre? Cosa penserebbe Vostra madre? Loro non sarebbero fieri di Voi, Regina...”
“...Se volete la Vostra vendetta...”
“Il regno ha bisogno di una regina forte...”

Regina ruotò la mano di scatto. Il collo dell’unicorno si spezzò. Il rumore orribile dell’osso che si frantumava riverberò nel cervello di Regina, che chiuse gli occhi e inorridì. Il cavallo si schiantò sul prato, emettendo un lungo sibilo. Gli occhi neri rimasero aperti, a fissare il vuoto.


Poco dopo, nel tornare verso Nymeria affiancata dal suo consigliere, Regina rifletté sull’accaduto. Aveva ucciso una bestia innocente. Un unicorno. Un bellissimo animale, che non le aveva fatto niente. L’aveva ucciso, come le aveva chiesto di fare Tremotino.
“Il regno ha bisogno di una regina forte...”
“Nulla è innocente...”

Forse Tremotino aveva ragione. Se non l’avesse fatto, non avrebbe mai avuto il coraggio di vendicare la morte di Cora ed Henry. Quando aveva spezzato il collo dell’animale aveva provato orrore, ma anche qualcos’altro. Potenza. Sì. Si era sentita potente, perché quella vita era nelle sue mani. Aveva immaginato che davanti a lei ci fossero i sovrani del sud. Aveva immaginato suo padre colpito alle spalle da David. Ed era stato normale... uccidere. Terribile, ma naturale. Perché, una volta in guerra con il nord, non avrebbe potuto fare altro. Molte persone sarebbero cadute. Tra quelle non poteva esserci lei, altrimenti Anatlon si sarebbe imposto sul nord. Avrebbe usato la magia, non solo la spada. Avrebbe usato la magia per difendersi. Come le aveva detto il consigliere, i Blanchard sapevano usare la magia e se non avesse risposto nello stesso modo ai loro attacchi non ne sarebbe uscita viva.
- Tremotino.
- Sì, Maestà?
- C’è un’altra cosa che vorrei fare.
- Che cosa?
Regina si girò a guardarlo. Tremotino le rivolse un sorriso compiaciuto.
- Avete detto che il regno ha bisogno di una regina forte... Di una regina che non ha paura.
- Assolutamente sì.
- Allora è necessario iniziare a dimostrare quella forza.
- Come? Alzando i tributi?
- Ho bisogno di un simbolo che dimostri che il nord è forte. Che il nord è potente. Ci sto pensando da un po’, consigliere. Credo sia giunto il momento di cambiare lo stemma di famiglia.
Tremotino sbatté le palpebre. – Lo stemma? Il melo? Volete... Volete un nuovo stemma che non sia il melo?
- Sì.
- Oh... – Il consigliere sembrò confuso. Il suo sguardo si perse per qualche momento. Ma si riprese quasi subito. – E a cosa pensavate, come nuovo stemma?
- Una pantera. Voglio una pantera nera.
Tremotino sghignazzò. Nel corso della sua lunga vita aveva visto e udito parecchie cose, cose incredibili, assurde, spaventose, divertenti. Ma non ricordava di un re o di un signore che avesse preso la decisione di cambiare lo stemma di famiglia. Regina aveva il potere di sorprenderlo. – Ottima scelta. Una scelta davvero eccellente. La pantera è un predatore forte e aggressivo. Che tutti temono. Significa potere. Ma simboleggia anche... la magia. Il coraggio. La resistenza. È un animale ammirevole e meraviglioso. Come Voi, del resto.
Inizialmente il consigliere aveva pensato che la sovrana avesse scelto, come nuovo stemma, il suo animale guida, ovvero il corvo. Quando Regina era molto piccola, in occasione del suo... sesto o settimo compleanno, Henry aveva organizzato degli spettacoli per allietare sua figlia e la corte. Oltre a giocolieri, mangiafuoco, acrobati, bardi e trovatori vari, c’era anche un uomo che diceva di essere un indovino. Aveva tutta l’aria di essere un ciarlatano, ma aveva stabilito, dopo aver letto la mano e lo sguardo di Regina, che l’animale guida della futura sovrana era il corvo. Tremotino era sicuro che la stessa Regina se lo ricordasse benissimo, quel momento.
Ma la pantera è la scelta perfetta. Oh, sì, sì! Eccellente, mia cara Regina!


Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Est.

- Cambiare lo stemma? – esclamò Emma, sgranando leggermente gli occhi verdazzurri.
Agravain annuì, torvo. – Sì, Emma. La Regina del Nord intende cambiare lo stemma della sua famiglia. Ha scelto la pantera. Una pantera nera.
- Ne siete sicuri?
Gawain, il cavaliere che era incaricato di proteggere ed allenare Emma quel giorno, sospirò. – Le spie di Artù sono molto abili nello scovare informazioni. E non mentono. Non mentono loro così come non mente Merlino. Ha visto la pantera nei suoi sogni.
- Non mi sorprende affatto. Quella maledetta strega! – gridò Agravain, gli occhi verdi accesi di rabbia.
- Secondo le tradizioni più antiche, la pantera è un animale sacro. – disse Gawain, le folte sopracciglia aggrottate. – Serve per mettere in risalto l’importanza e la nobiltà di una famiglia.
- Nobiltà! – gridò Agravain, con la voce grossa. – Quale nobiltà? Henry era il re. Era di nobile lignaggio. Ma la moglie era una mugnaia! Lo sanno tutti! E poi l’attuale sovrana è tutto fuorché nobile. Nemmeno una delle sue chiappe lo è!
- Agravain... – intervenne il fratello maggiore. Era sempre saggio, Gawain. Decisamente più maturo e meno impulsivo del fratello minore. Sapeva sempre cosa dire e lo diceva al momento giusto. La sua voce infondeva una certa tranquillità, anche quando era molto severa, come in quel momento.
- Che? Emma sa benissimo ciò che penso. E credo che le sue idee a riguardo non siano molto diverse dalle mie.
- Abbassa la voce comunque. E cosa ancora più importante... modera il tuo linguaggio.
- È più preoccupante il mio linguaggio, fratello, o una strega dannata che ha commesso le atrocità che conosciamo?
Emma non ascoltava più. Rifletteva.
Sapeva benissimo quale fosse il significato di quel gesto. La regina di Mehlinus stava cercando di dimostrare la sua forza. Il suo potere. Stava dicendo agli altri regni di stare in guardia. La pantera era un animale bello e pericoloso. Era un animale oscuro. Era un predatore che incuteva timore nei suoi avversari.
Non ho paura, si disse Emma. Non ne ho, Regina.
- La pantera non batterà il cigno. – disse Emma, risoluta. La sua voce non sembrava quella di una ragazzina. Era la voce di un’adulta.
- Come? – disse Agravain, sollevando un sopracciglio.
- La pantera non batterà mai il cigno. – Emma sfiorò l’elsa di Narsil. – La pantera è un predatore. È forte. È un simbolo di potere.
- Non basterà uno stemma, Emma. – disse Agravain. – Sono d’accordo. Può cambiare stemma tutte le volte che vuole, quella strega. Resterà sempre la responsabile di ciò che è accaduto alla tua gente e ai tuoi genitori. E non ci farà mai paura.
- Anche il cigno lo è.
- Cosa, Emma? – domandò Gawain.
- Un simbolo. Secondo le antiche leggende, è un simbolo di forza e di coraggio. Di... saggezza e di fedeltà. Me lo disse mio padre... un tempo. – Emma si rabbuiò. – So che aveva ragione.
- Aveva ragione. – disse Gawain. Il cavaliere la guardava, ammirato e con infinito rispetto. La guardava come se avesse avuto dinanzi una regina. – Il cigno è anche simbolo di forza e coraggio, non solo di purezza e di innocenza. Il cigno non ha paura di niente. Nemmeno della pantera.
- Io sono un cigno. Il mio nome è Emma Swan.
- Il tuo nome è Blanchard. Che cosa signif...? – cominciò Agravain.
- Sì. Ma più di una volta mi avete detto che il re è preoccupato. Mi avete detto che questi luoghi hanno occhi ed orecchie. Mi avete detto che ogni giorno che passa diventa sempre più rischioso per me. È giusto che usi un altro nome. Ed è il nome giusto. Emma Swan. Il cigno... Come il simbolo della mia famiglia.
I due fratelli si scambiarono un’occhiata.
- Emma Swan. Ammetto che mi piace. Sembra un nome forte. Come Narsil. – osservò Gawain.
Emma non disse niente. Sorrise.
Agravain era stupito a sua volta. Cominciava a rendersi conto che in quella ragazzina c’era molto di più di ciò che aveva visto fino a quel momento. Non poteva nemmeno considerarla una ragazzina. Non lo era più. Appoggiò la mano destra sull’elsa della sua spada, Varja, che significava diamante, ma anche fulmine. L’aveva chiamata così quando era diventato cavaliere. Nell’elsa era incastonato un piccolo diamante forgiato a Deep Valley, dov’era nato.
- Noi siamo con il cigno. – dichiarò Agravain. – Con il dragone e con il cigno. E sempre lo saremo.
 
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
Si accorse che non era un cavallo, ma un unicorno, un bellissimo esemplare robusto e nero, selvatico e quindi difficilmente domabile.

Ahia.Ho già capito dove vuole andare a parare questa scena. :angry:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Nulla è innocente -

3 cose da dire:una a te,una a Regina e una a Tremotino.

1)A te:hai dimenticato il punto.
2)A Regina: :unsure: ...!
3)A Tremotino :sta-attento: !
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Se non siete in grado di uccidere un dannato unicorno, allora non sarete mai in grado di togliere la vita ad un uomo.

Questa mi pare una stronzata...pensa al Graham della storia canonica...pensi ke x lui sarebbe + facile uccidere un uomo,un cervo o un lupo?Dal suo punto D vista gli animali SONO innocenti e vanno uccisi solo ed esclusivamente x necessità.GLI UOMINI generalmente nn sono innocenti e quindi si può pensare D ucciderli"x una buona ragione".Stessa differenza ke passa tra l'uccidere un uomo adulto o un bambino...hai voglia a dire"niente è innocente"...i bambini sono considerati gli esseri innocenti x antonomasia..NN AVREBBE SENSO dire:"Se nn 6 in grado D uccidere un bambino nn sarai mai in grado D uccidere un uomo!"e un unicorno(anche se nero)è l'equivalente D un cervo o D un bambino in questo caso.Xciò...I CALL BULLSHIT on questo ragionamento! :viaaa...: :mah...:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Immaginate che l’unicorno sia un uomo. Immaginate che sia il re di Anatlon, colui che ha ucciso Vostro padre.

Allora lo vedi ke ho ragione io?Gli unicorni SONO + innocenti degli uomini! :mah...: #CasoChiuso #HoTerminatoVostroOnore
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
“Siete orfana per colpa loro. Non mi dite che intendete risparmiarli dopo tutto quello che hanno fatto?!”
“La magia è potere...”
“Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare.”

- Fatelo. - sussurrò Tremotino.
“Cosa penserebbe Vostro padre? Cosa penserebbe Vostra madre? Loro non sarebbero fieri di Voi, Regina...”
“...Se volete la Vostra vendetta...”
“Il regno ha bisogno di una regina forte...”

M'è tornato in mente questo video...X-(((


CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- C’è un’altra cosa che vorrei fare.
- Che cosa?

- Ho bisogno di un simbolo che dimostri che il Nord è forte. Che il Nord è potente. Ci sto pensando da un po’, consigliere. Credo sia giunto il momento di cambiare lo stemma di famiglia.
Tremotino sbatté le palpebre. - Lo stemma? Il melo? Volete... Volete un nuovo stemma che non sia il melo?
- Sì.
- Oh... - Il consigliere sembrò confuso. Il suo sguardo si perse per qualche momento. Ma si riprese quasi subito. - E a cosa pensavate, come nuovo stemma?
- Una pantera. Voglio una pantera nera.

Stemmi-nomi-New-No-Spoiler

Ah..una cosa ke hai dimenticato D dire quando hai spiegato il significato dei nomi dei regni(ke x gli Italiani sarà cmq abbastanza ovvia)è ke un altro motivo x cui ho scelto il nome Mehlinus x il Regno del Nord è xké mi ricordava la parola"Mela"...
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Abbassa la voce comunque. E cosa ancora più importante... modera il tuo linguaggio.

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CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- La Pantera non batterà il Cigno. -

Questo suona un po' come quando Cersei ha raccontato la favola a Tommen facendo passare i Cervi x predatori ke potevano creare problemi a dei Leoni...;-P
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Io sono un cigno. Il mio nome è Emma Swan.

:B):
CITAZIONE (Stephanie86 @ 14/7/2020, 21:51) 
- Noi siamo con il Cigno. - dichiarò Agravain. – Con il Dragone e con il Cigno. E sempre lo saremo.

:piacere:
 
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CITAZIONE
Questa mi pare una stronzata...pensa al Graham della storia canonica...pensi ke x lui sarebbe + facile uccidere un uomo,un cervo o un lupo?Dal suo punto D vista gli animali SONO innocenti e vanno uccisi solo ed esclusivamente x necessità.GLI UOMINI generalmente nn sono innocenti e quindi si può pensare D ucciderli"x una buona ragione".Stessa differenza ke passa tra l'uccidere un uomo adulto o un bambino...hai voglia a dire"niente è innocente"...i bambini sono considerati gli esseri innocenti x antonomasia..NN AVREBBE SENSO dire:"Se nn 6 in grado D uccidere un bambino nn sarai mai in grado D uccidere un uomo!"e un unicorno(anche se nero)è l'equivalente D un cervo o D un bambino in questo caso.Xciò...I CALL BULLSHIT on questo ragionamento! :viaaa...: :mah...:

Non ho capito se stai parlando con me o con Tremotino, ma comunque, nel caso... I call it bullshit too. Però la sta manipolando e cerca di fare leva sulla sua rabbia. Teniamo presente che qua Regina è ancora molto giovane. :?


Mi sono anche dimenticata di dire, nei capitoli precedenti, che l'allenamento che Daniel impartisce a Regina è ispirato, per chi non l'avesse capito, alle lezioni di danza di Syrio Forel e Arya Stark. ;)


_______



4

YOUR MOUTH CAN LIE, BUT YOUR EYES CAN’T HIDE






Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.


- Sinistra! – gridò Daniel, incalzandola e menando un colpo a sinistra.
Regina lo parò.
- Ora destra!
La spada del maestro d’armi non colpì a destra, ma a sinistra. La lama arrivò a pochi centimetri dal suo collo. Non la toccò. La sfiorò soltanto. Ma a Regina bastò per sentirne il morso freddo.
- Siete morta, mia regina. – disse Daniel.
Lei abbassò Stormbringer. – Avevate detto ‘destra’.
- Sì ed ora siete morta.
- Avete mentito. Avete detto ‘destra’ e invece avete colpito a sinistra! – esclamò, sentendosi raggirata.
- Non ho mentito. Ha mentito solo il mio braccio. E la mia lingua. I miei occhi non mentivano affatto. – Daniel abbassò la sua arma, sorridendole.
- I Vostri occhi...
- Già. Voi non mi avete guardato. Non mi avete visto.
- Vi ho guardato! Non vi ho perso di vista un istante.
- Guardare non significa essenzialmente vedere, mia regina. – La voce di Daniel era gentile, nonostante la stesse rimproverando. – Vedere è ciò che conta davvero. Vedere è il vero segreto dell’arte della spada. E Voi, un attimo fa, non avete visto. Per questo è stato facile trarvi in inganno. In battaglia potrebbe succedere. Un avversario potrebbe cercare di ingannarvi. I suoi occhi, però, vi suggeriranno sempre la verità. Mentire con gli occhi è più difficile. Se riuscirete a vedere, lui non potrà sorprendervi.
Regina lo fissava, ancora furibonda.
- Coraggio, ricominciamo. – disse Daniel, mettendosi in posizione per riprendere il combattimento.
Iniziarono di nuovo a combattere.
Daniel si batteva tenendo il braccio sinistro dietro la schiena, come i migliori spadaccini. Non sembrava aggressivo, ma era abile, veloce e non si lasciava sorprendere facilmente.
Regina fu molto aggressiva, invece. Le bruciava il fatto che il maestro d’armi le avesse detto che non sapeva vedere davvero. Le bruciava il fatto che, dopo alcuni anni di addestramento, ancora Daniel riuscisse a batterla, a disarmarla. Non voleva più che accadesse. Perché non era più una bambina.
“Il regno ha bisogno di una regina forte. Ha bisogno di una regina che sappia combattere, oltre che governare...”
Regina avanzò e incalzò il maestro d’armi con una serie di affondi e di fendenti. Anche se il braccio le faceva male, continuò a menar colpi, alcuni anche molto rischiosi. Daniel seguitò a respingerla. Nei suoi occhi azzurri passò una scintilla di preoccupazione.
“Ha bisogno di una regina che non ha paura!”.
Regina colpì forte. Il fendente sbilanciò Daniel, che barcollò leggermente. Lei sferrò un altro colpo. La lama sfiorò il braccio sinistro di Daniel, lacerò la stoffa della casacca e aprì un taglio superficiale nel braccio. Regina fece roteare Stormbringer sopra la testa del maestro d’armi, che si piegò sulle ginocchia. Allora Regina abbassò la spada. Un potente fendente dall’alto in basso. Daniel lo parò, ma lei fece forza con le braccia. Spinse, fino a quando il viso del maestro non si contrasse in una smorfia di dolore. Allentò la presa sull’arma, che cadde a terra. Regina gli appoggiò la lama sulla gola.
“Il regno ha bisogno di una regina forte...”
“La magia è potere...”

Daniel vide il lampo omicida che passò negli occhi della sovrana di Mehlinus. Lo vide chiaramente. E vide anche qualcos’altro. Le iridi che cambiavano colore. Dal nocciola ad un viola intenso. Fu un mutamento che lo affascinò e lo inquietò. Il potere magico scorreva nelle sue vene. Era un potere talmente grande che lui riusciva a vederlo ruotare nel suo sguardo.
Per un istante Regina, pensando alle parole di Tremotino, fu tentata di usare la magia sul maestro d’armi per terrorizzarlo. Per punirlo per ciò che aveva fatto un attimo prima. Per fargli capire che la magia era veramente potere e che lei quel potere lo dominava, ormai.
Mehlinus ha bisogno di me. Ha bisogno che io sia forte.
Batté le palpebre e ritirò la spada, rimettendola nel fodero in pelle nera. Daniel si alzò.
- Vi ho sconfitto. – osservò Regina, soddisfatta.
- Sì, Maestà. Mi congratulo. Siete stata molto abile.
Daniel pensava che la Regina che conosceva lui fosse stata relegata in un angolo della mente. La giovane donna che gli stava di fronte era una donna con lo sguardo carico di ombre, una donna che rischiava di cadere preda dell’oscurità per colpa delle macchinazioni di quell’essere mostruoso. Tremotino. Il segnale che il cambiamento era radicato era costituito dal fatto che avesse deciso di sostituire lo stemma di famiglia, il melo, con una nuova immagine, la pantera nera con le fauci spalancate, un animale pericoloso, aggressivo oltre che bellissimo. Anche il popolo aveva paura della sua regina. La sovrana era diventata più dura, più esigente, decisamente più autoritaria negli ultimi tempi. Era stata una trasformazione... lenta. Ma inesorabile.
Daniel si rammaricava di non poterla aiutare. Lui era solo un maestro d’armi, il suo compito era insegnarle ciò che sapeva sull’arte della spada. Se avesse cercato di interferire, Regina non gliel’avrebbe permesso, non più. Tremotino avrebbe fatto in modo che i suoi tentativi andassero a vuoto. Il consigliere era altrettanto potente.
Non cedere, Regina, pensava Daniel. Non cedere. Non dare retta a quell’essere. Non sei così. Puoi essere diversa. Lo so. Ti conosco.
- Cos’avete da guardare, Daniel? – domandò Regina, aggrottando la fronte.
- Nulla, mia regina. Volete continuare?
- Certamente. La ferita vi fa male?
Daniel guardò il taglio sul braccio. Scosse la testa. – Niente di grave. Più tardi la medicherò.



Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Est.

- Come hai fatto a capire che stavo per colpirti a destra e non a sinistra, come ti avevo detto? – domandò Agravain, gettandosi i capelli dietro le spalle con un gesto della mano e andando a recuperare il suo mantello verde, sul quale era impresso il drago d’oro dei Pendragon. Se lo legò alla base del collo, appuntandovi una spilla, che invece era a forma di serpente, il simbolo della sua famiglia d’origine e del Lothian.
- Dagli occhi, sir Agravain. – rispose Emma, sorridendo.
- Dagli occhi, eh?
- Mio padre, una volta, mi disse che mentire con la lingua è facile. Ma con gli occhi è molto più complicato.
- Già. È così. In generale, comunque, non sono un bravo bugiardo.
Emma aveva quasi sedici anni e stava diventando sempre più bella. Portava i capelli lunghi e ondulati legati con un laccio quando combatteva. I suoi occhi erano verdazzurri, decisi e sinceri. Era dotata di una forza notevole. Si muoveva bene, in modo fluido mentre impugnava la sua spada. Era anche veloce. E Agravain ora aveva scoperto che sapeva vedere davvero. In battaglia sarebbe stato difficile ingannarla.
- Avete un nuovo cavallo, sir Agravain? È molto bello. – osservò Emma, guardando il destriero bianco del cavaliere, che attendeva placidamente vicino ad un salice piangente.
- Non è mio, Emma. È tuo.
- Mio? – Lei aggrottò la fronte.
- Si chiama Maximus. È un dono di Artù. Il re mi ha chiesto di mostrartelo.
- Perché... perché il re mi ha fatto questo regalo?
- Sei una principessa. E un giorno sarai anche un cavaliere. Ogni cavaliere ha bisogno di un cavallo che si adatti alla sua persona.
Emma si avvicinò al cavallo, che la fissò tranquillamente, agitando un po’ la testa. Lo accarezzò sul muso e poi sulla folta criniera bianca.
- Maximus...
- Vuoi provare a montarlo, Emma?
Lei annuì e sir Agravain le mostrò come inserire il piede nella staffa nel modo giusto e come montare in sella. In realtà le venne naturale. Quando salì in groppa, il cavallo emise un lieve sbuffo. Emma sorrise, afferrando le briglie.
- Credo sia perfetto per te – commentò Agravain. – Sei una cavallerizza nata.
- Grazie.
Agravain le fece vedere come far muovere in avanti il cavallo e come fermarlo. Poi la seguì, mentre lo conduceva lungo i sentieri della foresta. Poco prima di giungere ad un torrente, il cavaliere le disse di scendere da cavallo e di aspettare. C’erano due donne, vestite da contadine, con uno scialle azzurro sul capo, che stavano riempiendo alcuni secchi d’acqua e intanto cantavano:

Io sono la Dea Madre
adorata da tutto il creato
ed esisto da prima della creazione del mondo.
Io sono la forza femminile primordiale,
senza confini ed eterna.

Io sono la Dea della Luna,
la Signora di tutta la magia.
I venti e le foglie intonano il mio nome.
Io porto la falce di luna sulla fronte
e i miei piedi riposano tra i cieli stellati...


Emma ebbe la netta sensazione di essere osservata. Non dalle due donne. Loro non potevano vederla. Ma da qualcos’altro. Qualcun altro.
Si voltò di scatto verso la foresta, una mano sull’elsa della spada. Non c’era nessuno.
“Io porto la falce di luna sulla fronte e i miei piedi riposano tra i cieli stellati”.
Pochi istanti dopo la sensazione scomparve.
Quando le donne videro Agravain sussultarono ma, riconoscendolo come un cavaliere del re Artù, gli sorrisero e chinarono il capo in segno di rispetto. Agravain parlò con loro per qualche istante, poi le donne se ne andarono, trasportando i secchi colmi d’acqua.
Emma uscì allo scoperto. – Cosa avranno pensato vedendovi qui?
- Oh. Nulla di preoccupante. Avranno pensato che mi fossi nascosto nella foresta con qualche fanciulla.
Agravain era conosciuto anche per il successo che aveva con le donne. Era stato sposato, ma la moglie era morta un paio d’anni prima, dando alla luce il secondo figlio del cavaliere.
- Quella era una canzone per la Dea, vero?
- Una canzone per la Grande Madre, venerata ad Avalon e nelle terre di Artù.
- Voi siete mai stato ad Avalon, sir Agravain?
Lui batté le palpebre. – Oh. Solo due volte.
Emma si bagnò le mani e le braccia nelle acque del torrente. Anche Maximus chinò la testa per bere.
- Com’è Avalon, sir Agravain?
Breve esitazione. Sembrava non fosse molto sicuro di ciò che aveva visto. - Molto più grande di come me l’aspettavo. E... molto verde. Con tanti alberi di mele.
- É vero che è l’Isola delle Fate?
- Beh, io non ho visto nessuna fata. Ma la magia che vi dimora è molto potente. La protegge. È necessario passare attraverso le nebbie per raggiungerla. E nessuno riesce a farlo, a meno che le sacerdotesse non lo vogliano.
Emma restò in silenzio, pensierosa. Anche a lei sarebbe piaciuto vedere la leggendaria Avalon, almeno una volta. Aveva ascoltato un sacco di storie su quella terra e sulle sacerdotesse e i druidi che l’abitavano. Molte di queste storie gliele aveva raccontate Merlino, che era nato ad Avalon e ci era vissuto fino a quando Uther Pendragon non era salito al trono. Allora aveva deciso di seguirlo a Camelot, diventando il suo consigliere.
- Ho l’impressione che tu voglia chiedermi qualcosa, Emma. Se hai delle domande, fai come me. Falle sempre. – Agravain bevve un sorso d’acqua e si bagnò la faccia. – Quando ero piccolo, mio padre non sentiva altro che come, quando, cosa e perché. I suoi scapaccioni non servivano. Io non sono tuo padre né ti darei mai uno scapaccione... ma ascolto volentieri le domande.
Emma esitò ancora un istante. Ma era curiosa. - Com’è la Somma Sacerdotessa?
- Morgana. – Agravain sorrise. – Sai, tutti mi chiedono di Morgana. Non osano chiedere al re, ovviamente.
- Dicono che sia bella e molto potente.
Calò il silenzio mentre Agravain piluccava una mora. Quando anche l’ultimo granello sparì fra le sue labbra, sembrò trovare le parole giuste. – I bardi dicono così. Dicono che è bella come una Dea e che nessuno oserebbe mai sfidarla. Dicono che ha posseduto la Vista fin da bambina. E i bardi molto spesso esagerano. Ma non questa volta.
Emma non riusciva ad immaginarsela. Si chiese se un giorno l’avrebbe incontrata.
- Forse è meglio tornare, Emma. – suggerì Agravain.
- Sì, va bene. Combattiamo ancora un po’.
- Non sei stanca?
- No. E Voi?
- Io! – Agravain rise. – Io non sono mai stanco quando si tratta di combattere. Combatterei anche tutto il giorno. Andiamo.
 
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view post Posted on 16/7/2020, 19:45
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CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
Non ho capito se stai parlando con me o con Tremotino

Con Tremotino...! ;) :sta-attento:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
Mi sono anche dimenticata di dire, nei capitoli precedenti, che l'allenamento che Daniel impartisce a Regina è ispirato, per chi non l'avesse capito, alle lezioni di danza di Syrio Forel e Arya Stark. ;)

C'avevo pensato... :think:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
Daniel vide il lampo omicida che passò negli occhi della sovrana di Mehlinus. Lo vide chiaramente.

:unsure:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
Daniel si rammaricava di non poterla aiutare.

Non cedere, Regina, pensava Daniel. Non cedere. Non dare retta a quell’essere. Non sei così. Puoi essere diversa. Lo so. Ti conosco.

:sigh: :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
La ferita vi fa male?

Beh...almeno ancora si preoccupa... :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- Mio padre, una volta, mi disse che mentire con la lingua è facile. Ma con gli occhi è molto più complicato.
- Già. È così. In generale, comunque, non sono un bravo bugiardo.

Ti capisco,amico. -_-
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- Credo sia perfetto per te - commentò Agravain. - Sei una cavallerizza nata.

Il punto,il punto..!
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- Quella era una canzone per la Dea, vero?

E scommetto ke nn te la 6 inventata tu,vero? :rolleyes:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- É vero che è l’Isola delle Fate?

Accento sbagliato...
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- Ho l’impressione che tu voglia chiedermi qualcosa, Emma. Se hai delle domande, fai come me. Falle sempre. - Agravain bevve un sorso d’acqua e si bagnò la faccia. - Quando ero piccolo, mio padre non sentiva altro che come, quando, cosa e perché. I suoi scapaccioni non servivano. Io non sono tuo padre né ti darei mai uno scapaccione... ma ascolto volentieri le domande.

Uhm...questo proprio nn me l'aspettavo da 1 come lui.Ti fa onore,questa cosa,Agravain,mi hai stupito! :) :rosa:
CITAZIONE (Stephanie86 @ 16/7/2020, 18:20) 
- I bardi dicono così. Dicono che è bella come una Dea e che nessuno oserebbe mai sfidarla. Dicono che ha posseduto la Vista fin da bambina.

I bardi hanno qualche problema col congiuntivo?;-P

P.S. Il titolo D questo capitolo sembra un verso D una canzone... ^_^
 
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view post Posted on 17/7/2020, 16:42
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CITAZIONE
I bardi hanno qualche problema col congiuntivo?;-P

P.S. Il titolo D questo capitolo sembra un verso D una canzone... ^_^

I bardi no. Io... qualche volta. :?


La canzone della Dea non l'ho inventata. Ho solo cambiato qualche parola ma non è farina del mio sacco ed è anche molto più lunga. Trattasi di una canzone per la Dea della Fertilità, ma anche simile ad una canzone dedicata a Iside e ad alcune divinità greche, come Diana. Non ho idea di chi sia l'autore. -_- ;P


____________



5

MAKE A WISH





Vicino a Nymeria. Regno di Mehlinus. Nord.

- Tu hai risvegliato il potente Genio di Agrabah! – declamò l’uomo con il turbante rosso, allargando le braccia. – Esaudirò tre desideri. Non uno in più, non uno in meno. Ma sappi che la magia ha i suoi limiti.
- Genio? Agrabah? – Il ragazzino con i capelli neri, che avrebbero anche avuto bisogno di una bella lavata, così come i suoi vestiti, fissò lo strano uomo, stringendo la lampada dorata che aveva trovato abbandonata nella melma, sulle rive del fiume Acheron. Ci era andato per riempire i secchi d’acqua e portarli a casa, in modo che sua madre potesse cucinare e i suoi fratelli potessero lavarsi. Suo padre – l’uomo che gli aveva fatto da padre - non c’era più da tempo, perciò toccava a lui, che era il più grande. Mentre si preparava a riempire uno dei secchi, aveva notato lo scintillio dell’oggetto. Era bastato sfregarlo perché ne uscisse un uomo con la pelle olivastra, preceduto da una nube nera.
- Proprio così, ragazzo. E ricordati che una volta espresso, un desiderio non si può ritirare, che questo ti piaccia oppure no. – Il Genio piantò le mani sui fianchi. Aveva l’aria annoiata, la stessa aria di chi aveva fatto e detto le stesse cose più e più volte. – Allora, qual è il primo desiderio?
Smarrito, il ragazzino lo guardò con gli occhi sbarrati. – Da dove vieni?
- Questo non è un desiderio. – osservò il Genio. – Te l’ho detto. Da Agrabah. È a est.
- Il regno di Artù?
- Artù? Ma certo che no. Molto più a est.
Scosse la testa, confuso. – Non c’è niente più a est. Ci sono le Terre Ignote e nessuno ci va. Nessuno ci va e nessuno ritorna, se ci va.
Il Genio roteò gli occhi. – Già. È così. Ma vogliamo sbrigarci? Qual è il tuo desiderio?
Il bambino si morse il labbro. Aggrottò la fronte. C’erano tante cose che avrebbe potuto desiderare. La felicità per sua madre. Che suo padre ritornasse a casa, sempre che non fosse morto. Abbassare i tributi. La regina aveva imposto delle tasse esorbitanti e non era giusto.
- Sta attento. Ci sono cose che non si possono chiedere. La morte, l’amore...
- Oh, no, non voglio uccidere! – esclamò. – Solo che... non so che cosa desiderare. Ci sono tante cose. È difficile. Sai, mi piacerebbe desiderare le felicità per le persone che mi vogliono bene. Ho due fratelli e mio padre se n’è andato... non è mio padre, in realtà. Il mio vero padre non ne vuole sapere di me. Per lui sono solo un bastardo.
Il Genio emise un lungo sospiro. Si trascinò fino a un tronco caduto e si sedette pesantemente. Il bambino prese posto di fronte a lui.
- Tu non mi sembri tanto felice, però. Eppure sei un Genio.
- Oh. Lo sono diventato moltissimo tempo prima che tu venissi al mondo. – ammise. - Essere un Genio... non è magico come sembra.
- Non ti piace esaudire i desideri?
- Certo che no. Ogni desiderio ha un prezzo e spesso... il prezzo da pagare è molto caro.
- Quindi... tu vuoi essere libero?
Il Genio scrollò le spalle. Aveva un’aria rassegnata, triste, di chi non si aspetta niente. – Più di ogni altra cosa.
- Allora è facile. Conosco il primo desiderio.
- Bada. Ho esaudito mille e uno desideri da quanto sono diventato un Genio. E li ho visti finire male tutti, tutti si sono trasformati in una maledizione. – Sorrise a quel bambino. Non aveva mai avuto un padrone così piccolo. Erano tutti adulti. Erano giovani o vecchi, ricchi, poveri, belli, schiavi, donne e uomini. Ma nessuno era così piccolo, con due occhi così sinceri e l’aria di chi non aveva visto nulla del mondo tranne il posto in cui era nato e i visi dei propri fratelli. Se avesse desiderato il ritorno del padre adottivo, lui sarebbe tornato, ma quel ritorno avrebbe potuto portare solo guai. Se avesse desiderato una vita piena e felice per sua madre e i fratelli, avrebbe avuto ciò che aveva chiesto, ma ci sarebbero state delle conseguenze. - Purtroppo... come ti ho già detto, ogni desiderio ha un prezzo.
- Come la magia. – disse il bambino. – In tutte le storie che ho sentito, la magia ha un prezzo. La regina la sa usare. Però penso che il mio desiderio non sia così male. Io... desidero che tu sia libero.
Agitò la lampada, anche se immaginava che non ce ne fosse bisogno.
Il Genio non credette alle sue orecchie. I bracciali dorati fissati ai suoi polsi si aprirono e caddero sull’erba. Scomparvero prima ancora che potesse battere le palpebre. Polvere. Polvere che venne trasportata via dal vento.
- Questo è... sono finalmente libero? Lo sono davvero?
- Non so bene. – disse il bambino. - Tu sei il Genio. Pensi che abbia funzionato?
Lui sorrise. – Oh, sì. Credo proprio di sì. Ma restano ancora due desideri. Che cosa ne farai?
- Beh... ne dono uno a te. Ecco, desidero donare a te il terzo desiderio. – Gli restituì la lampada. L’oggetto aveva perso un po’ della sua lucentezza, come se la libertà del Genio avesse cambiato anche il valore di quella prigione in cui era stato rinchiuso.
Il Genio prese la lampada. – Ne sei sicuro? Ci sono tante cose che potresti desiderare. Hai detto che il tuo vero padre non vuole saperne di te. Non vuoi... che abbia ciò che si merita? Non la morte, ovviamente. Potrebbe... perdere tutto quello che ha, ad esempio.
- Non servirebbe. – Scrollò le spalle. – Non mi amerebbe comunque e non gli importerebbe di mia madre. È un lord. Mia madre, invece, è solo una levatrice.
- Si tratta della tua ultima parola?
Il bambino annuì vigorosamente.
- D’accordo. Ma non userò mai il desiderio che c’è qui dentro. È troppo pericoloso. – Mise la lampada nella sacca di cuoio che portava agganciata alla pesante cintura. – Piuttosto, dimmi... hai parlato di una regina. Dove siamo esattamente?
- Siamo a Nymeria, nel regno di Mehlinus. Andiamo, ti porto in città.
Il Genio appoggiò una mano sulla testa del ragazzo, non sapendo come ringraziarlo, ma augurandosi che nessuno di quei desideri si ritorcesse contro di lui.


I soldati non erano come il suo piccolo padrone. Chiusi nelle loro armature nere, sollevarono la celata dell’elmo nello stesso istante, piantando sul Genio sguardi diffidenti. Uno mise mano all’elsa della spada, anche se si accorse subito che lo straniero non aveva armi. Però indossava una casacca con rifiniture dorate, certamente di ottima fattura, un paio di pantaloni di un arancione brillante, larghi, ma più stretti intorno alle caviglie, le scarpe a punta e il turbante rosso. Il suo accento non lo aiutò. Quello non era un accento del nord e quegli abiti erano decisamente insoliti.
- Che cosa hai lì, ragazzo? – domandò il soldato.
- Secchi d’acqua. Sono già in ritardo. Mia madre mi sta aspettando. Abito accanto alla casa del venditore di spezie.
- Certo. Dimmi la verità, chi è quest’uomo?
- L’ho conosciuto vicino al fiume. Ci vado ogni giorno. È un Genio.
- Oh, un Genio?
Il Genio si intromise, sollevando una mano. – Lasciate stare questo bambino. Lui non ha fatto nulla di male. Mi ha solo trovato.
- Capisci bene la nostra lingua. – L’altro soldato tolse la mano dall’elsa, ma prese l’uomo per un braccio e gli impose di avanzare. – Bene. Meglio così. Quando apparirai davanti alla regina potrai spiegarti da solo.
- La regina?! – Il ragazzo si spaventò parecchio. Lasciò cadere un secchio, rovesciando l’acqua, ma non se ne curò. – No, lui non è un ladro.
- Non preoccuparti per me, ragazzo. – disse il Genio. Anche lui portava un secchio. Si era offerto di aiutarlo, dato che lo aveva liberato. Lo posò a terra. – Torna a casa da tua madre, prima che si preoccupi.
- Sì, ragazzo. Fila via. – disse il soldato che tratteneva il Genio. – Non so che cosa sia questa storia, ma ti conviene svignartela. Ci pensiamo noi.


Il palazzo della regina di Mehlinus era enorme e nero come la notte. Le torri svettavano minacciose verso il cielo grigio e lo stendardo ondeggiava, sbatacchiato dal forte vento.
Il Genio riconobbe una pantera con le fauci spalancate. L’ultima volta che aveva visto un simile animale non era ancora diventato Genio. Era successo così tanto tempo prima che sembrava un sogno. Così come sembrava un sogno la sua libertà. Il suo salvatore se n’era andato di malavoglia, trasportando i due secchi d’acqua che gli erano rimasti. Era solo un bambino, era molto magro, ma nessuno si era offerto di aiutarlo.
Non aveva una bella sensazione. Aveva capito di essere lontanissimo da casa, molto più lontano dell’ultima volta che aveva esaudito i tre desideri del proprio padrone. Comprendeva la lingua, anche se alcune parole gli sfuggivano inesorabilmente. Era stato in molti posti e aveva imparato molte lingue.
E forse era quello il prezzo della sua libertà. Sarebbe durata poco o sarebbe morto presto, dopo averla assaporata solo per un breve istante.
- Vostra Maestà. – sentenziò la guardia. I due che lo scortavano si inginocchiarono subito davanti alla donna appena scesa da cavallo. Erano in un grande cortile. Ogni uomo era impegnato in un’attività diversa. Chi lucidava le armi, chi si occupava del destriero della sovrana, chi stava rimestando il magazzino con le scorte di cibo.
- Che cosa succede? – domandò la donna, usando un tono seccato. Si girò, osservando i suoi uomini.
Era una donna giovane, ma aveva un aspetto molto regale ed era come se lo avesse sempre posseduto, quell’aspetto. Come se fosse nata per essere regina. Indossava una lunga pelliccia bianca per proteggersi dal rigido autunno del nord. I suoi grandi occhi scuri lo scrutarono con curiosità e perplessità, ombreggiati da lunghe ciglia. Erano occhi duri, ma anche stranamente caldi in netto contrasto con il freddo che imprigionava Nymeria.
Era come un’apparizione, di una bellezza oscura e forte. La guardò, estasiato.
- In ginocchio al cospetto della regina, barbaro! – gridò un soldato. Gli diede una possente spinta e il Genio cadde subito in ginocchio e giunse persino le mani.
- Perdonatemi, Maestà. I miei ossequi. – mormorò il Genio, alzando appena lo sguardo.
La regina lo osservò dall’alto, con un sorriso appena accennato.



Foresta di Rhun. Regno di Elohim. Est.

L’autunno stava per cedere il passo all’inverno. Il freddo diffuse la sua foschia su Elohim, il mare che Artù vedeva dalle finestre della sua stanza era grigio, spesso onde burrascose si infrangevano contro gli scogli.
Emma vedeva sprazzi di cielo tra i rami intricati della Foresta di Rhun.
Voleva vedere di più. Voleva udire da vicino il rumore del Mare Orientale. Voleva guardare le onde. Voleva vedere delle facce nuove. Sentire delle voci nuove. Mentre combatteva, aveva la mente altrove e si lasciava sorprendere. Oppure combatteva con molta foga, rischiando di farsi male e stancandosi presto.
La sua irrequietezza era evidente ai cavalieri che la proteggevano. Solo che le loro parole non la tranquillizzavano affatto.
- Quindi domani andrai a Corbenic. – disse Emma, un mattino, a Galahad. Il ragazzo era venuto a salutarla, dato che non lo avrebbe visto per molti giorni.
- Sì. Sembra che mio nonno sia diventato un po’ più buono e voglia parlarmi. Così potrò vedere dove sono nato e dov’è nata mia madre.
Almeno lui poteva ancora vederlo, quel posto. Poteva ancora tornarci. Lancillotto lo avrebbe portato tutte le volte che glielo avesse chiesto. Il signore di Corbenic, che tanto aveva disprezzato Lancillotto per essersi innamorato di Elaine e aver generato un figlio con lei, era persino diventato un uomo più magnanimo. Quando Lancillotto si era proposto come sposo di Elaine, il lord lo aveva rifiutato, avendo già promesso la figlia ad un altro uomo ben più anziano di Lancillotto. Tuttavia non era riuscito ad impedire che si amassero comunque.
- Fammi venire con te.
Galahad la fissò, pieno di sconcerto. – Con me? Ma non posso...
- Domandalo a tuo padre. Starò attenta.
- Non puoi uscire dalla Foresta di Rhun. È pericoloso.
Emma strinse le labbra e anche l’elsa della spada. Una parte di lei sapeva benissimo quanto fosse pericoloso. Sapeva benissimo che poteva accadere qualunque cosa, che c’erano persone che avevano occhi e orecchie ovunque. Eppure c’erano giorni in cui non sopportava di dover restare in quella foresta.
Poco dopo, Lancillotto si presentò da lei. Galahad non c’era, ma era chiaro che aveva parlato con suo padre.
- Portatemi con Voi. Sarò prudente. Merlino potrebbe aiutarmi e occultare il mio aspetto con una magia. – Guardava il cavaliere dritto negli occhi. Voleva dimostrargli che non aveva paura.
- Non posso farlo, Emma. – Sembrava davvero rammaricato, ma la sua voce era ferma e solida come una roccia. - Ci sono maghi anche a Corbenic. Avvertirebbero la magia e potrebbero pensare che tu sia una minaccia. Non saprei nemmeno come giustificare la tua presenza.
- Potrei spacciarmi per una serva.
- Tu sei una principessa. Sei l’erede di Anatlon. Non puoi travestirti da serva. Inoltre, non posso disobbedire al re.
- Dì al re che sono io che te l’ho chiesto.
- Non approverebbe, Emma. Sai perché ti trovi qui. Capisco che tu voglia...
- No, non capite! – gridò Emma. Non aveva mai alzato la voce in presenza di un cavaliere di Artù. Era sempre stata molto rispettosa, ma non riuscì più a trattenersi. Esplose. – Voi non capite perché non passate il Vostro tempo in una foresta. Avete visto cosa c’è là fuori, avete visto molti posti, siete stato d’aiuto a molte persone, io invece... non posso andare in nessun posto, cavaliere! Sono prigioniera!
Lancillotto era sbalordito. Sapeva quanto Emma fosse tenace, ma quella, più che tenacia, sembrava disperazione. – Emma, ti imploro di credermi. Non sei prigioniera. Come puoi pensarlo? Noi siamo qui per proteggerti. Quello che vuole il re è che tu sia al sicuro fino a quando non arriverà il tuo momento. È quello che ha promesso anni fa. È quello che vorrebbe tuo padre.
- Non parlate di mio padre!
Il cavaliere tacque, tormentandosi l’anello.
Non c’era nient’altro che potesse fare; era chiaro che il re non avrebbe mai permesso una cosa simile e nessuno dei cavalieri avrebbe disobbedito a un ordine di Artù. Con il viso che scottava, in quanto sapeva che rivolgersi in quel modo ad un cavaliere era sbagliato, Emma gli voltò le spalle. Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non avrebbe mai pianto davanti ad uno dei suoi protettori.

Edited by Stephanie86 - 17/7/2020, 18:20
 
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